Mettere a punto una strategia difensiva per dimostrare la correttezza di quanto fatto in sede giudiziaria. Il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani si è concesso un fine settimana libero per riflettere e ricaricare le batterie in vista dei prossimi delicati mesi. Ieri la guardia di finanza gli ha notificato un avviso di fine indagine sulla vicenda di un finanziamento alla cooperativa agricola Terremerse, della quale era responsabile il fratello Giovanni.

Vasco Errani è indagato per falso ideologico: secondo l’ipotesi della procura di Bologna avrebbe nascosto informazioni ai magistrati, fornendo loro dettagli inesatti. Al centro della questione c’è la costruzione, a Imola, di uno stabilimento vinicolo. Per l’accusa i documenti per ottenere le risorse per farlo (circa un milione) furono presentati dichiarando lavori completati (requisito fondamentale) quando non lo erano.

Oltre ad Errani sono indagati anche il fratello, il progettista ed il direttore dei lavori. A complicare la situazione del presidente dell’Emilia-Romagna un dossier presentato dalla Regione per giustificare il corretto operato degli uffici dopo che un articolo del ‘Giornalè aveva denunciato la vicenda.

Nella relazione inviata alla Procura, scritta da Filomena Terzini, direttore generale degli Affari istituzionali e legislativi, si attestava “che l’autorizzazione edilizia datata 23 maggio 2006 a cui si riferisce l’articolo de Il Giornale è, in realtà, non la concessione edilizia originaria ma una variante in corso d’opera, approvata dal Comune ed assorbente il primo titolo abilitativo (l’unico che rileva, tuttavia, ai fini di ammissione al finanziamento del progetto)”. Appare quindi “poco verosimile”, secondo gli investigatori, che “i lavori siano iniziati in assenza delle prescritte autorizzazioni”.

Fra i documenti presentati ci sarebbe però anche una relazione dei tecnici dell’Unione Europea che avrebbero verificato e documentato la correttezza della procedura.

Errani sta decidendo se chiedere o meno di essere ascoltato e se nominare un legale di fiducia. Chi ha parlato con lui lo definisce in questi giorni amareggiato (“lui – ha confidato uno dei suoi più stretti collaboratori – si amareggia anche se vede un lampione fulminato, figuriamoci per una cosa di questo tipo”) ma sereno nel poter dimostrare la correttezza del suo operato.

Da un punto di vista politico, dopo il coro di sostegni ricevuto ieri, la situazione appare invece più tranquilla. Il coordinatore regionale del Pdl Filippo Berselli ha ordinato di deporre le armi: “Vedremo come va a finire: io non voglio speculare su questa vicenda, non conosco le carte processuali e non mi permetto di dare giudizi”. I più agguerriti, per il momento, sono il Movimento 5 Stelle che hanno già chiesto dimissioni in caso di rinvio a giudizio.

Sullo sfondo dell’inchiesta ci sono, soprattutto, le elezioni di maggio, in particolare quelle di Parma dove il centrosinistra punta a riconquistare una città dove il centrodestra governa da oltre un decennio. E dove l’ultima amministrazione è stata spazzata via da inchieste giudiziarie.

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