Domani Luigi compie 6 anni e, come ogni anno, li festeggia al Centro di Accoglienza Padre Nostro.

Un giorno di 9 anni fa venne a trovarmi al Centro una coppia di sposi, che noi assistevamo da anni e che avevano già tre figli, di cui uno portatore di handicap. Il padre era detenuto e ha scontato presso il nostro Centro la pena residua. Giovanni, il figlio più grande, aveva partecipato con noi ad un progetto svoltosi in Svizzera, durante il quale ha conseguito la licenza media, imparato l’uso del computer e le prime basi per parlare e scrivere in tedesco. Nicola, il mezzano, ha un deficit mentale, mentre Matteo, il più piccolo, è “sveglio” e promette bene, a scuola segue con interesse. Quel giorno vennero a dirmi che la moglie era rimasta incinta e non volevano portare a termine la gravidanza. La casa dove abitavano era troppo piccola, il marito aveva un lavoro precario e non se la sentivano di mettere al mondo un altro figlio.

Gli feci una proposta: dissi loro che il Centro si sarebbe fatto carico di trovare una nuova casa più grande e avrebbe pagato la cauzione (2 mensilità anticipate ) e i costi del trasloco, e avrebbe dato un sussidio al nuovo arrivato, pari a € 150,00 al mese (rivalutabili), sino a quando il bambino avrebbe compiuto 18 anni.

Si sono guardati negli occhi, che nel frattempo si erano riempiti di lacrime, e mi hanno detto che, purtroppo, la loro decisione ormai era presa: avrebbero abortito. Si alzarono e andarono via.

Dopo mezz’ora sono ritornati e mi hanno detto che avevano riflettuto e che, se il Centro voleva fare la sua parte, anche loro dovevano fare la loro parte. Quel “Se ognuno fa qualcosa…”, lasciatoci come testamento da Padre Pino Puglisi, aveva fatto il suo primo miracolo, aveva dato alla luce un bambino, aveva salvato una vita umana.

Basta così poco per salvare una vita? Quanti altri bambini popolerebbero le strade delle nostre città se ognuno facesse la sua parte?

P. S. I nomi sono di fantasia

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