Anno del Signore 2012 50° anniversario del Concilio Vaticano Secondo

Giovanni XXIII nel suo discorso inaugurale del Concilio, Gaudet Mater Ecclesia, l’11/10/1962 disse che dissentiva dei tanti profeti di sventura che parlavano come se il mondo fosse finito di lì a poco e ci esortò ad avere fiducia nella Provvidenza, indicandoci i poveri come il Tesoro della Chiesa.

Cosa fanno i nostri governanti per i poveri?

Cosa facciamo noi per i poveri?

Con un riferimento che non vuole in alcun modo essere un invito ad assumere come propri comportamenti analoghi a quelli dei “mafiosi”, spesso mi ritrovo a pensare all’atteggiamento “tipico” del “picciotto mafioso”. Il “picciotto” si comporta con spavalderia in quanto possiede alcune certezze: egli sa di appartenere ad una “famiglia” e sa che il suo padrino, il capo famiglia, è una persona che non teme nessuno e che lo saprà proteggere dai suoi avversari.

Così, utilizzando il caso sopra descritto come paradosso, mi chiedo: ma il cristiano trae forza e vigore nel suo agire quotidiano dall’appartenere alla famiglia di Gesù Cristo “Padre Onnipotente”? chi è più potente di Dio? Forse non troviamo incoraggiamento nelle Sacre Scritture?

Se Dio è con me chi può essere contro di me?”…. “Io sarò con voi sino alla fine dei tempi…”

P.P.Puglisi ci ha insegnato…. E Se ognuno fa qualcosa tanto si potrà fare……. Ognuno deve sentirsi interpellato in prima persona, la chiamata di Dio è un fatto personale, che ci interpella singolarmente anche se la risposta a Dio deve essere collettiva, comunitaria.

Oggi come cinquant’anni fa ci sono i “profeti di sventura” e la Chiesa (noi cristiani), dovrebbe essere testimone di quel dono della provvidenza che è stato il Concilio Vaticano II° . (Se tale è stato e se per tale lo abbiamo percepito). I primi a dare testimonianza della nostra fede che ci anima siamo proprio noi, ognuno nel proprio ambito ognuno con il proprio carisma.

Ma siamo consapevoli dei doni che noi abbiamo ricevuto? Siamo consapevoli che è grazie a questi doni che potremmo cambiare lo stato delle cose? I carismi, i talenti, lo Spirito Santo, la preghiera, l’Eucarestia, la Parola, la Provvidenza, i Santi….. Non sono sufficienti a farci sentire imbattibili, come lo si sente, in maniera del tutto infondata, il “picciotto mafioso”?

Non è forse speranza quella che hanno e continuano ad avere i Poveri nel mettere al mondo dei figli? La loro è speranza che si incarna in un figlio, che anche se vivono in una situazione di disagio economico, sanno che quel figlio per loro è una ricchezza, è un dono.

Guardateli negli occhi, scorgete la luce che emanano quando vi presentano il loro ultimo figlio, quello appena arrivato, ha appena pochi giorni e già ha creato in quella famiglia uno spirito di sussidiarietà che difficilmente troverete nelle famiglie dei ricchi.

Veramente crediamo che i poveri rappresentano la nostra ricchezza, la ricchezza della Chiesa? Chi di noi vuole diventare un povero? Quanti di noi li imita? Forse che l’uomo non è stato creato per migliorarsi? Per evolversi? Dio si è fatto povero con i poveri per salvarci. Credo che noi cristiani dobbiamo gestire le cose del mondo per eliminare la povertà. Non possiamo riconsegnare al Dio del Creato un mondo ricco di risorse e pieno di poveri. Non possiamo permettere che pochi uomini al mondo gestiscano la ricchezza del mondo per i propri interessi personali, per gli interessi di pochi.

Nella “prossimità” al povero, possiamo comprendere il suo stato, il suo pensiero, non devo sostituirmi a lui, basterebbe semplicemente essergli “prossimo”.

Non ho mai guardato ai poveri con compassione, come faccio, invece, con i ricchi.

LA PROFEZIA DEL DON

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