È alle porte la terza udienza, fissata per il 6 febbraio, del processo a Piero Cecchini, sindaco di Cattolica in quota Pd.

Il contenzioso civile si è aperto a seguito di un ricorso popolare sottoposto alla magistratura, per stabilire se vi siano estremi di incompatibilità fra la carica di primo cittadino ricoperta da Cecchini e il suo ruolo di proprietario dell’azienda Umpi.

Il rinvio del processo a febbraio, per consentire la valutazione di nuovi documenti, è stato stabilito dal collegio giudicante formato da Rossella Talia, presidente del tribunale di Rimini e dai magistrati Luigi La Battaglia e Dario Bernardi, nel corso della seconda udienza tenutasi il 16 dicembre.

La Umpi elettronica Srl, presieduta da Luca Cecchini, figlio del sindaco, fornisce al Comune dal 1998 le apparecchiature necessarie all’attivazione di un sistema di telecontrollo per la gestione dell’illuminazione pubblica ed è partner nel progetto Smart Riviera, che lo stesso sindaco ha approvato a settembre.

La posizione contestata a Cecchini senior è di incompatibilità rispetto all’articolo 63.1 n.2 del decreto legislativo 267/2000. Come evidenzia il pubblico ministero Stefano Celli “in particolare si sostiene che il signor Cecchini si trova nella posizione di chi ha parte, direttamente o indirettamente, in servizi, esazioni di diritti, somministrazioni o appalti, nell’interesse del Comune”.

“Risulta – prosegue il pm – che Piero Cecchini è socio unico, procuratore speciale e presidente del consiglio di amministrazione di Umpi group Srl. Tale impresa è a sua volta proprietaria dell’80,75% di Umpi elettronica Srl, di cui Cecchini è stato, fino al 5 aprile 2011, legale rappresentante. In tale data al suo posto è stato nominato il figlio Luca”.

Non ha dubbi il pubblico ministero: il legame giuridicamente rilevante fra le due società è denunciato anche dalle dimissioni ad hoc di Piero Cecchini, in favore del figlio, “pochi giorni prima del termine di presentazione delle candidature” alle elezioni amministrative. Celli affida a una domanda retorica il frutto delle sue indagini: “Se davvero non vi fosse stata incompatibilità, perché rinunciare proprio adesso (il 23 marzo 2011, ndr) all’incarico?”.

A provare gli interessi forti della Umpi Elettronica, allora presieduta da Piero Cecchini, per la gestione dei servizi comunali è una lettera inviata, il 24 febbraio 2005, dall’attuale sindaco a Cono Cimino, presidente della prima commissione consiliare permanente. Scopo della lettera era “chiedere un incontro con la commissione al fine di metterla a conoscenza delle opportunità e dei benefici che la città di Cattolica potrà ottenere portando a completamento quanto anni fa iniziato e lasciato poi in sospeso”.

Cecchini si riferiva al fatto che la sua azienda copriva allora il 40% degli impianti cittadini di illuminazione e con la missiva in questione intendeva convincere Cimino a estendere la copertura al restante 60%.

I ricorrenti Maurizio Carli, Marco Cecchini, Fabio Lorenzi e Paolo Tabellini basano l’accusa di conflitto d’interessi per il sindaco sul fatto che “Minos”, il sistema di telecontrollo fornito dalla Umpi al Comune, è un sistema chiuso. Ciò comporta che tutti i pezzi di ricambio e tutti gli interventi di manutenzione, sostituzione e aggiornamento presuppongono la fornitura da parte di Umpi Elettronica. A confermarlo è la perizia del consulente tecnico d’ufficio, l’ingegnere Giovanni Piero Paolo Hyeraci, nominato dal tribunale.

L’azienda ha dunque l’esclusiva sul suo sistema e nonostante altri soggetti, nel corso del tempo, si siano aggiudicati l’appalto per la manutenzione, questi comunque si sono dovuti rivolgere a Umpi, poiché non esistono altre aziende in grado di fornire il

materiale necessario per il funzionamento del sistema Minos.

Il Comune di Cattolica, rappresentato dal vicesindaco Alessandro Bondi (Sinistra arcobaleno-Sel-Rifondazione comunista) si è costituito affermando che quella contestata non è una somministrazione ma una fornitura, istituto non rilevante ai fini della causa di incompatibilità.

Anche su questo punto è intervenuto il pm Celli, chiarendo che il termine “somministrazione” è quello appropriato a definire il rapporto che intercorre tra Umpi e Comune: “La somministrazione è una fornitura con carattere di continuità cioè proprio ciò che accade in questo caso, essendo il servizio di illuminazione pubblica, per circostanza notoria, attività da svolgere continuativamente e intrinsecamente soggetto a necessarie sostituzioni, nel corso del tempo, di parti di esso”.

Il Comune è piccolo e gli affari si fanno in casa. Nella presente situazione è inevitabile non trovarsi davanti ad anomalie come quella emersa il 14 settembre 2011. La giunta comunale formata da sindaco, vicesindaco e 4 assessori deliberò allora l’approvazione del progetto Smart Riviera, che prevede l’installazione di “Totem” e punti hot spot wifi, piattaforme elettroniche nelle quali, tramite le onde convogliate dalla Umpi, passa il segnale internet tramite dei modem bpl.

I consiglieri comunali, nel giudicare positivamente la copertura wifi, non hanno forse considerato che è la tecnologia del sindaco a portare il segnale internet e che, installando i totem, si installano piattaforme sfruttabili in futuro per implementare la telegestione dell’illuminazione pubblica, tramite l’azienda della famiglia Cecchini.

Dunque, quando si passerà definitivamente al telecontrollo targato Umpi, sarà il sindaco Cecchini a collaudare il lavoro fatto dall’azienda di suo figlio, riservandosi di verificare che siano stati rispettati i requisiti di base.

E allora non stupisce che Luca Cecchini, il 17 novembre 2011, in veste di presidente di Umpi Elettronica, abbia inviato una lettera, protocollata il giorno 22, “alla cortese attenzione del signor sindaco del Comune di Cattolica” (suo padre), nella quale si denunciava una manomissione a un impianto di illuminazione controllato dalla Umpi. Una lettera inviata al padre, al sindaco e al presidente dell’azienda che possiede oltre l’80% della sua.

Tre persone in una. Perlomeno a Cattolica si spende poco in francobolli.

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