Una commissione d’inchiesta a Palazzo Marino. La chiede a gran voce il Pdl per fare luce sull’asta con cui lo scorso dicembre l’amministrazione guidata da Giuliano Pisapia ha venduto il 29,75% della società aeroportuale Sea al fondo F2i di Vito Gamberale. Una vicenda su cui, secondo quanto anticipato oggi da l’Espresso, è stato aperto un fascicolo dalla procura di Milano. Tra le carte ci sarebbe un’intercettazione telefonica di otto mesi fa in cui Gamberale chiede rassicurazioni sul bando in preparazione in Comune e si compiace per un atto che considera tagliato su misura per lui, mentre conversa con una persona che il settimanale definisce “lontana dalla politica lombarda ma in ottimi rapporti con il vertice nazionale del Pd”.

La vendita delle quote di Sea è stata fortemente voluta dall’assessore al Bilancio Bruno Tabacci per ripianare un buco lasciato dalla giunta Moratti. Dopo due gare andate deserte per cedere parte della Milano-Serravalle, a fine ottobre 2011 la giunta Pisapia mette sul piatto anche parte di Sea. In Comune è appena arrivata un’offerta da parte di F2i interessata all’acquisto di azioni della società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. Ma, secondo quanto rivelato oggi dall’Espresso, già a fine luglio Gamberale se la ride al telefono per un bando di gara su misura. La telefonata è intercettata dai magistrati della procura di Firenze mentre indagano su tutt’altra inchiesta. A cavallo tra ottobre e novembre decidono così di trasmettere le carte ai colleghi milanesi. Ma le procedure di emissione del bando vanno avanti, senza che la procura intervenga.

Ed è giallo su tempi e sullo svolgimento dell’inchiesta. Il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati ha affermato che “il fascicolo era a modello 45 (senza ipotesi di reato né indagati, ndr) e che non c’è stata archiviazione”. Secondo quanto ricostruito dall’Ansa, le carte dell’inchiesta sono state affidate al procuratore aggiunto Francesco Greco, capo del pool economico, che lo ha assegnato al pm Eugenio Fusco. Ma questi avrebbe fatto presente ai vertici della Procura che la turbativa d’asta, o gli altri reati eventualmente ipotizzabili, sono di competenza del dipartimento guidato dall’aggiunto Alfredo Robledo. Che però sostiene di non avere mai avuto quel fascicolo sulla sua scrivania. Dalla procura fanno notare che le carte potrebbero anche non contenere alcuna ipotesi di reato. In ogni caso, nessuno stop alla gara è mai arrivato. A metà novembre, con una seduta fiume di 27 ore consecutive, il Consiglio comunale approva la messa in vendita delle quote di Sea, dopo settimane di scontri tra maggioranza e opposizione e mal di pancia all’interno della stessa maggioranza arancione per la dismissione di una parte del patrimonio dei milanesi. Il 16 dicembre F2i si aggiudica il 29,75% di Sea, con un’offerta che supera di un solo euro la base d’asta di 385 milioni. E un risvolto tragicomico: l’offerta del fondo indiano Srei, che sarebbe stato l’unico concorrente di F2i, viene scartata perché il suo emissario, Vinod Sahai, presenta in ritardo di 10 minuti e dopo avere sbagliato ufficio, una busta con un’offerta superiore di 40 milioni ma che non rispetta i requisiti del bando.

Tabacci ha cercato di minimizzare la questione, dicendosi “assolutamente tranquillo” e ribadendo che “il Comune di Milano fu costretto a quella operazione sulla base del bilancio ereditato e per evitare la rottura del patto di stabilità”. Ma in Consiglio l’opposizione è insorta e ha chiesto che il sindaco intervenisse in Aula per riferire. Pisapia ha declinato l’invito, occupato a ricevere una delegazione di lavoratori Sea che proprio oggi erano in presidio fuori da Palazzo Marino, per contestare la cessione di nuove quote della società annunciata nei giorni scorsi dalla giunta, nonostante , nonostante la promessa fatta in precedenza di non scendere sotto il 50,1%. Il Pdl ha così avviato l’iter per chiedere l’istituzione di una commissione consiliare d’inchiesta: “È uno strumento di verifica delle procedure interne che ci è messo a disposizione e lo utilizziamo”, ha spiegato il capogruppo Carlo Masseroli. Ma sull’istituzione dell’organismo, che comunque richiederà il voto della maggioranza dei consiglieri, per il momento ha risposto picche la capogruppo del Pd Carmela Rozza. Mentre il leghista Matteo Salvini ha minacciato che se lunedì prossimo in Aula non si dibatterà della vicenda, il Carroccio bloccherà i lavori, perché “ci sono di mezzo migliaia di lavoratori e centinaia di milioni di euro”.

La notizia della presunta intercettazione di Gamberale ha poi riacceso le polemiche all’interno della stessa maggioranza. Il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo ha ribadito il suo no incondizionato: “Per fare un’altra asta dovranno passare sul mio corpo”. La possibile vendita di nuove quote, giustificata da Tabacci per evitare tagli agli assessorati e per finanziare l’acquisto di nuovi treni della metropolitana, ha inoltre fatto scendere sul piede di guerra i sindacati: ieri uno sciopero a sorpresa dei lavoratori dello smistamento bagagli di Linate ha portato a ritardare ben 15 voli. Quella che la giunta Pisapia ha venduto come un’operazione cruciale per sistemare le casse del Comune, ora rischia di trasformarsi in un boomerang politico. Oltre che giudiziario.

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