Mentre il segretario Angelino Alfano è alle prese con lo scandalo dei tesseramenti gonfiati, nel Pdl anche il congresso dell’organizzazione giovanile rischia di diventare un caso, con tutte le correnti del partito pronte a darsi battaglia per “tutelare” i propri candidati. A lanciare l’assise, un mese fa, era stata la deputata Annagrazia Calabria, 29 anni, scelta nel 2009 da Berlusconi in persona come coordinatrice nazionale della Giovane Italia accanto a Giorgia Meloni, che nella diarchia al vertice del movimento under35 occupa il ruolo di presidente. “Ce n’è bisogno – aveva detto la Calabria incontrando Alfano – perché non è possibile che siamo ancora alla quota 50-50 tra ex An e ex Fi”.

Dopo l’annuncio – che risale al 16 gennaio – è stata individuata una “cabina di regia” incaricata di stendere un regolamento che nei prossimi giorni sarà passato al vaglio della Direzione nazionale. Uno dei temi più dibattuti è quello del tesseramento. Il correntone azzurro preferisce un modello di organizzazione giovanile legato più strettamente alle dinamiche del partito senior e vorrebbe far partecipare al congresso tutti i ragazzi con meno di 35 anni iscritti al Pdl. “In questo caso entrerebbero nella partita anche le truppe cammellate, ridimensionando il ruolo dei militanti”, maligna più di un dirigente vicino alla Meloni.  I ragazzi che provengono da Azione Giovani – il movimento giovanile di Alleanza Nazionale – infatti spingono per un tesseramento distaccato, un modo per rimarcare l’autonomia della Giovane Italia dai vertici del Pdl. Probabilmente si troverà un compromesso a metà strada, con la possibilità per gli under35 iscritti al Pdl di compilare un modulo che, facoltativamente, li iscriva anche alla giovanile.

Altra questione spinosa è quella del calendario. I “meloniani” spingono perché il congresso si chiuda entro l’estate. “Dobbiamo eleggere il nuovo leader entro giugno-luglio – spiega il dirigente nazionale Michele Piglicci, fedelissimo dell’ex ministro della Gioventù – Altrimenti se rinviamo il congresso all’autunno rischia di saltare definitivamente, visto che ad aprile 2013 ci saranno le elezioni politiche e sarebbe da pazzi disperdere energie per una conta interna”.

Al di là delle questioni procedurali, il problema vero – attorno al quale gli  ex di Forza Italia e An rischiano di spaccarsi – è quello delle candidature. Entrambi gli schieramenti sembrano concordi nel mandare in soffitta l’anomala “diarchia” che oggi governa il movimento. “D’ora in poi ci dovrà essere un leader unico”, spiega Marco Perissa, membro della cabina di regia dell’organizzazione. “Ora bisognerà vedere se saremo in grado di costruire un congresso unitario – come mi auguro – o se invece qualcuno vorrà andare allo scontro”. Scontro significa una cosa sola: giovani di Forza Italia da una parte, ex aennini dall’altra. Con buona pace di chi aveva creduto che, almeno per i militanti più giovani, la nascita del Pdl non sarebbe stata solo una fusione a freddo. “Ovviamente in questa fase sono aperti molti scenari”, compreso quello di un compromesso che metta d’accordo tutti. Di sicuro si sa che Giorgia Meloni lascerà il ruolo di presidente per raggiunti limiti di età, mentre la berlusconiana Calabria sembra orientata a ripresentarsi, puntando alla leadership unica. Ma la Calabria è considerata troppo di parte, troppo berlusconiana. Non ha il profilo adatto per unire le diverse anime del movimento. Se si candidasse davvero sarebbe inevitabile la discesa in campo di uno sfidante della corrente meloniana e lo scontro con gli ex An sarebbe totale.

I nuovi Re di Roma

di Il Fatto Quotidiano 6.50€ Acquista
Articolo Precedente

Sindaci immaginari e Santa Rosalia

next
Articolo Successivo

Chi paga il conto della sfiducia nella politica?

next