Cosa c’è di peggio di una legge ingiusta? Una legge stupida. Concludo il mio ragionamento sull’insostenibilità economica di un certo modo di intendere la difesa di alcuni diritti in periodi di vacche magre, con un’altra “perla” giuridica tratta dalla vita vissuta di questi giorni.

Sono convinto che la disoccupazione giovanile sia il peggiore dei mali sociali perchè nega un futuro dignitoso ad intere generazioni mentre le rende ostaggio di politiche clientelari che non hanno alcun interesse a creare condizioni vere di sviluppo economico emancipandole dall’intermedizione dei politici. E poichè credo nella responsabilità sociale e nella cooperazione tra le generazioni per creare imprese e lavoro, visto lo stato della finanza pubblica, ho avuto modo di seguire da vicino una vicenda emblematica di come un certo modo di voler tutelare i diritti arrechi in realtà più danni che benefici.

Nel 2009 ho aiutato dei ragazzi a diventare imprenditori, fornendo loro un’idea di business e aiutandoli nel concreto avvio dell’attività. Parliamo di attività di servizi con basso margine, ma che ha comunque dato a una decina di ragazzi la possibilità di fare esperienza, di organizzare un’impresa efficiente e di farsi apprezzare da una clientela esclusivamente privata. La forma sociale prescelta è stata quella della cooperativa di lavoro.

Poco più di un anno fa, però, la cooperativa subisce un’approfondita ispezione da parte di funzionari dell’Inps che dà luogo, qualche giorno fa, ad un verbale in cui viene fondamentalmente contestato che i ragazzi non si sono applicati, contrariamente a quanto previsto dalla legge, il contratto di lavoro siglato dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, bensì altro firmato da una serie di sigle sindacali meno note, ma che comportava minori oneri contributivi. Scelta, questa, messa a verbale in assemblea dai ragazzi proprio perchè consapevoli della migliore sostenibilità economica del contratto selezionato, specie in una fare di avvio di attività in un contesto economico peraltro non facile.

Ma tutto questo agli ispettori dell’Inps importa poco: la legge è legge e la cooperativa può pure fallire oppure, udite, “può ridurre il personale se non riesce a pagare i contributi Inps attesi” (cito testualmente uno degli ispettori!). Ma è così difficile da comprendere che se uno sceglie di fare l’imprenditore non può decidere quanto guadagnare indipendentemente da quanto gli consentirà il mercato? Non basta che uno paghi i contributi su quanto effettivamente guadagna e non su quanto altri decidano in astratto? Se i guadagni aumenteranno, come auspicabile, aumenteranno anche i contributi: logico, no?

Dove si può mai andare di questo passo? In un Paese serio, amministrato da persone intelligenti, la burocrazia quando, come nel caso in questione, non ravvisi dolo, malafede oppure sfruttamento di lavoro subordinato “autonomovestito”, dovrebbe essere benevola e collaborativa, giammai ostile verso dei ragazzi che cercano responsabilmente di sottrarsi ad un comune destino di disoccupazione. E inveve no! Questa burocrazia ottusa e forte di leggi stupide, ma pur pagata con i soldi di chi produce, si permette di mostrare questo volto vile (senti mai di ispezioni alle cooperative e associazioni create ad arte dai politici per finalità elettorali?) e così odiosamente disincentivante verso la creazione di attività imprenditoriali nuove.

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