Il governo Monti può toccare i taxi e le tariffe professionali, può aumentare l’età pensionabile e le tasse sulla casa. Ma non può toccare la prescrizione. Specie quando riguarda certi reati, come la corruzione. Se no va giù, trascinando con sé i suoi provvedimenti “salva Italia”. E’ la linea, neanche troppo occulta, del Pdl di Silvio Berlusconi. Che potrebbe spiegare l’atteggiamento molto tiepido in materia del ministro della Giustizia Paola Severino. Nella giornata di inaugurazione dell’anno giudiziario, il ministro elenca altre priorità e definisce la prescrizione un problema da affrontare caso mai “in seconda battuta”. Da molti tribunali italiani, invece, i magistrati lanciano l’allarme sui troppi processi che finiscono in nulla dopo anni di indagini e udienze.

Anzi, l’attuale normativa “non è sostenibile” perché diventa un “agente patogeno” che “incentiva strategie dilatorie della difesa”, scrive nella sua relazione il procuratore della Corte d’Appello di Milano, Giovanni Canzio. In altre parole: la prescrizione dovrebbe tutelare il cittadino dall’eccessiva durata del processo, invece finisce per incentivare i suoi avvocati a tirarla in lungo il più possibile, per conquistare l’agognato zero a zero con la giustizia. E a evitare, osserva ancora Canzio, i “riti alternativi” che garantiscono una sentenza in tempi più rapidi.

La linea del Pdl è stata messa nero su bianco in questi giorni da Osvaldo Napoli, vicecapogruppo alla Camera. In Commissione giustizia è in corso da mesi l’esame del disegno di legge anticorruzione, e il 26 gennaio la capogruppo del Pd Donatella Ferranti ha proposto di “intervenire sui tempi di prescrizione dei reati, in particolare per quelli di corruzione”, come avevano già chiesto il vicepresidente del Csm Michele Vietti (Udc)  e il presidente della corte di Cassazione Ernesto Lupo. In compagnia di istituzioni internazionali come l’Ue e l’Ocse – sottolineava Ferranti – che vedono con preoccupazione il pessimo “rating” dell’Italia nelle classifiche in materia, accompagnato però da un bassissimo numero di condanne definitive per corrotti e corruttori. E Osvaldo Napoli come la prende? Molto male. Parla di una dichiarazione “querula e petulante” e, soprattutto, diffida l’esponente del Pd dal “porre all’ordine del giorno questioni che possono mettere in gravissima difficoltà il governo”. Ferranti deve soltanto “tacere”, come “sana profilassi sia per il Pd che per il governo”.

Un avvertimento molto duro, che da parte del partito berlusconiano non si è sentito neppure quando  il governo Monti ha varato provvedimenti ben più drastici e di forte impatto su ampie categorie di cittadini. Un altro esponente del Pdl, il capogruppo in stessa Commisione giustizia Enrico Costa, ne rende esplicito il motivo. Parlando della prescrizione come “agente patogeno”, il “dottor Canzio ha fornito un assist che lascia stupefatti ai giudici milanesi, sui quali dovrà pronunciarsi”. Perché il presidente della Corte d’Appello di Milano “di cui non si ricordano in passato critiche all’istituto della prescrizione, ha scelto di parlarne proprio oggi, non appena il suo ufficio è stato investito dell’istanza di ricusazione dei giudici del processo Mills”. Dove l’imputato di corruzione in atti giudiziari si chiama Silvio Berlusconi, i cui legali puntano appunto sulla prescrizione. Che dovrebbe scattare intorno a metà febbraio, e per evitarla la corte ha fissato un calendario di udienze serrato per arrivare alla sentenza dei primo grado in tempo utile. Cosa che ha provocato la richiesta di ricusazione citata dall’onorevole Costa.

Torna in mente l’incontro a pranzo tra Monti e Berlusconi del 12 novembre, un riservato passaggio di consegne durante il quale il premier uscente ha posto le sue condizioni per garantire al professore il sostegno parlamentare del Pdl: nessun intervento su legge elettorale, televisioni e, appunto, giustizia. Garanzie che, stando alle indiscrezioni trapelate all’epoca, Monti non avrebbe accettato di fornire. Ma i voti berlusconiani in Parlamento pesano, e la possibilità che il Pdl “stacchi la spina” resta.

Della necessità di riformare la prescrizione hanno parlato il presidente dell’Anm Luca Palamara e diversi alti magistrati, inaugurando l’anno dei rispettivi distretti giudiziari. Tra loro il presidente della Corte d’appello di Roma Giorgio Santacroce, anche lui riferendosi ai processi per tangenti: ”Continua a segnare il passo l’azione di contrasto contro la corruzione, una vera e propria ‘tassa occulta’ calcolata dalla Corte dei Conti in oltre 50 miliardi di euro l’anno”. Santacroce ha sottolineato come i reati contro la pubblica amministrazione siano in aumento rispetto agli anni scorsi. E ha ricordato come il Gruppo contro la corruzione del Consiglio d’Europa “ha dato un pesante responso sul disegno di legge elaborato dall’ex ministro della Giustizia Alfano, esprimendo gravi preoccupazioni sugli effetti dannosi della prescrizione nei processi per corruzione, sul conflitto di interessi dei governanti e sulla manca di un codice di condotta per il parlamentari”.

Il disegno di legge sulla corruzione, che dovrebbe contenere norme più efficaci per ridurre la “tassa occulta” pagata da tutti i cittadini, langue in commissione giustizia. E il ministro Severino non pare intenzionato a raccogliere l’allarme delle toghe e degli organismi internazionali. ”Il tema della prescrizione non è un tabù”, spiega in un’intervista al Messaggero, “piuttosto, si deve valutare se il problema rappresenti la causa o la conseguenza della lentezza della giustizia”. Il governo”ha deciso di partire dalle cause e non dagli effetti, prevedendo misure deflattive e interventi sistematici sulla misura della pena”. Se poi questi interventi non dovessero produrre gli effetti desiderati, “si potrebbe correttamente pensare di agire in seconda battuta sulla prescrizione”.

Quanto al disegno di legge sulla corruzione, il governo che ha mostrato grande tempestività a intervenire su altri temi delicati e controversi non pare intenzionato ad agire con particolare fretta: “Si dovrà vedere se occorra introdurre la fattispecie della corruzione privata” spiega ancora il ministro Severino al quotidiano romano “e, dall’altro, se la misura delle sanzioni previste per i reati come la corruzione o l’abuso d’ufficio sia da aumentare”.

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