La reprimenda del premier Monti al Governatore siciliano Raffaele Lombardo è stata netta: “Come fate a chiedere soldi allo Stato, se non siete stati capaci di spendere più del 4 per cento dei fondi europei?”. Così ha parlato alcuni giorni fa il premier nel corso di un incontro con Lombardo, salito a Roma per discutere della protesta dei forconi. E chissà che il premier non fosse già a conoscenza di un documento riservato dell’Unione europea (inviato il 6 gennaio 2012 al Ministero per lo sviluppo economico, al Ministero dell’economia e alla Presidenza della Regione Sicilia) che in queste settimane sta mettendo in fibrillazione il governo regionale e l’intera burocrazia siciliana: si tratta di un documento col quale la Commissione europea interrompe l’erogazione di ben 220 milioni di euro di Fondi Por, contestando tutta una serie di inefficienze e violazioni di legge all’autorità di gestione dei fondi, ossia il Dipartimento Regionale Programmazione della Regione Sicilia (uno dei dipartimenti che dipendono direttamente dalla Presidenza).

Vediamo intanto di capire cosa sono questi Fondi Por e come sono strutturati, per poi andare al cuore delle contestazioni che l’Europa muove alla burocrazia siciliana. I fondi por sono finanziamenti a fondo perduto che vengono concessi a enti o privati ogni sette anni, dopo alcuni passaggi che prevedono un acconto, all’inizio dei sette anni. Il resto delle spese sono anticipate dalla Regione che poi presenta le domande di rimborso. Nel corso dell’ispezione ordinaria (niente di inaspettato dunque) dei commissari europei, avvenuta il 24 ottobre 2011, son saltati fuori i buchi neri delle pratiche ammesse al finanziamento. E pensare che il tutto è emerso in soli quattro giorni di lavoro e con soli sei ispettori a spulciare in mezzo a migliaia e migliaia di pratiche.

Questo la dice tutta sul livello di irregolarità riscontrato. Un esempio? Nel fascicolo della pratica per i lavori di allargamento del Porto di Castellamare del Golfo, affidati al Consorzio veneto e alla Cooperativa Atlante di Palermo, è stato addirittura trovato un verbale di sequestro del cantiere compiuto dalla Guardia di Finanza poco meno di due anni fa. Inizia così il documento Ue: “A seguito dell’attività di controllo effettuata dalla Direzione Generale per la Politica Regionale nei mesi di Ottobre e Novembre 2011, emergono prove che fanno presumere carenze significative nel funzionamento dei sistemi di gestione e controllo ai sensi dell’articolo 91 del regolamento (Ce) 2006, tali da giustificare l’interruzione dei termini di pagamento”.

In pratica vuol dire che la Regione ha controllato poco e male e la bacchettata europea riguarda tutti i dipartimenti interessati ai fondi. Poi gli ispettori individuano i “requisiti chiave” che in alcune pratiche prese come esempio non sono state rispettati. In un progetto mancano proprio i requisiti di ammissibilità: è il caso di un progetto della Protezione civile all’interno del quale è prevista una spesa per l’acquisto di mezzi di trasporto, in violazione del regolamento comunitario. E che non si tratti di casi singoli il documento lo dice chiaramente a proposito di uno dei dipartimenti nel mirino degli Ispettori è il Dipartimento Pianificazione strategica (Assessorato alla Salute). Un settore caldo quello della Sanità ed ecco ciò che si dice a proposito degli appalti relativi: “Le verifiche di gestione per gli appalti pubblici sono state insufficienti e in un progetto non è stata verificata la valutazione della procedura d’appalto”. Praticamente non c’è stata verifica sulla regolarità degli appalti pubblici. Controlli insufficienti anche sulle spese: “I servizi della Commissione hanno altresì osservato che le verifiche di gestione effettuate su spese pari ad euro 50 milioni erano parziali o inadeguate, in quanto non hanno esaminato gli aspetti sostanziali dei progetti interessati”. Incredibile, ma vero.

Una situazione irrimediabile? Non proprio. La commissione europea, infatti, scrive: “L’interruzione sarà revocata non appena le Autorità italiane forniranno la prova di avere preso le misure necessarie per porre rimedio a tale situazione”. Il rischio di perdere i soldi è concreto e i funzionari siciliani stanno cercando di correre ai ripari alla men peggio. Si legge n una nota del Dipartimento Programmazione inviata a tutti i vari dipartimenti il 23 gennaio 2012: “Non c’è più tempo da perdere se vogliamo risolvere la situazione. Risposte adeguate, convincenti e documentate dovranno essere fornite affinché l’interruzione non diventi una sospensione o, peggio ancora, un taglio di risorse”. Meglio tardi che mai. Ma il tempo concesso dall’Europa è di due mesi. Una scadenza, che alla luce delle irregolarità riscontrate e della mole di pratiche da rivedere appare davvero problematica.

da Il Fatto Quotidiano del 7 febbraio 2012

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