Tremila e ottocento firme per dire “no” alle esternalizzazioni. Succede a Modena dove genitori e bambini sono entrati con palloncini e striscioni in Consiglio comunale per protestare contro la privatizzazione di almeno quattro scuole dell’infanzia, annunciata dalla maggioranza di centrosinistra per salvare il bilancio cittadino. L’idea proposta dalla politica è quella di una fondazione che poi possa dare in appalto il servizio, ma i genitori non ci stanno, e così hanno invaso pacificamente il municipio. Per capire le loro richieste basta il nome del comitato: “Giù le mani dagli asili”. Dietro alle migliaia di firme il lavoro di decine di persone che prima hanno raccolto una ad una le adesione in cinquanta scuole modenesi, poi hanno portato il pacco di fogli al primo cittadino Giorgio Pighi.

Per il momento una soluzione però non sembra ancora esserci, e lo testimoniano le parole dello stesso sindaco, che chiede di “trovare tutti assieme una maniera di risolvere il problema.” Gli fa eco l’assessore all’istruzione e alle politiche per l’infanzia Adriana Querzè: “Difficile capire che fare, per ora l’unico modo per modificare una normativa ingiusta è quello di combattere assieme una battaglia politica forte”. Il problema, hanno spiegato sindaco e assessore, non è locale. A determinare la scelta di esternalizzare le scuole dell’infanzia sono leggi nazionali che impongono di non rimpiazzare l’80% dei dipendenti comunali in uscita. In parole povere per ogni 10 pensionamenti ci saranno solo 2 nuove assunzioni nel pubblico. Da qui la scelta obbligata di dare le scuole in appalto ai privati. “Oppure le chiudiamo o non rispettiamo la legge – ha spiegato nei giorni scorsi il sindaco – ma non è questo che vogliamo fare”.

“Pighi ha detto che la scuola è la variabile numero uno per fare quadrare il bilancio comunale mentre i suoi assessori parlano di vincoli nazionali – spiega il portavoce del comitato “Giù le mani dagli asili” Devrim Di Finizio – Noi vogliamo che si fermino e  che considerino tutte le alternative, il bilancio può essere salvato in altri modi e in Regione ci sono esempi di Comuni che hanno affrontato il problema diversamente. Ad esempio impugnando la norma sul turn over o stralciando il settore scuola dalle limitazioni alle assunzioni imposte dalle manovre dello scorso governo”. Nella partita intanto si inserisce anche la Cgil, che usa parole di fuoco contro Legacoop. “Qualcuno vuole accaparrarsi tutte le risorse del pubblico promettendo risparmi anche del 40%”, recita un comunicato della Cgil che preannuncio, in caso di esternalizzazione, “standard qualitativi inferiori e abbassamento delle condizioni economiche”.

Poi c’è l’esempio portato da Claudio Argilli, segretario modenese della Nidil Cgil. “Quest’estate – racconta Argilli in un comunicato –  alcuni centri estivi per bambini sono stati appaltati dal Comune di Modena ad una cooperativa che non solo ha assunto il personale con contratti di collaborazione occasionale, ma non ha nemmeno pagato integralmente le lavoratrici. La cooperativa è inadempiente verso le lavoratrici, anche se ha però ricevuto il pagamento integrale per il servizio da parte del Comune. Siamo di fronte al paradosso che le lavoratrici pur avendo lavorato, non potranno recuperare la parte mancante del loro salario. Appalti come questo – conclude il sindacalista – insieme all’impiego nel servizio di prolungamento di orario nelle scuole materne di lavoratori di cooperative con contratti sportivi dilettantistici, non garantiscono nessun tipo di prestazioni da parte dell’Inps (malattia, disoccupazione, maternità, ecc..)”.

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