Chi pensava che la protesta della scuola e dell’università si fosse fermata con la caduta del governo Berlusconi e con l’uscita di scena dell’ex ministro Gelmini dovrà ricredersi. Insegnanti, ricercatori, docenti, genitori, e studenti torneranno ad alzare la voce il 23 e il 24 marzo, con una due giorni di mobilitazione che, partendo da Bologna, coinvolgerà decine di città in tutt’Italia. Assemblee, incontri, spettacoli e manifestazioni, per rimettere al centro del dibattito politico la difesa dell’istruzione pubblica, e per denunciare anni di tagli e d’impoverimento.

Un’iniziativa trasversale, che non vuole cappelli politici o sindacali, messa in piedi da associazioni e comitati che ruotano intorno al mondo dell’istruzione. Tra i quali l’ Assemblea genitori e insegnanti delle scuole bolognesi e della provincia, il Comitato insegnanti precari, il Centro iniziative per la scuola pubblica di Roma, la Rete 29 aprile, il collettivo bolognese Docenti preoccupati, e il Coordinamento nazionale dei professori associati. A questa lista va poi aggiunta quella ancora più lunga delle adesioni, eccellenti e non. Sono almeno 80 quelle collettive di associazioni o gruppi, e 1500 quelle individuali, tra le quali quella del filosofo Gianni Vattimo, degli attori Paolo Villaggio, Ascanio Celestini, Ivano Marescotti e Diego Abatantuono, del vignettista Vauro, dei cantautori Francesco Guccini ed Edoardo Bennato.

Il primo appuntamento è fissato per venerdì 23, con “L’urlo della scuola”, un’intera giornata di eventi pubblici distribuiti in tutto il Paese, per richiamare l’attenzione sui problemi del mondo dell’istruzione. “Ogni scuola, università, centro di ricerca e luogo della conoscenza è chiamato a mobilitarsi ognuno con la propria autonomia, ognuno con la propria creatività, dall’occupazione al girotondo , dalla festa all’assemblea d’istituto”. Una mobilitazione collettiva, che parte dagli asili nido e arriva fino alle aule universitarie, passando per i licei. Per unirsi basta anche un gesto simbolico, come quello d’indossare la primula scelta come simbolo dell’iniziativa con l’auspicio di assistere presto a “una nuova primavera della scuola”. “La giornata – si legge nel manifesto – è organizzata per richiamare l’attenzione sullo stato di estremo abbandono, di disagio e impoverimento in cui versa l’istruzione pubblica: la scuola dell’obbligo con il personale ridotto all’osso, costretta a un’offerta formativa e un tempo scuola ogni anno più modesti”. L’obiettivo è “raccogliere le forze più sensibili ai temi dell’istruzione pubblica, per discutere su come lanciare una grande campagna per la difesa e il rinnovamento della scuola di tutte e di tutti, così che possa essere all’avanguardia, laica, libera, solidale, come la scuola immaginata dalla nostra Costituzione”.

Diverse le iniziative in programma da nord a sud (tutte le adesioni e il programma completo sono consultabili sulla pagina online dell’iniziativa). Alle 11, alla Facoltà di Scienze della formazione a Bologna, suonerà lungo i corridoi e nelle aule una campanella, come segno di adesione “rumorosa” e collettiva alla protesta. A Perugia l’appuntamento è alle 16, in piazza della Repubblica per un corteo colorato e festoso, intervallato da flash mob e brevi rappresentazioni teatrali, mentre alla stessa ora in piazza Caregnano, a Torino, si riuniranno insegnanti e genitori con i loro bambini, per “urlare insieme che alla scuola pubblica non si rinuncia”.

Il giorno dopo la mobilitazione si concentrerà a Bologna. “Dopo l’urlo, sarà il momento delle proposte”. Dalle 10 del mattino fino a sera, al teatro Testoni è in programma la Convenzione nazionale per la scuola bene comune: sul palco si alterneranno interventi, dibattiti, rappresentazioni musicali e teatrali. A chiudere il sipario sarà l’attore Andrea Rivera.  Nello stesso giorno, nella sede dell’ateneo bolognese in piazza Scaravilli, ci sarà l’Assemblea nazionale dell’Università bene comune. “Un confronto per tentare di tracciare linee guida, che possano rappresentare il nucleo essenziale di proposte contro il progressivo smantellamento dell’università pubblica italiana”.

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