Il regolamento sul diritto d’autore predisposto dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, oggetto di aspre critiche e di dure prese di posizione da un anno a questa parte, molto probabilmente vedrà la luce.

Il Presidente dell’Autorità delle garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò è reduce dall’ennesima audizione in Senato, all’interno della quale ha ribadito il perché, fra i mille problemi che affliggono le telecomunicazioni del nostro paese ed in mezzo ai quesiti irrisolti del settore televisivo, ad un mese e mezzo di distanza dalla scadenza del suo mandato, l’Agcom abbia deciso di andare avanti decisa nell’approvazione di un regolamento su un tema tutto sommato marginale nel panorama delle telecomunicazioni, il diritto d’autore, e  da lui stesso definito “sbiadito”.

Sarà “sbiadito” eppure le Associazioni dei Consumatori, dei diritti fondamentali, le Associazioni di categoria, diversi commentatori, diversi parlamentari di vari schieramenti, continuano a ritenere il regolamento contra legem ed evidenziano i rischi per la libera circolazione delle idee su internet.

Lo stesso Calabrò peraltro, appare in imbarazzo.

Lui,  un uomo accorto, che è riuscito a farsi strada nel difficile mondo delle nomine di prestigio, e che probabilmente avrebbe fatto volentieri a meno di ritrovarsi questa patata bollente tra le mani, a un mese e mezzo dalla fine del proprio mandato.

Eppure, con stoica determinazione, l’Agcom sta andando verso l’approvazione al fotofinish del contestato Regolamento.

Il testo dell’ ultima audizione di Calabrò in Senato, dato a tempo di record alla stampa (senza che però fosse stato dato ai membri della Commissione il testo del regolamento) è sintomatica di questa “fretta”.

Il discorso del Presidente, lungi  dal rappresentare un esempio di chiarezza poetica, come lo sono i sonetti vergati dallo stesso  giurista (Calabrò scrive infatti, a tempo perso si intende,  libri di poesie) costituisce un esempio di quello che in altri tempi si chiamarebbe il linguaggio “politichese”.

Un bel retaggio delle “convergenze parallele” del compianto Aldo Moro.

Nonostante infatti Calabrò sia un raffinato giurista nell’eloquio in stile adottato nel suo discorso  non si riescono a cogliere le risposte che tutti si attendevano ovvero, se il regolamento ci sarà, quando ci sarà, se verranno interessati e come gli internet service provider, se si inibiranno i siti esteri, come si pensa di inibire selettivamente, dal momento che tecnicamente non è possibile farlo attraverso i provider, i contenuti che violano il diritto d’autore.

Nulla insomma di definito, a un mese e mezzo dalla fine del mandato, come si diceva.

Meglio dunque affidarsi, in quel momento supremo nel quale bisogna dire da che parte stare, ad altre e più capaci (dal punto di vista politico si intende) mani.

Ed ecco che al termine della sua relazione con un colpo di Genio il Presidentissimo dichiara “Ci rafforza in tale convincimento la norma di legge predisposta dalla Presidenza del Consiglio che ribadisce la legittimazione dell’Agcom e ne definisce meglio la competenza e i poteri nella materia del diritto d’autore. Attenderemo che tale norma veda la luce prima di adottare il regolamento predisposto. Nel segno della legge e con una sensibile e non banale apertura mentale, come sempre.”

In un sol colpo il Presidente, inseguito da due anni e mezzo dal demone del Diritto d’autore, ha dato conto di tutto e di niente, ed è riuscito a smarcarsi un’altra volta.

A maneggiare la patata bollente dovrà a questo punto essere il Governo che, però, a quanto dallo stesso Presidentissimo rivelato, non dovrà fare altro che dotare l’Agcom dei poteri che la stessa Agcom chiede, per fare ciò che l’Autorità ha già fatto.

Lui (o chi per lui), da buon servitore dello Stato,  poi eseguirà.

Semplice no?

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