Nella diffusione della presenza criminale nelle attività economiche, svolgono un ruolo cruciale figure professionali non affiliate alle cosche e tuttavia strategiche nel consentirne la penetrazione nei gangli dell’economia legale. Se non si può ricorrere alla nozione di concorso esterno, sono comunque necessari altri istituti giuridici che permettano di colpire i consulenti delle organizzazioni criminali, pur non affiliati. Anche perché superato questo passaggio diviene molto più difficile rintracciare l’origine delittuosa delle attività lecite.
di Michele Polo, 02.04.2012, lavoce.info

La recente sentenza della Corte di cassazione sul caso Dell’Utri ha aperto una discussione di natura giuridica sulla nozione di concorso esterno ampiamente commentata nel pezzo di Marco Alessandro Bartolucci . Fuori dalle categorie giuridiche, lo stesso istituto si presta tuttavia anche a una riflessione sul ruolo che, nello sviluppo e nella diffusione della presenza criminale nelle attività economiche, svolgono figure non affiliate alle cosche e tuttavia funzionali e strategiche nel consentirne la penetrazione nei gangli dell’economia legale.

Dall’attività criminale a quella legale
Abbiamo già discusso come lo sviluppo fisiologico delle attività di una organizzazione criminale parta dalla gestione di attività illecite (stupefacenti, estorsione, usura, gioco d’azzardo, prostituzione, smaltimento illegale dei rifiuti, eccetera) e richieda di reinvestire una parte di questi proventi, attraverso il riciclaggio, in attività produttive e investimenti mobiliari e immobiliari. I tassi di rendimento delle attività illegali, infatti, sono troppo elevati per consentire di reinvestire tutti i nuovi capitali in una continua espansione delle attività dentro il perimetro illegale, e spingono quindi ad affacciarsi verso nuove attività e nuove aree territoriali capaci di valorizzare il reinvestimento dei capitali illeciti. Questo processo, che ha conosciuto una accelerazione nei decenni scorsi con il ruolo (e gli enormi guadagni) che prima Cosa Nostra e poi la ‘Ndrangheta calabrese hanno assunto nel commercio internazionale degli stupefacenti, da molto tempo immette nei circuiti dell’economia legale ingenti capitali e una diffusa presenza criminale in molti settori economici e nelle regioni settentrionali del paese.

Quando una organizzazione criminale deve uscire dal perimetro delle proprie attività illegali tradizionali, porta con sé un insieme di asset che possono essere valorizzati anche in attività lecite: enormi capitali liquidi, l’abitudine a non rispettare le normative e regolamentazioni fiscali, contributive, di sicurezza, ambientali, una rete di relazioni e il controllo del territorio, l’uso della violenza. Questi fattori costituiscono potenzialmente un vantaggio di costi e una capacità di spiazzamento rispetto ai concorrenti legali. E spiegano anche perché in modo sistematico le prime incursioni nell’economia legale avvengano in settori dove questi fattori sono sufficienti a svolgere le attività economiche, dalle fasi meno tecnologicamente avanzate del ciclo edilizio (movimento terra, forniture) al commercio, ai pubblici esercizi, al trasporto. Settori spesso opachi dove quindi la stessa fase del riciclaggio meglio è gestibile.

Ma una presenza consolidata e sistematica in settori legali richiede competenze tecnologiche e professionali che, in origine, l’organizzazione criminale non possiede. E può essere ulteriormente valorizzata dallo sviluppo di una rete di rapporti con gli amministratori locali che regolano molte di queste attività. Si apre quindi un duplice fronte su cui la crescita della presenza criminale si sviluppa: i rapporti con i ceti professionali e quelli con i pubblici amministratori. L’organizzazione ha bisogno, per svolgere le sue attività economiche legali, di avvocati, commercialisti, consulenti, ingegneri, tecnici, che apportino quelle competenze che originariamente gli affiliati alla cosca non avrebbero. E non sempre queste figure professionali, pur operando in modo stabile e continuativo, assumono un ruolo assimilabile a quello dell’affiliato. L’inner circle dei membri della cosca si avvale quindi di una rete di collaboratori che, pur con un legame meno stretto e formale con l’organizzazione, ne costituiscono un vitale circuito di competenze e supporti.

Allo stesso modo, con le pubbliche amministrazioni, i legami di corruttela e complicità che permettono di manipolare gli appalti nei settori della fornitura diretta o nei lavori pubblici, e di ammorbidire decisioni cruciali nel campo immobiliare, ambientale e del commercio, non necessariamente avvengono con pubblici amministratori affiliati alle cosche. Nella maggior parte dei casi, in un tessuto amministrativo già profondamente contaminato dalla corruzione, le organizzazioni criminali hanno buon gioco nello sfruttare le proprie armi, dai capitali alle relazioni fino alla violenza.

Figure cruciali
Da questa breve e sommaria ricostruzione appare quindi evidente come l’espansione della presenza criminale in settori legali non avvenga solamente attraverso pratiche illecite già censurate dal codice penale, dalla violenza alla corruzione dei pubblici amministratori all’evasione fiscale e al riciclaggio. L’espansione nei settori legali coinvolge, in attività legali e svolgendo funzioni professionali di per sé lecite (si pensi alla redazione di un progetto edilizio o di un piano di investimento finanziario) figure che tuttavia si prestano, in ruolo strategico, a favorire la crescita delle organizzazioni criminali nell’economia legale. Senza queste competenze, questo cerchio magico di advisor delle cosche, le capacità di penetrazione delle organizzazioni criminali in campo legale sarebbero molto minori.

Non siamo in grado di dire se la nozione di concorso esterno, nata nella ricostruzione di Bartolucci per individuare quanti, in una fase eccezionale di ripiegamento di Cosa Nostra, si prestarono a dare un aiuto pur non essendo membri delle cosche, possa abbracciare anche queste figure e questi ruoli di raccordo cruciali nella normale attività delle organizzazioni criminali all’interno dell’economia legale. Ma riteniamo che questo sia uno dei fronti fondamentali dove cercare di bloccare la penetrazione del crimine organizzato nell’economia legale, un fronte superato il quale diviene molto più difficile rintracciare l’origine criminale delle attività lecite e interrompere la penetrazione del crimine nell’economia legale. E un fronte per il cui presidio è necessario predisporre anche i necessari istituti giuridici.

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