Mario Monti presto alla guida dell’Eurogruppo? “Perché no, avrà il mio supporto se vorrà candidarsi”. La voce di questa candidatura, circolata ieri nelle stanze alte dell’Unione europea comincia ad avere concreti riscontri e oggi incassa un primo appoggio concreto. Quello di Jean Claude Juncker, primo ministro del Lussemburgo, ma soprattutto presidente uscente dello stesso Eurogruppo, l’organismo che dovrebbe dettare la linea ai ministri dei 17 paesi che adottano la moneta unica.

Juncker è arrivato nel pomeriggio a Bologna ospite dell’Università più antica del mondo che gli ha consegnato il sigillum magnum, la massima onorificenza dell’ateneo. All’evento, patrocinato da Romano Prodi sarebbe dovuto arrivare anche Helmut Kohl, il cancelliere dell’unificazione tedesca. Ma Kohl, viste le sue cattive condizioni di salute, ha dovuto disertare.

Juncker dunque non ha mancato di elogiare il nuovo premier italiano. “Monti sarebbe un ottimo presidente dell’Eurogruppo. Apprezzo ciò che sta facendo nel suo paese e ciò che ha fatto a livello europeo”, ha detto il premier del Lussemburgo ricordando gli anni di Monti in commissione europea.

L’unica obiezione di Juncker a una candidatura del primo ministro italiano è quella che riguarda l’impegno che due cariche comporterebbero. Il ragionamento parte da una semplice questione: il tempo a disposizione di Monti. “Io non ho più tempo per portare a compimento i miei due incarichi alla perfezione. Fare il primo ministro, sebbene il Lussemburgo sia un piccolo paese, non è semplice” ha detto Juncker.

“So che fare il Presidente del consiglio dei ministri in Italia è un duro lavoro abbastanza differente rispetto a farlo nel Lussemburgo”. Ma poi il capo dell’Eurogruppo prova a sgombrare il campo dal sospetto che lui stesso dubiti di superMario. “Ad ogni modo se Monti vorrà candidarsi io lo supporterò”.

Juncker ha anche commentato la decisione di ieri (per ora solo politica e non ancora operativa) in cui proprio l’organismo da lui guidato ha approvato la seconda tranche di aiuti da 130 miliardi di euro alla Grecia. In vista, almeno per ora, non c’è nessun terzo salvataggio, ma solo una “implementazione del secondo che comunque è stato un successo. Se mai ci sarà bisogno di un terzo programma sarà comunque più piccolo di questo e arriverà dopo il 2014”.

Juncker ha parlato poi di Spagna gettando acqua sul fuoco rispetto alle voci di un prossimo contagio e di un occhio del ciclone pronto a spostarsi da Madrid ad Atene. “Non penso che siamo di fronte al rischio di un contagio, né rispetto alla Spagna né ad altri paesi. Penso che l’Italia si stia comportando molto bene da quando Monti è premier e credo non sia a rischio. Anzi – ha spiegato Juncker – è in una buona posizione”.

Poi Juncker ha concluso: “L’interrogativo oggi è più profondo rispetto al passato. Non è una crisi dell’euro ma una crisi del debito dei paesi dell’eurozona . È come se un sogno si fosse spezzato. La moneta però è stabile e dobbiamo continuare su questa strada cercando di stabilizzare le finanze pubbliche attraverso strategie di crescita di cui beneficeranno i paesi che ora sono deboli”.

Infine Juncker ha anche espresso i suoi dubbi sulla Tobin Tax, la tassazione sulle transazioni finanziarie internazionali. “La soluzione ideale sarebbe applicarla a tutti i 27 paesi dell’Unione. Introdurla solo tra i paesi che adottano l’euro invece – ha detto il leader dell’Eurogruppo – è una soluzione che va studiata per on dare troppi vantaggi alla City londinese”. In pratica il rischio, se la tassa si applicasse solo nei paesi della moneta unica sarebbe quello di una fuga di capitali verso Londra.

Romano Prodi ha invece rimarcato la sua visione ottimistica rispetto all’Europa unita. “La valuta comune è stato un grande passo in avanti, ma ora serve l’Europa con una struttura federale che i paesi hanno difficoltà a costruire”. Prodi poi fa un paragone con il passato, quando l’Europa era solo un concetto geografico: “22 lingue, nemici che si sono uccisi per venti secoli con milioni di morti. Ricostruire un’unità da questi fondamenti non è facile, però è un processo irreversibile”.

C’è stato spazio anche per una piccola contestazione. In una sala attigua a quella dell’incontro, una ventina di giovani dei collettivi Sadir e Tpo hanno srotolato degli striscioni e distributo un volantino manifestando il loro “No all’Europa delle banche”.

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