E se il capo ti guarda la pagina Fecebook? Chiedere di rivelare la password del social network sul posto di lavoro potrebbe violare, almeno quelle leggi americane? È quanto dovrà stabilire il procuratore generale degli Stati Uniti Eric Holder, chiamato ad aprire un’inchiesta per iniziativa di due membri del Senato, in seguito a numerose violazioni della privacy avvenute durante colloqui di assunzione.

Nel frattempo, sull’altra sponda dell’Atlantico, la britannica Commissione la protezione dei dati (Ico) avverte che nessun datore di lavoro è mai autorizzato a guardare l’account dei dipendenti. Così, tutto lascia pensare che si dovrà arrivare il prima possibile ad un inquadramento legislativo, ancora inesistente. Solo la settimana scorsa il quotidiano Boston Globe aveva riportato il caso di Justin Bassett, uno statistico di New York, che ha preferito rinunciare al lavoro pur di non rivelare la password del proprio account Facebook.

Già nell’estate 2011 l’American civil liberties union (Aclu), aveva reso noto i casi di violazioni della privacy durante le procedure di assunzione nell’amministrazione penitenziaria del Maryland. In seguito alla denuncia dell’Aclu, il giudice ha stabilito che seppure non è lecito chiedere la password all’aspirante impiegato, il datore di lavoro ha comunque il diritto di controllare l’account insieme all’utente. A Facebook, però, tutta la storia non va giù. La cosa migliore è che siano gli utenti stessi a difendere la propria privacy tenendosi stretta la password, taglia corto il team di Zuckerberg in una nota diffusa sul suo sito.

In attesa che una nuova legge, al di là o al di qua dell’Atlantico, faccia un po’ di chiarezza.

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