Era stato sbandierato come la nuova frontiera del trasporto ecologico su rotaia, il “metrò leggero”, il super mezzo di costa che dai mosaici bizantini arriva giù giù fino alle spiagge dell’ultimo lembo di Romagna. Invece, si conferma più che mai “il metrò della discordia” il Trasporto Rapido Costiero, la grande opera di cui si parla da diciotto anni per ri-collegare la costa romagnola da Ravenna a Cattolica.

Prima del 2017 il Trc non collegherà proprio nessuno, ma intanto i costi continuano a crescere. E proprio il tema dei finanziamenti (pubblici) all’infrastruttura sta incrinando pesantemente i rapporti politici ed economici tra i due maggiori centri della costa sud romagnola: Rimini e Riccione, entrambe governate dal Pd.

Nel ’98 il tratto del Trc tra le due città costava, secondo le stime della Regione, 180 miliardi di lire. Ebbene, dai 92 milioni di euro ipotizzati fino a qualche mese fa (realizzazione dell’infrastruttura, deficit rispetto al piano originario, acquisto del materiale rotabile) si aggiungono gli esborsi aggiuntivi per i veicoli e le spese sostenute fuori quadro, per arrivare a oltre 102 milioni. Ben 10 milioni in più, dunque, di cui 1,9 a causa di un mancato finanziamento da parte dello Stato e sette milioni circa di costi extra. La Regione si è presa in carico 4,5 milioni di euro, i rimanenti tre milioni dovranno essere suddivisi tra Rimini (1,6 milioni di euro), Riccione (673 mila) e Agenzia Mobilità (761 mila) che per trent’anni avrà l’opera in carico per poi ‘cederla’ agli enti locali.

Ebbene, tutto questo sulla carta. L’Agenzia della Mobilità intende accendere un mutuo ventennale da 15 milioni a un tasso fisso del 6,5% anche se, come confermato appena qualche giorno fa in commissione a Rimini, sulla banca disponibile all’operazione c’è ancora buio pesto. E sì che il piano economico-finanziario viene ritenuto reale e molto cautelativo: “Consideriamo 3,7 milioni di passeggeri l’anno anche se quelli della linea bus 11 sfiorano i 5 milioni. Abbiamo previsto un costo di biglietti di 0,90 euro e contributi della Regione per il Tpl di 1,75 euro al chilometro. Abbiamo anche stimato i costi di manutenzione di 4 euro al chilometro, oggi pari 3,5”, ha spiegato il direttore generale dell’Agenzia, Ermete Dalprato. Però, gli istituti di credito non ci stanno ancora.

Nuove incertezze insomma, dopo anni in cui non si è parlato di Trc che in termini di ricorsi dei comitati, ritardi sui fondi Cipe, esposti dei deputati del centrodestra ai ministeri, minacce di azioni legali degli enti locali verso Roma, polemiche intestine. Se però oggi c’è una certezza, almeno a sentire le parole dei diretti protagonisti, è che i riccionesi non tireranno fuori dalla borsa un euro in più di quanto pattuito. Il sindaco della Perla Verde, Massimo Pironi del Pd, è stato chiaro: “Per noi il Trc costa 92 e non 102 milioni. Non possiamo permetterci alcuna spesa aggiuntiva, come abbiamo sempre ribadito nell’ambito del coordinamento sull’opera con gli altri enti”. Tesi, non a caso, perfettamente in linea con quelle esposte dagli esponenti Democratici cittadini. Per Pironi, dunque, i Comuni non sono il famoso pozzo di San Patrizio. Ma chi deve coprire le nuove uscite allora? “La Regione o  l’Agenzia della Mobilità con dei mutui, altrimenti si trovino altre forme di finanziamento. Noi stiamo solo rispettando i patti”, ha tagliato corto il sindaco di Riccione.

La miccia si era accesa martedì in commissione a Rimini, quando i consiglieri del centrosinistra hanno bollato come “non legittima” la delibera specifica del Consiglio comunale di Riccione (quella che non autorizza la Giunta a spendere altri soldi) e quando l’assessore riminese al bilancio, Gian Luca Brasini, ha lanciato nuove frecciate: “Noi siamo responsabili e provvediamo alla nostra parte. Un socio non può scegliere di partecipare agli utili e non alle perdite”. Pironi ha replicato lanciando il guanto di sfida: “Fino a prova contraria, la nostra delibera è legittima. Nel caso, si provi a dimostrare il contrario”.

Fatto sta che la situazione è a dir poco ingarbugliata. Forse solo un intervento della Regione potrebbe, come al solito, richiamare le parti al buon senso. Il sindaco di Rimini, l’ex segretario Pd Andrea Gnassi, sta facendo scena muta. La mera politica, invece, ha già fallito. Per tutto l’autunno il segretario provinciale Emma Petitti si è sbracciata per “capire le preoccupazioni dei Comuni” e ha ormai sprecato l’aggettivo “strategico” per definire il Trc. Niente da fare. Dopo le tensioni sui due palazzi dei congressi concorrenti, sul turismo, sulle varianti, il “derby” tra Rimini e Riccione sta proseguendo spedito su un altro binario morto.

d.t.

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