Reporters sans frontières ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla libertà di informazione nel mondo. Si tratta di uno dei rapporti più autorevoli citato e stracitato in Italia quando si tratta di riportare i giudizi sulla Cina, sull’Iran, su Cuba, sul Venezuela.
Un quasi assoluto silenzio, interrotto dal Fatto e pochi altri giornali, circonda da sempre il capitolo relativo all’Italia.

Eppure il rapporto di quest’anno ci ha retrocesso ulteriormente, di ben undici posizioni, assegnandoci la maglia nera in Europa, insieme alla Bulgaria, e all’Ungheria diventata una sorta di “nazione sorella”.
Questo risultato è il frutto non solo della mancata risoluzione del conflitto di interessi e delle liste di proscrizione alla Rai, ma anche per le aggressioni consumate nei confronti dei cronisti che contrastano le mafie e le camorre.

Per questa ragione decine e decine di giornalisti spesso senza contratto e pagati 4 euro lordi a pezzo si sono ritrovati davanti alla Camera dei deputati per chiedere il rispetto dei loro diritti, anzi per chiedere qualche diritto.

Queste ragazze e ragazzi sono anche quelli che si sono battuti contro ogni bavaglio, ora chiedono anche alle piazze mediatiche e ai volti “noti” della politica e del giornalismo, di ricordarsi di loro, di dare un volto e una voce alla loro lotta.
Chi può li ascolti, raccolga il loro appello, rompa il muro di silenzio che li circonda.

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