Cosa succede ad una persona nata e vissuta in Italia, da genitori stranieri, che al compimento del suo 18° anno non ottiene la cittadinanza italiana? Diventa immigrato. Cosa succede se quell’immigrato non ottiene il permesso di soggiorno perché non trova lavoro? Diventa “clandestino”! E che cosa rischia un “clandestino” quando viene controllato dalle forze dell’ordine? Viene arrestato e rinchiuso in un Centro d’Identificazione e Espulsione (CIE) il tempo necessario per provvedere alla sua espulsione. E se questa persona non possiede un’altra nazionalità? Diventa apolide ovvero senza patria. E allora dove la mandano se è apolide? Da nessuna parte resta nel CIE, una struttura peggiore del carcere.

Ecco questo esercizio di domanda e risposta non è né un quiz né un test d’ingresso alla facoltà di giurisprudenza. E’ la vicenda di due ragazzi nati e cresciuti in Italia da genitori bosniaci. Una vicenda drammatica e vergognosa, effetto di una legislazione sull’immigrazione improntata al cattivismo e alla voglia di persecuzione etnica. Una legislazione ispirata a logiche vessatorie che contiene norme vergognose degne di uno Stato segregazionista. La storia di Andrea e Senad, – si chiamano così i due ragazzi vittime della barbarie di Stato – è uno scempio per la civiltà giuridica di questo paese, una ferita profonda alla sua tradizione millenaria.

Andrea e Senad sono detenuti presso il CIE di Modena da oltre un mese, senza aver commesso alcun delitto rischiando secondo le leggi attuali, di poter essere trattenuti ad oltranza. Andrea e Senad sono nati e cresciuti a Sassuolo in provincia di Modena, lì hanno studiato e vissuto. Non hanno mai visto un altro paese né calpestato un’altra terra. Il loro mondo è l’Italia ma lo Stato non li riconosce. Come spesso avviene, per tanti “figli dell’immigrazione”, italiani per nascita e per mentalità ma considerati stranieri dallo Stato italiano.

La legge prevede che la richiesta di naturalizzazione venga fatta entro il compimento del 18° anno di età e lo Stato valuta se concedere o no la cittadinanza in base a criteri rigidi. Dunque non è un diritto ma una concessione. Così se capita che la tua permanenza non sia stata continuativa o che non hai fatto in tempo a fare la domanda entro i termini previsti, ecco che per legge diventi immigrato e dunque soggetto alla richiesta del permesso di soggiorno. Ma se non hai un contratto di lavoro allora non puoi avere il permesso e diventi “clandestino” e dunque soggetto ad espulsione.

Andrea e Senad (23 e 24 anni) però non possono essere espulsi perché privi di nazionalità. Infatti, i loro genitori, non li avevano segnalati all’ambasciata bosniaca né avevano presentato domanda per naturalizzarli italiani. Così Andrea e Senad sono diventati apolidi e lo Stato italiano non sa dove rimpatriarli e dunque li tratterrà nel CIE di Modena chissà ancora per quanto tempo. Di fronte a casi come questi non si può tacere ed è per questo che l’Associazione “Giù le Frontiere” ha lanciato una petizione per l’immediato rilascio di Andrea e Senad e del loro riconoscimento come cittadini italiani.

Firma la petizione

Articolo Precedente

Più vacanze per tutti, gli svizzeri bocciano il referendum

next
Articolo Successivo

A che servono davvero
i Cie?

next