Uno scorre le cifre e pensa: che brava l’Italia, che era fra gli ultimi della classe europea nel dare asilo a chi fugge la guerra, la persecuzione e la fame e, invece, è balzata d’un colpo in testa alle classifiche europee nel 2011. Poi, arrivano quei pignoli dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, l’UnHcr, quelli che hanno la voce ferma e lo sguardo dritto di Laura Boldrini, mal sopportati dalla ‘banda del ghigno’ La Russa/Maroni ai tempi loro, a spiegarci che il boom del 2011 non è stato un ravvedimento virtuoso, ma piuttosto un boomerang dopo il giro di vite del 2010, quando le politiche restrittive attuate nel Canale di Sicilia da Italia e Libia avevano drasticamente ridotto gli arrivi. Poi, nell’Africa del Nord è successo quel che è successo e in Libia ancor peggio e quelli che non avevano potuto partire l’anno prima sono partiti l’anno dopo, insieme agli esuli d’annata.

E mentre si ragiona sui picchi delle domande di asilo, che sono ricorrenti, la senatrice olandese Tineke Strik ci preannuncia risultati “agghiaccianti” dall’inchiesta condotta dal Consiglio d’Europa sulla morte nel marzo 2011 di 63 persone che fuggivano via mare dalla Libia. Una tragedia avvenuta nel Mediterraneo, in un tratto di mare in cui erano presenti unità italiane, maltesi, dell’Ue e della Nato. “Chi è responsabile di quelle 63 vite perdute?” è la domanda cui prova a rispondere il rapporto che la Strik s’appresta a presentare, dopo nove mesi d’indagini e accertamenti, per conto dell’Assemblea parlamentare dell’Istituzione di Strasburgo, raccogliendo le testimonianze dei superstiti, ma anche degli equipaggi delle unità di ricerca e salvataggio. La senatrice olandese si definisce “scioccata” da quanto accertato.

Orrori che vengono a galla. Errori di giudizio che un anno di generosità non cancella. Nel 2011, le richieste di asilo in Italia sono state circa 36mila per l’UnHcr e oltre 34mila per l’Ue, che ha appena pubblicato i dati Eurostat. Ne risulta che l’Italia è stata il primo paese europeo per numero di domande di asilo politico accolte lo scorso anno per motivi umanitari. Su un totale di 7.155 domande di rifugio politico accettate dall’Italia, ben 3.085 sono state giustificate con ragioni umanitarie. Eurostat conta 301mila richiedenti asilo nell’Ue nel 2011; e l’Italia è terzo fra i 27 per numero di richieste ricevute.

Rispetto al 2010, si sono registrate nell’Ue 42mila domande d’asilo in più: il Paese che ne ha ricevute di più è la Francia, con 56.250, seguito dalla Germania, 53.260, e, appunto, dall’Italia, 34.115. Su un totale di 301mila domande, quelle accolte sono state 59.465: una su cinque. Fra le domande accettate per motivi umanitari, l’Italia è in testa con 3.085, davanti a Olanda, 2.050, e Germania, 1.910. Nei 27, le richieste accettate per motivi umanitari sono state in totale 9.070, molte meno rispetto alle altre due motivazioni. Le richieste accettate per lo statuto di rifugiato politico sono state 28.995, 21.400 per la protezione sussidiaria.

Nei 27, i Paesi da cui provengono i richiedenti asilo sono principalmente l’Afghanistan (28.005), la Russia (18.245) e il Pakistan (15.700). In Italia, invece, i richiedenti sono originari per lo più della Nigeria (6.210), della Tunisia (4.560) e del Ghana (3.130).

Stefano Manservisi, direttore generale per gli affari interni della Commissione europea, ha recentemente dichiarato che l’80% dei richiedenti asilo nell’Unione si concentra in quattro paesi: Germania, Francia, Gran Bretagna e Svezia. Ma picchi italiani già si ebbero nel 2008 (oltre 30.000), prima che venissero effettuati i respingimenti in alto mare; e nel 1999 (oltre 33.000), a seguito della crisi del Kosovo.

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