L’evasione fiscale in Italia supera i 200 miliardi. Il governo considera la lotta agli evasori una delle battaglie strutturali per risollevare il Paese. Ma lo stesso esecutivo permette ai controllori di chi froda lo Stato di violare a loro volta le regole.

Nel decreto fiscale approvato oggi dal Senato c’è infatti una norma che consente ai 767 funzionari dell’Agenzia delle Entrate promossi in posizioni dirigenziali senza requisiti di restare al loro posto. La possibilità di deroghe sugli incarichi nasce da una modifica dell’articolo 24 del regolamento dell’Agenzia ai tempi del suo avvio, nel 2000. Proprio per le necessità di partenza delle attività si permetteva al personale non dirigente di essere incaricato per i ruoli vacanti fino al successivo bando concorsuale, percependo quindi lo stipendio da dirigente. Ma l’eccezione è diventata una regola. I concorsi non venivano banditi e quindi con apposite ulteriori delibere del Comitato di gestione, di anno in anno, venivano prorogati i contratti in essere degli “incaricati”. Che sono diventati 767 sui 1143 dirigenti totali dell’Agenzia delle Entrate tra la sede centrale di Roma e quelle sul territorio.

Questi dati li conferma la stessa Agenzia il 5 febbraio 2011 su richiesta del Tar del Lazio al quale l’associazione Dirpubblica (Federazione dei funzionari, elevate professionalità e dirigenti della Funzione pubblica e delle Agenzie) aveva fatto ricorso. Il primo agosto del 2011 arriva la sentenza del tribunale amministrativo che dichiara fuori legge il metodo di nomina avallato nell’Agenzia perché “una deroga così ampia sul piano quantitativo e temporale è valsa ad introdurre e consolidare nel tempo una situazione complessiva di grave violazione di principi fondamentali di regolamentazione del rapporto di pubblico impiego e delle garanzie relative all’accesso alle qualifiche, alla selezione del personale e allo svolgimento del rapporto”.

L’Agenzia delle Entrate – che in questo modo sarebbe rimasta senza due terzi dei dirigenti – e oltre 500 “incaricati” ricorrono in Appello. La sentenza viene così sospesa in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato. Ma l’udienza fissata per il 20 marzo è stata rinviata al 3 luglio. Perché nel frattempo è sopraggiunta una norma nel decreto fiscale che andrebbe a sanare la situazione mantenendola com’è adesso. Ci avevano già provato a febbraio i senatori Luciano Malan (Pdl) e Vidmer Mercatali (Pd) a inserire un emendamento nel decreto Milleproroghe per avallare una stabilizzazione. La norma era stata bocciata perché “fuori tema”.

Allora ecco l’intervento del governo: articolo 8 comma 24 del decreto fiscale. “In relazione all’esigenza urgente e inderogabile di assicurare la funzionalità operativa delle proprie strutture, volta a garantire una efficacia attuazione delle misure di contrasto all’evasione di cui alle disposizioni del presente articolo – la stessa dicitura dell’emendamento Malan-Mercatali, ndr – l’Agenzia delle entrate è autorizzata ad espletare procedure concorsuali per la copertura delle posizioni dirigenziali vacanti (…) Nelle more dell’espletamento di dette procedure l’Agenzia, salvi gli incarichi già affidati, potrà attribuire incarichi dirigenziali a propri funzionari con la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, la cui durata è fissata in relazione al tempo necessario per la copertura del posto vacante tramite concorso”. Quindi, in attesa dei concorsi, si potranno fare ulteriori contratti e l’inciso magico “salvi gli incarichi già affidati” protegge i 767 fuori regola. La norma non prevedeva però nessuna scadenza per effettuare le selezioni. Il Senato, con un emendamento, ha proposto il 31 dicembre 2013. Ma l’ultimo concorso , poi bloccato dal Tar con un’ulteriore sentenza per il mancato scorrimento delle graduatorie pregresse, copriva solo 175 posti.

“Incaricando i funzionari senza regole, solo con ‘l’illuminata percezione’ dell’Agenzia delle Entrate, si lascia spazio a qualsiasi tipo di abuso – dichiara Giancarlo Barra, segretario generale di Dirpubblica – la scusa dell’urgenza della lotta all’evasione non giustifica deroghe che hanno portato uffici di provincia ad avere un numero spropositato di dirigenti. Di certo, se le competenze fossero accertate, la lotta all’evasione migliorerebbe. Monti non può parlare di equità e poi permettere questi abusi”. Barra ha anche denunciato più volte a mezzo stampa il “pessimo clima” che si respirerebbe nell’Agenzia dopo la sottrazione di 100 milioni dal fondo del personale non dirigente per coprire gli stipendi degli “incaricati”.

Ma la richiesta di mantenere le cose come stanno è arrivata direttamente dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, la cui posizione ufficiale sul tema è stata espressa durante un’audizione alla Camera dei deputati il 31 gennaio: “Le due sentenze del Tar del Lazio rischiano di avere gravi ricadute sul funzionamento dei nostri uffici, fino a paralizzarne l’azione. Per risolvere la questione occorre una norma di legge che ribadisca la possibilità per l’Agenzia di procedere al reclutamento dei propri dirigenti secondo modalità idonee a valorizzare le conoscenze, l’esperienza professionale e le competenze che realmente servono per guidare i nostri uffici. Per assicurare la funzionalità operativa delle strutture – ha concluso Befera – la norma dovrebbe inoltre prevedere che, nelle more dell’espletamento delle procedure concorsuali, l’Agenzia possa continuare ad affidare temporaneamente incarichi dirigenziali a funzionari appositamente selezionati allo scopo”. Detto, fatto.

Da Il Fatto Quotidiano del 4 aprile 2012

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