Ancora grande attenzione ai mercati finanziari, un pacchetto di liberalizzazioni per creare anche equità e la riforma del lavoro in dirittura d’arrivo. E’ in breve quanto ha detto durante un’introduzione al decreto sulle liberalizzazioni del presidente del Consiglio Mario Monti intervenuto ai lavori della seduta comune delle commissioni attività produttive e finanze della Camera.
“In queste ultime settimane c’è stata una distensione del quadro finanziario italiano e europeo, ma che non si è perfettamente normalizzato. Siamo in una posizione di attenta vigilanza rispetto ai mercati finanziari” riflette Monti. E il nesso c’è, insiste il presidente del Consiglio, tra l’attenzione ai mercati e le condizioni economiche dei cittadini. “Non è un atteggiamento fideistico o remissivo nei confronti dei mercati come se fossero entità superiori – spiega – ma si fonda sulla convinzione che i mercati sono utili strumenti per l’attrazione delle risorse” per sostenere le misure a favore dei cittadini. Per questo ribadisce che non si possa lasciare spazio ”prematuri e pericolosi impulsi al rilassamento” del quadro di risanamento. “Ogni arretramento – dichiara – può dare cadute gravi del sistema”.
Insomma: dopo ”lo scrutinio positivo dei mercati e delle organizzazioni internazionali” sui conti pubblici dell’Italia, testimoniato “dall’andamento dello spread”, ora “occorre rilanciare la crescita”. L’Italia, ha aggiunto Monti, è attesa a vagli ulteriori e i prossimi passaggi sono per l’appunto il decreto sulle liberalizzazioni, ma anche la riforma sul lavoro che è “in dirittura d’arrivo”.
“Con le liberalizzazioni crescita ed equità”. “Ho sempre considerato la sollecitazione della politica a favore di una maggiore concorrenza – commenta Monti – che è ben vista sia da chi ha una visione più liberale dei meccanismi economici sia da chi ha una visione più fondata sull’equità e la socialità, perché più concorrenza significa minori rendite di posizione e minori freni all’economia che sono delle imposte occulte che attraverso interventi dei pubblici poteri determinano dei gravami con vantaggi indebiti per altri cittadini”. “Ecco perché le liberalizzazioni – prosegue Monti – non sono l’ossequio a un principio, ma rappresentano lo sforzo concreto per avere più crescita e equità. E non sempre succede che si perseguano stessi obiettivi con gli stessi interventi”. Il decreto “Liberalizzazioni”, dunque è “un tassello necessario nella strategia di intervento per ristabilire un quadro di fiducia”: ”Stiamo lavorando attivamente con partner europei fino a poco mesi fa inavvicinabili. Penso alla Germania con cui ci siamo avvicinati per coniugare politiche di rigore finanziarie e politiche per la crescita”.
“Spesso privilegio agli inclusi a danno degli esclusi”. “L’azione di liberalizzazione non giova solo alla crescita – ribadisce il presidente del Consiglio – ma giova anche al merito, perchè c’è più possibilità di espressione di quelli che in un mercato e in una professione hanno più da dire e da fare”. Il governo italiano sta “incalzando la Commissione europea sull’apertura degli altri mercati, dove le nostre imprese sono interessate ad entrare” e per questo l’Italia “non può restare indietro” sulle liberalizzazioni. Infine un accenno alle “resistenze” delle varie categorie toccate dal decreto: gli organismi di rappresentanza delle categorie sono “legittimi”, ma la “protezione dei loro interessi legittimi non ha giovato a garantire crescita e neppure equità. Spesso il privilegio dato agli inclusi è stato dato a danno degli esclusi”. Da qui la necessità di “rimuovere quelle restrizioni alla concorrenza” che proliferano anche grazie a “decisioni delle autorità centrali e territoriali”, le quali spesso operano, dice Monti, “in simbiosi con organismi categoria”.
Il decreto legge sulla concorrenza “non ha perso un grammo del quantum di liberalizzazioni, ma anzi ha acquistato in realismo e capacità di applicazione” dice Monti. L’approvazione del testo è prioritaria e “questo è un appello nell’interesse del Paese. Se si indulgesse troppo, i risultati sarebbero vanificati. Per questo faccio un appello al senso di responsabilità della Camera: è nell’interesse generale del Paese mantenere l’equilibrio raggiunto al Senato ed approvare definitivamente” il provvedimento. Resta tuttavia la disponibilità del governo che è ancora “aperto ad accogliere le indicazioni su come attuare le discipline approvate dal Senato. Non è mai una storia che finisce. Questioni nuove e diverse possono essere oggetto di riflessione”. “Il governo è sempre stato disponibile a riscrivere molti aspetti del provvedimento, arrivando a contemperare con equilibro esigenze diverse. Anche dalla maggioranza è stato fatto un lavoro certosino di discussione del testo; l’atteggiamento dei gruppi parlamentari è stato propositivo e collaborativo. Non è mancata attenzione alle proposte dell’opposizione”. Secondo Monti “l’ideale sarebbe poter ripetere sempre un simile lavoro di analisi, approfondimento e condivisione delle scelte. Purtroppo non sempre ci sono tempi necessari per farlo”.
“Le politiche redistributive si pongono come un posterius rispetto alle politiche di sviluppo non deficitarie” si legge nel testo letto dal presidente del Consiglio in commissione. In pratica bisogna prima realizzare la crescita del Paese senza alimentare il deficit con maggiore spesa, e solo successivamente si potrà decidere di restituire, magari con meno imposte, i migliori risultati raggiunti.
“Non siamo deboli con i forti”. Monti ha precisato anche perché il governo non è andato avanti sul sistema ferroviario: “Vogliamo una concorrenza che non sia una giungla anche nelle grandi industrie a rete – ha affermato – Occorre seguire un certo passo per evitare che chi entra nella rete possa scremare i benefici delle tratte di qualità ad alta redditività lasciando all’operatore ex monopolista tutti gli oneri per servire i cosiddetti rami secchi, che per il sociale secchi non sono”. Mentre su Snam respinge le accuse di governo “forte con i deboli e debole con i forti”: “Non mi sembra che l’energia abbia avuto come controparte soggetti particolarmente deboli… Ho sentito dire che il governo sarebbe stato forte con i deboli e debole con i forti. E’ un’immagine suggestiva, ma non corrisponde a realtà”.
La Lega ha abbandonato per protesta i lavori delle commissioni a cui ha preso parte Mario Monti. “Non parteciperemo a questo assassinio” ha affermato il leghista Gianni Fava che, rivolto a Monti ha aggiunto: “Lei ci irride parlando di senso di responsabilita’ del Parlamento. Noi avevamo presentato 400 emendamenti ed eravamo pronti a discutere”.