Il consigliere regionale del Pdl Angelo Giammario

A pochi giorni dal caso Boni, un’altra inchiesta giudiziaria tocca la Regione Lombardia. I carabinieri del Noe di Milano sono stati questa mattina per circa tre ore negli uffici del Pdl al consiglio regionale, dove hanno acquisito documenti. I carabinieri si sono recati nell’ufficio del consigliere Angelo Giammario, che risulta indagato dalla Procura di Milano con l’ipotesi di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. All’alba le forze dell’ordine avevano eseguito un’altra perquisizione proprio nella casa del consigliere regionale del Popolo della Libertà. Nel decreto di perquisizione si legge che Giammario avrebbe intascato una tangente di 10 mila euro (con la promessa di altri 30 mila) per appalti del verde pubblico.

L’indagine coordinata dai pm Alfredo Robledo e Giordano Baggio, è uno stralcio di una precedente inchiesta della Procura di Monza condotta tra il 2008 e il 2009, dove lo stesso Baggio – in servizio nel capoluogo brianzolo prima del recente trasferimento a Milano – e la collega Manuela Massenz si erano imbattuti in Giammario, in veste di amministratore del Parco nord Milano, in un’indagine per turbativa d’asta relativa agli appalti per la manutenzione del verde e dell’arredo urbano, a Monza e in altre città lombarde. L’inchiesta è culminata in 19 richieste di rinvio a giudizio per altrettanti imprenditori accusati di aver creato un cartello per pilotare gli appalti. La presunta tangente da 10 mila euro contestata a Giamario sarebbe stata consegnata a Milano nel marzo 2009, da qui il passaggio di competenza ai magistrati del capoluogo lombardo.

Alcuni imprenditori avrebbero“promesso” una mazzetta da 30 mila euro al consigliere regionale e gli avrebbero poi versato la somma di 10 mila euro “a titolo di contribuzione a fondo perduto”, si legge nel decreto di perquisizione, affinché il politico, anche nella sua qualità di “sottosegretario” presso la Regione Lombardia, si muovesse nel loro interesse “in relazione alla assegnazione di gare d’appalto” del verde pubblico.

Nelle carte dell’inchiesta monzese si legge che Baronchelli, l'”organizzatore” del cartello di imprese, decideva la partecipazione alle gare d’appalto, “distribuendo agli associati i ribassi d’asta da presentare, stringendo accordi di non belligeranza, seguendo i criteri di spartizione territoriale e per singole stazioni appaltanti, intrattenendo altresì rapporti con esponenti della Regione Lombardia e dirigenti di enti pubblici in grado di favorire le attività delle imprese, sia nella fase di aggiudicazione delle gare, sia nella fase di esecuzione dei lavori”. Due appalti contestati riguardano proprio il Consorzio parco Nord Milano, di cui Giammario è stato amministratore.

La vicenda non sarebbe legata a quelle per cui sono indagati il presidente del Consiglio regionale Davide Boni e l’ex assessore Nicoli Cristiani, ma intanto si accumulano i casi di presunto malaffare amministrativo che colpiscono esponenti di punta della maggioranza guidata da Roberto Formigoni. Oltre a Boni e Nicoli Cristiani, accuse di corruzione hanno colpito gli ex assessori Massimo Ponzoni e Piergianni Prosperini. Sul fronte opposto, sempre per un’accusa di corruzione ha lasciato la carica di cvicepresidente del consiglio il dirigente del Pd Filippo Penati.

Con le accuse nei confronti di Angelo Giammario è salito a 9 (su 80 membri) il numero degli indagati nel Consiglio regionale della Lombardia nel corso dell’attuale legislatura. Appena ieri l’Aula si è divisa sulla richiesta di dimissioni avanzata dalle minoranze nei confronti dello stesso presidente leghista Davide Boni, che è accusato per un presunto giro di tangenti. Prima di lui sono stati indagati per corruzione anche i due vicepresidenti del Consiglio regionali eletti a inizio legislatura e poi dimessisi, Filippo Penati (Pd) e Franco Nicoli Cristiani (Pdl), oltre al consigliere segretario Massimo Ponzoni (Pdl), arrestato invece per bancarotta fraudolenta. Risultato, 4 componenti su 5 iniziali dell’Ufficio di presidenza sono finiti sotto inchiesta. Nelle fila del Pdl al Pirellone dal 2010 sono stati indagati anche Gianluca Rinaldin (corruzione) e Nicole Minetti (nel caso Ruby, per favoreggiamento della prostituzione). Nella Lega sono invece stati accusati gli assessori Daniele Belotti, in una inchiesta sul tifo violento a Bergamo, e Monica Rizzi, per un presunto dossieraggio ai danni di avversari interni al partito

Angelo Giammario è vicepresidente della Commissione Ambiente della Regione Lombardia e membro della commissione Sanità, mentre in passato è stato sottosegretario regionale ai rapporti con Milano. Nel 2006, come riporta il suo sito personale, è stato designato da Formigoni come rappresentante della Regione nel Cda dell’università Bocconi. Giammario, 50 anni, originario di Molfetta (Bari), è stato nel 1997 anche consigliere comunale a Milano.

Il nome di Gianmario si trova anche nelle carte dell’inchiesta Infinito del 2010 sulla ‘ndrangheta in Lombardia (dove il consigliere regionale de Pdl non è stato indagato): del sostegno alla sua corsa elettorale parlano al telefono Carlo Chiriaco, direttore della Asl di Pavia, attualmente imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, e Cosimo Barranca, accusato di essere il capo della “locale” di ‘ndrangheta di Milano.

“Non commento notizie non ufficiali”: il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, si è limitato a rispondere così ai cronisti che, al termine di una conferenza stampa sulla conciliazione al Pirellone, gli hanno chiesto della presenza dei carabinieri negli uffici del Pdl in Consiglio regionale.

“Vale il principio di presunzione d’innocenza”, si è limitato ad affermare in una nota il capogruppo del Pdl in Regione Paolo Valentini, “attendiamo l’esito delle indagini”.

Aggiornato dalla redazione web il 4 novembre 2014

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