A leggere l’ammissione del ministro Fornero al Sole 24 Ore c’è da dubitare delle sue grandi doti di tecnico.

Nel fare la riforma pensionistica, infatti, il governo non ha ben calcolato l’entità del problema rappresentato dai cosiddetti esodati, quei lavoratori incentivati a uscire dal posto di lavoro in cambio del diritto alla pensione. Diritto che, però, con la riforma è stato modificato allungando i termini inizialmente previsti. Ma se il governo aveva calcolato in circa 50 mila i lavoratori da tutelare con un apposito “paracadute” i calcoli appena fatti dall’Inps, pur non ufficiali, dicono che si potrebbe trattare di 350 mila persone.

Lo sbaglio è consistente e l’onere per risolvere il problema non sarà poca cosa. Il ministro assicura che entro il 30 giugno ci sarà un apposito decreto e chiede a questi lavoratori e lavoratrici di “pazientare”. Ma non dice come risolverà il problema. Concedendo a tutti il diritto che spetta loro? Oppure tagliando prestazioni che erano state stabilite legittimamente e su cui si misurano legittime aspettative? Visto il modo in cui il governo si muove c’è da aspettarsi nuovi tagli.

La vicenda, tra l’altro, è sintomatica di un nodo non indifferente dell’economia italiana perché questi lavoratori costituiscono la faccia, spesso nascosta, di miriadi di ristrutturazioni aziendali scaricate sui conti dello Stato. Un costo che oggi viene riportato sulle spalle dei lavoratori stessi: “esodati” e “mazziati”. Sul Fatto abbiamo parlato in tempi non sospetti del problema e vogliamo continuare a mantenere il riflettore acceso.

Per questo propongo a chi sta vivendo questa situazione di raccontare qui la sua storia, darci gli elementi generali – l’azienda, l’accordo siglato, l’incentivo, gli anni per la pensione, etc. – per poter continuare a raccontare questa, brutta, storia.

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