The Pirate Bay non si arrende, neanche dopo che la Corte Suprema Svedese ha negato l’ennesimo ricorso contro la sentenza di condanna dello scorso novembre confermando le pene comminate a Peter Sunde, Fredrik Neij, Gottfrid Svartholm e Carl Lundström. I quattro, condannati a 10 mesi di carcere e a un risarcimento di 6,8 milioni di dollari, continuano la battaglia legale per mantenere in vita il celebre sito per lo scambio dei file su Internet.

In seguito alla sentenza, Pirate Bay aveva annunciato di voler abbandonare l’attuale dominio “.org” per passare a quello nazionale “.se”. La manovra avrebbe dovuto evitare il sequestro disposto da parte delle autorità statunitensi, sottraendo i server alla loro giurisdizione “allargata” a tutti i domini internazionali. Al momento il sito è oscurato in molti paesi – Italia compresa-, ma risulta raggiungibile grazie a numerosi servizi proxy e collegamenti indiretti che permettono di aggirare i blocchi. Ora sul blog del sito compare un annuncio piuttosto bizzarro secondo cui The Pirate Bay punta a superare i problemi di “territorialità” installando i server su aerei senza pilota controllati tramite un sistema gps.

Nel post, i pirati svedesi forniscono anche i dettagli: i computer adottati per questo compito sarebbero i piccoli e leggeri Raspberry Pi e sfrutterebbero un collegamento radio per trasmettere dati a 100 megabit per secondo fino a una distanza di 50 chilometri. Il loro compito sarebbe quello di ridirigere il traffico verso i server centrali, collocati in una località segreta, evitando così di esporsi a un sequestro. Nei loro progetti i droni dovrebbero volare in acque internazionali, obbligando chi volesse chiudere il sito a compiere una vera “azione di guerra” per abbatterli.

Difficile dire se i pirati parlino sul serio o stiano solo lanciando l’ennesima provocazione nei confronti degli Stati Uniti, ribattezzati nel blog “United States of Arrogance”. Da un punto di vista tecnico, Pirate Bay non ha bisogno di molta banda per funzionare: il protocollo torrent usato per lo scambio dei file, infatti, utilizza un sistema distribuito e il sito ospita solamente i collegamenti ai file che permettono agli utenti di scambiare contenuti tra di loro. Ogni singolo torrent “pesa” poco e permette di scaricare qualsiasi tipo di contenuto, compresi musica e film.

In ogni caso, l’idea di una rete server che funziona in volo sembra ancora troppo fantasiosa per risultare credibile. L’impressione è che i pirati svedesi vogliano soltanto stuzzicare i loro avversari. Significativo anche il nome scelto per i futuri droni volanti, chiamati Low Orbit Server Station (Centro Server di orbita inferiore). Un nome, questo, che ricorda il Low Orbit Ion Cannon (Cannone Ionico di orbita inferiore), il software che Anonymous ha utilizzato fino a qualche mese per attaccare siti Web.

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