“Largo all’avanguardia, pubblico di merda. Tu gli dai la stessa storia, tanto lui non c’ha memoria”. Voce e canto di Roberto Freak Antoni, leader degli Skiantos che in Largo all’avanguardia, volumone di quasi 500 pagine edito da Sonicrocket, appare assieme a Dandy Bestia&co esattamente a pagina 126, tra i Rusk und Brusk e i The stupid set.

Inutile dire che gli Skiantos, al di là dell’onore del titolo, siano una briciolina rispetto a tutto ciò che ci raccontano i sei autori (Gianni Gherardi, Lucio Mazzi, Pierfrancesco Pacoda, Michele Pompei, Andrea Tinti e Angela Zocco) nell’enciclopedia di 50 anni di rock bolognese, da un paio di giorni in libreria a 25 euro.

“Tempo fa in televisione vidi un noto giornalista musicale italiano affermare che a Bologna la musica era morta. L’ultimo gruppo citato erano i Lunapop”, racconta l’editore Oderso Rubini nel presentare alla stampa Largo all’Avanguardia, “Rimasi perplesso. Dissi, ma come fa ad affermare queste cose. Nonostante gli insuccessi commerciali abbiamo un’industria musicale locale estesa e viva. Sono almeno 300 le aziende che si occupano di musica oggi a Bologna e danno lavoro, anche in alcuni casi precario, a decine di persone”.

Sei capitoli divisi in decenni, con un breve inciso dedicato solo al triennio 1977-80, dieci inserti tematici (cantautori, bologna rock, le bande non omologate, il concerto dei Clash, i centri sociali, l’hip hop, le radio libere, le etichette, la musica elettronica, Scandellara) e in mezzo interviste a chi testimonia vita, morte e miracoli del rock bolognese, oltre ad una sezione come All back to my place dove otto bolognesi doc (c’è anche Angela Baraldi) sfiorano le corde di un loro personalissimo pentagramma della memoria.

Largo all’avanguardia però, non specula sulla nostalgia e nemmeno costruisce altarini devozionali sul come “erano belli quei tempi”. C’è parecchio piglio da storici in questo volume che Rubini ha curato personalmente: “I tempi sono cambiati dagli anni settanta/ottanta e la rivoluzione digitale ha cambiato tutto, ma spero che questo libro possa raccontare alle nuove generazioni cosa è successo in questa città e possa diventare uno stimolo per la strada musicale da intraprendere”.

Peculiarità rara del volume, tra un Ciarly Roketto e Lino & i Mistoterital, tra i Gaznevada e Moltheni, è proprio quella di srotolare informazioni su informazioni su decine di gruppi  e singoli che hanno affollato Bologna fin dagli anni sessanta in quella straordinaria varietà antropologica delle balere, delle sale da ballo, dei locali fumosi e urbanisticamente introvabili. Lì avviene l’epifania del rock, disagio sociale e cultura giovanile s’intrecciano e formano il messaggio che echeggia delle note dei The meteors con i giovane Gianni Morandi, gli Idoli con voce solista Lucio Dalla, nel turbolento e ribelle ’77 con i successivi punk, post punk ed elettronica, infine nell’adagiato hip hop fuso all’indie rock di sale contemporanee come Estragon e Covo.

In fondo al volume un ricco elenco di etichette discografiche e una citazione dalla presentazione degli Skiantos che merita soltanto per respirare la cultura di un’epoca folle e spensierata, quando ci si poteva permettere di non prendersi davvero sul serio: “Il gruppo esordì dal vivo all’ex Tiro a volo di Casalecchio e bissarono pochi giorni dopo in una balera di San Pietro in Casale e il risultato, visto secondo l’ottica demenziale, fu confortante: il gruppo venne pregato di abbandonare la sala dopo tre pezzi”.

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