Il parlamento europeo in seduta plenaria ha votato, quasi all’unanimità, una risoluzione di condanna del sito olandese meldpuntoosteuropeanen, messo online dal leader xenofobo Geert Wilders per raccogliere segnalazioni di presunti reati commessi da immigrati bulgari e romeni e divenuto nelle ultime settimane un vero e proprio caso politico internazionale. Nella risoluzione, il parlamento europeo non ha solo raccomandato al governo olandese, che sopravvive grazie all’appoggio del Partito per la libertà (Partij voor de vrijheid, Pvv) di Wilders, di guardare a vista lo scomodo alleato, le cui proposte politiche sono, come si legge nel documento, “contrarie ai principi fondativi dell’Ue”. E’ andato infatti ben oltre: nel documento, si auspica una presa di distanza del governo conservatore di Mark Rutte dall’iniziativa del Pvv, considerata altrimenti in linea con lo scarso impegno olandese degli ultimi anni al processo di integrazione europea.

Un durissimo colpo alla già precaria immagine internazionale della coalizione di minoranza che guida il paese, inferto con il contributo attivo dei suoi stessi alleati: gli europarlamentari del Partito cristiano-democratico (Cda), alleati del Partito popolare per la libertà e la democrazia (Volkspartij voor vrijheid en democratie, Vvd) del premier Rutte, sono stati tra i primi firmatari della risoluzione. La sinistra olandese in Europa esulta e l’eurodeputata dei verdi Marije Cornelissen, via Twitter, non si è lasciata sfuggire l’occasione per un commento al vetriolo: “Mark Rutte è da oggi in buona compagnia, insieme a Berlusconi e Orban”, alludendo così alla risoluzione contro la concentrazione mediatica in Italia, proposta nel 2009 proprio dai verdi olandesi, e a quella contro la deriva autoritaria del governo magiaro di qualche mese fa.

Come ha ampiamente sottolineato la stampa olandese, è evento raro infatti, che il parlamento europeo discuta di singole questioni interne relative ad uno stato membro ma è altrettanto inconsueta la politica del silenzio adottata fino a oggi dall’Aja, che ha puntualmente ignorato le lettere di protesta inviate dalle cancellerie dei paesi dell’Europa centrale nelle scorse settimane tanto quanto la risoluzione approvata a Strasburgo giovedì scorso, rimanendo indifferente persino a una richiesta formale da parte del presidente del parlamento Martin Schulz all’indirizzo del premier Mark Rutte, affinché si recasse a Strasburgo per spiegare la sua posizione. Dal canto suo il governo dei Paesi Bassi si affida a un unico comunicato: “Il Pvv non è parte della coalizione e il governo non ha alcun obbligo di condannare le iniziative di singoli partiti. Se il sito del Pvv è discriminatorio saranno i tribunali nazionali a stabilirlo” inviato anche al parlamento nazionale che chiedeva a gran voce un dibattito.

Il governo continua a ribadire come i rapporti con l’Europa siano eccellenti nonostante a Strasburgo non siano probabilmente dello stesso avviso. Dopo risoluzione anti-Wilders, infatti, è arrivata un’altra batosta per il gabinetto Rutte: la maggioranza degli stati membri, per bocca della commissaria Cecilia Malmström, ha espresso parere contrario al giro di vite che il governo olandese si appresta a varare nei confronti dei ricongiungimenti familiari degli immigrati, condizione imposta dal Pvv perché la coalizione continiui a godere del suo appoggio. E mentre i sondaggi confermano un incremento di consensi del partito xenofobo garantiti dall’ennesima boutade di Wilders, quest’ultimo, nello sbandierare il traguardo di ben 100.000 denunce raccolte in un mese, ha commentato con un Tweet il voto del parlamento europeo: “Le risoluzioni UE? Eccellenti per il tritacarta”.

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