No alla chiusura delle cave di Bardi, in provincia di Parma, no al censimento degli edifici pubblici e privati, e no alla mappatura delle tubature dell’acqua. Nell’assemblea regionale dell’Emilia Romagna, il Pd ha bocciato una dopo l’altra le risoluzioni messe sul tavolo da Sel e Idv, insieme al Movimento 5 stelle, per mettere in sicurezza il territorio ed eliminare l’amianto ancora presente nelle case e nell’aria. Un serie di voti contrari e astensioni che ha reso nulle tutte le proposte, mandando in frantumi la maggioranza e provocando più di un mal di pancia, in particolare tra gli alleati al partito di Bersani.

I democratici sono stati gli unici a dire no alle quattro diverse risoluzioni sull’amianto presentate dal Movimento cinque stelle, che proponevano, tra le altre cose, un nuovo censimento degli edifici per rilevare la presenza della materiale cancerogena, e una mappatura delle tubatura dell’acqua per individuare e sostituire quelle realizzate in cemento-amianto. Proposte che invece hanno incassato il parere favorevole sia di Sel e Idv, sia degli esponenti del centrodestra presenti in aula. Pochi, a dire la verità, visto che a votare sono stati in tutto solo in 30 consiglieri su 50. “Disgustoso – ha scritto Andrea Defranceschi, capogruppo del Movimento in regione, sulla sua pagina Facebook – .Il Pd  dovrà spiegare parecchie cose ai propri elettori, ad esempio perché non li tuteli dai rischi legati all’amianto”.

Ma sono cadute nel vuoto anche le richieste firmate Gian guido Naldi, capogruppo di Sel, e Gabriella Meo, collega di partito, su cui il Pd si è astenuto, spaccando in due la maggioranza. La risoluzione degli alleati chiedeva alla giunta di Vasco Errani di introdurre al più presto nuove norme, per arrivare a una graduale chiusura delle cave di rocce ofiolitiche, e alla riconversione di questo settore produttivo. Note anche come pietre verdi, le ofiolitiche sono rocce magmatiche e metamorfiche che possono contenere grosse quantità di amianto. Per questo quando vengono lavorate rappresentano un potenziale pericolo per la salute e l’ambiente. In base a un censimento del 2004, in provincia di Parma sono in tutto 10 le cave, di cui 8 attive. Qui le normali attività di escavazione e movimentazione di materiale rischiano ogni giorno di liberare nell’aria molte particelle killer.  “Le proposte formulate erano ragionevoli – è stato il commento di Naldi, visibilmente infastidito -. Consentivano di aprire un processo graduale di messa in sicurezza del territorio rispetto ai manufatti e ai materiali contenenti amianto. Ci dispiace che il Pd non abbia avuto il coraggio di sostenere la nostra risoluzione che così non è stata approvata”.

Alla fine della discussione l’unica risoluzione sulla materia approvata è stata quella proposta dal Pd, per esprimere vicinanza e solidarietà ai familiare delle vittime dell’amianto dopo la sentenza Eternit di Torino, e per impegnare la giunta a mantenere alta l’attenzione su tutte le attività che comportano l’utilizzo e lo smaltimento della pericolosa fibra.

“Le risoluzioni vanno analizzate bene – si è difesa Roberta Mori del Pd – perché poi bisogna rispettare gli impegni presi. Non è nostra intenzione minimizzare il problema, ma non tutte le cave hanno lo stesso grado di pericolosità. Inoltre – ha aggiunto riferendosi alla mappatura delle tubature – bisogna fare attenzione a non creare allarme sociale senza dati tecnici”.

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