Sempre problemi per la Fondazione Federico Fellini. Più che altro, si potrebbe dire che l’ente dedicato alla memoria del Maestro riminese non esiste più. Estinti poco alla volta i debiti delle ultime ‘allegre’ gestioni (almeno mezzo milione di euro di passivo solo nel 2010) grazie alle continue iniezioni di fondi pubblici da parte dei soci, liquidata la vecchia associazione Fellini con l’obiettivo sulla carta di diventare fondazione vera e propria, il nuovo corso sembrava essersi avviato nel 2011. Alla presidenza dell’organismo nato nel 1995 per volontà di Maddalena Fellini, sorella del regista, e del Comune di Rimini, era infatti approdato il super manager Pier Luigi Celli. Grandi auspici. Peccato che l’ex direttore generale della Rai, nato a Verucchio, proprio in questi giorni sia stato ufficialmente nominato dal Governo presidente di Enit, l’agenzia nazionale del turismo. Se il fatto che un riminese doc come Celli assuma la guida di Enit dopo il suo lungo commissariamento è senz’altro una buona notizia anche per Rimini (e infatti l’assessore regionale Maurizio Melucci e il presidente della Provincia Stefano Vitali applaudono), la cattiva notizia è che la Fondazione Fellini ritorna nel tunnel.

A parte la cronica questione dei diritti in mano agli eredi, è persino dal punto di vista dell’organizzazione generale che la situazione sta precipitando. Alla manciata di dipendenti ancora in forza all’ente è stata rinnovata la cassa integrazione, mancano sia il direttore (al semiologo Paolo Fabbri, tuttora attivo, non è mai stato rinnovato il contratto) sia un qualsiasi rappresentante. Il Comune di Rimini in base agli accordi con gli altri soci (Provincia e Fondazione Carim) ha tutto il patrimonio in mano, ma non si muove. Con lo stallo attuale, Fabbri ha fatto sapere di aver già perso importanti contributi pubblici, fino a 125 mila euro. Una beffa.

Ma come si è precipitati di nuovo? Più che altro, non si è mai partiti. Dall’autunno del 2011 gli uffici del Comune e della Provincia si sono presi a carico la redazione di uno statuto che tenesse conto delle nuove e diverse condizioni che i tempi ed il Governo Monti hanno imposto, quella della attribuzione del patrimonio della ex associazione allo stesso Comune e quella della progressiva marginalizzazione dalla nuova compagine fondativa della Provincia, a sua volta declassata dal decreto Salvaitalia. Ebbene, persino lo statuto resta in alto mare. Ha lanciato l’allarme anche il vice presidente della Provincia, Carlo Bulletti: “Proprio l’interruzione, anche temporanea, delle iniziative e dei progetti – ha avvisato Bulletti – potrebbe causare un danno permanente alla futura Fondazione nelle more di uno start up reso ancor più delicato dalla scelta di Pier Luigi Celli, che va sempre e incondizionatamente ringraziato insieme a Paolo Fabbri per la disponibilità e la passione investita a servizio del progetto ‘Fellini’ nonché per i risultati ottenuti durante la loro gestione”. Un Fabbri che ci aveva provato anche qualche mese fa, impiegando gli ultimi fondi del ministero e della Camera di Commercio di Rimini soprattutto per il Premio Fellini, per rifare il sito web e per impostare le politiche generali di comunicazione.

Il punto è che il riscontro internazionale per la ex associazione ci sarebbe ancora tutto. Basta citare le ultime proposte arrivate a Rimini: il concorso di disegno per il film dedicato al Fellini “Lui Danza”; un documentario per il ventennale della morte del regista; l’idea de ‘Il Sole 24 ore’ per una panoramica sulla sua opera non solo cinematografica; iniziative editoriali di e-book per opere in omaggio; un cortometraggio nell’ambito del Festival delle Lettere di Milano con selezione di quattro-cinque registi per il London Short Film Festival; il Saggiatore che lancerebbe una versione italiana del saggio sul cinema di Fellini scritto da Jean Paul Manganaro; l’edizione di un saggio su Fellini per la Palgrave/Macmillan e la British Film Institute di Londra; il restauro di “8½”, l’Oscar del 1964; la richiesta di esibizione dei disegni di Fellini al Museum of the National Universitary Institute of the Arts (Iuna).

A tutti viene data la stessa riposta: ci spiace, per ora non se ne fa nulla.

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