Due settimane, meno di quindici giorni. La scadenza è imminente: entro il 30 marzo dagli uffici dell’assessorato all’Ambiente uscirà il responso sul “Progetto Eleonora” che prevede una trivellazione a caccia di gas naturale ad Arborea, paese noto per la produzione di latte, a qualche chilometro da Oristano. Se i tecnici stabiliranno che la valutazione di impatto ambientale non è necessaria la società Sargas Spa, costituita apposta dal Gruppo Saras, potrà procedere con la realizzazione del pozzo esplorativo. Si scaverà a una profondità di 2800 metri circa e a poche centinaia di metri dallo stagno S’Ena Arrubia, sito di interesse comunitario che rientra nella rete Natura 2000, tutelato per la presenza di uccelli palustri come aironi e fenicotteri rosa. L’estensione a sud è prevista per circa 44mila ettari. Qui la società della famiglia Moratti punta a trovare un giacimento per cui ha già speso 10 milioni di euro in ricerche preparatorie e studio preliminare. Le pratiche sono state più volte aggiornate, le scadenze continuamente rimandate, ma questa è l’ultima proroga. Sulla richiesta di una valutazione di impatto ambientale si era già espresso a gennaio in una lettera il ministero dell’Ambiente dopo una segnalazione dei consiglieri comunali di minoranza. Il ministero ha ricordato che la zona riceve dei finanziamenti (Progetto LIFE) per scopi ambientali e ha chiesto rassicurazioni alla stessa Regione. E mentre il comitato popolare “No al progetto Eleonora” organizza assemblee e chiama gli esperti, il sindaco del paese, Pierfrancesco Garau rimette tutto nelle mani degli assessorati regionali e non si dichiara “né favorevole, né contrario”.

Il progetto e le cifre. Il nome del progetto è una piccola concessione al territorio, quasi vezzo. “Il Progetto Eleonora” richiama infatti la nota giudicessa Eleonora d’Arborea, che governò il piccolo giudicato a cavallo del 1400. La concessione al mandato è stata data dall’assessorato all’Industria a dicembre 2009, ormai due anni fa. Secondo i prospetti della Sargas Spa la produzione varia tra 1 e 3 miliardi di metri cubi, circa 150 milioni di metri cubi all’anno per più di 20 anni. Un progetto quindi a tempo che comporterebbe secondo le stime nazionali risparmio per la bolletta energetica di privati e industrie.

Nulla di straordinario, ma la copertura del gap energetico cronico dovuto alla mancanza di reti alimentate a metano, in Sardegna si va avanti con il propano, e con le bombole. Mentre si aspetta la realizzazione del contestato metanodotto Galsi dall’Algeria. I soldi dei «diritti di produzione», le cosidette royalties, saranno riconosciuti alla Regione: si tratta di un 10 per cento della produzione annua (tra 1 e 3 milioni di euro l’anno). Niente per comune e provincia e pochissimi posti di lavoro: gli ottimisti parlano di circa dieci buste paga, quelle dei custodi.

Il Comitato. Si sono riuniti a novembre e dicembre, prima una decina di cittadini di Arborea preoccupati, poi altri ancora, dalla provincia e da Oristano. E così hanno formato il Comitato “No al Progetto Eleonora” e convocato esperti che hanno illustrato relazioni in assemblee pubbliche. “Perché – spiega Paolo Piras, uno degli attivisti- nessuno si era accorto di nulla. Dal Comune nessun coinvolgimento: né sullo studio né su eventuali pericoli per l’economia locale. E quindi abbiamo cercato documenti e chiesto spiegazioni”. Arborea, circa 4mila abitanti, è il paese della pianura bonificata da Mussolini: campi e mucche da latte. Qui è attivo un sistema delle cooperative con circa 200 aziende d’allevamento la cui punta è la 3A, la più grossa trasformatrice sarda. “Ci spaventa l’impatto ambientale sullo stagno protetto – dice ancora Piras – e l’inquinamento che potrebbe distruggere la falda acquifera. Il metano non è puro, ci sono sempre gli scarti. E poi la distanza è davvero minima: solo 200 metri dalle prime abitazioni, 400 dal campeggio mentre altrove è prevista una fascia di rispetto di qualche chilometro. Tutto il circondario ne risente, basti pensare all’estensione ipotizzata: 44mila ettari, oltre metà del territorio della provincia”. A ciò si aggiunge il silenzio del sindaco Garau, posizione condannata anche dai consiglieri di minoranza.

Il sindaco. “Odio i Soloni e le Cassandre – ribatte il primo cittadino, Piefrancesco Garau, trent’anni in politica tra provincia e paese – “mi fido ciecamente dei tecnici regionali, che sono persone capaci e oneste. Io non sono un tecnico della materia quindi lascio fare a chi è competente”. E riflette sui tempi: “Le concessioni sono in ballo da novembre. Significa che stanno valutando con attenzione. E ci comporteremo di conseguenza”.

La Saras e l’Isola. La raffineria di Sarroch, circa 30 chilometri da Cagliari, è una delle più grandi del Mediterraneo. Ha una capacità effettiva di raffinazione di 15 milioni di tonnellate all’anno (300.000 barili), pari a circa il 15 per cento nazionale. Installata egli anni ’60, dà lavoro a circa mille dipendenti e fa pendere in positivo la bilancia delle esportazioni. L’export sardo è infatti costituito dall’80 per cento da prodotti petroliferi, ossia il frutto della raffineria.

Articolo Precedente

L’Espresso: “Da Lusi 866mila euro della Margherita alla fondazione di Rutelli”

next
Articolo Successivo

Marocco, condanna assurda per lo stupratore

next