Prima dell’internet ma soprattutto dopo, in Italia s’è formata tutta un’area di giornalisti professionisti (di solito, ma non necessariamente, iscritti anche all’albo ufficiale) che costituiscono ormai buona parte delle fonti d’informazione sugli argomenti “difficili”.

Più liberi e più aggressivi delle grandi testate, hanno ormai consolidato un’esperienza di cui è difficile fare a meno. Siti, giornali locali, piccole televisioni, libri: provate a immaginare questo paese senza un reticolato d’informazione di questo tipo. Sul versante della lotta alle mafie, in particolare, si può dire che i colleghi dipendenti dalle testate “ufficiali” sono ormai (con tutto il rispetto per i singoli) una minoranza rispetto ai nostri. E spesso, quando vogliono trattare un argomento che la proprietà non ama, si rivolgono ai blog o ad altri contenitori “non ufficiali”.

Una volta, negli anni ’50 e ’60, questa rete alternativa esisteva pure, e si aggregava attorno alle (poche) testate e alle molte realtà locali dell’opposizione (specialmente comunista), che allora era vivace e “alternativa”. Spampinato e De Mauro del L’Ora ne sono un esempio, ma da un certo punto in poi – in coincidenza con la seconda generazione del movimento antimafia – la tendenza fu quella di farsi direttamente propri giornali: Giuseppe Fava ne è l’esempio maggiore. Non casualmente: in Sicilia, la regione più di frontiera in questo campo, contò ben otto giornalisti uccisi, ma solo un editore (la situazione non è cambiata) sostanzialmente monopolista su tutta l’informazione.

La terza generazione, di giornalisti “non ufficiali” (ma, ripetiamo, non meno attendibili degli altri e anzi, liberi da tutele, un po’ di più) coincise con l’avvento dell’Internet, e più in generale di un diverso approccio alle tecnologie.

I giornalisti capirono che un’emittente libera, un sistema di fotocomposizione, e più avanti tutto l’enorme continente nuovo della Rete, consentivano di bypassare più facilmente il sistema mediatico dei monopoli, inventandosi media nuovi e portando il giornalismo libero su di essi. In questo senso, i precursori sono Peppino Impastato e, anche in questo caso, Giuseppe Fava.

E siamo nei giorni nostri, quelli che stiamo vivendo. Il giornalista libero quasi sempre è un precario, è piuttosto evoluto con le tecnologie, è buon cronista di strada, attento ai particolari, ha una visione del background lucida e non occasionale. E’ il giornalista tipico, oramai; essendo i colleghi più “fortunati” (o meno: dipende dai punti di vista) dotati di busta paga regolare una specie ormai evidentemente in via d’estinzione. Non è lontano il momento in cui il giornalismo “normale” (depurato dalle sue varianti di infotainment, sostanzialmente parassitarie) sarà esattamente questo.

Giovanni Tizian, Pino Maniaci e Antonio Mazzeo – i colleghi di cui ci occupiamo in questa nota: ma ce ne sono molti altri come loro – sono un esempio tipico di tutto questo.

Tizian è giovane, è sostanzialmente precario, collabora con testate “importanti” ma il suo impegno prioritario è in un soggetto di base (sociale e mediatico, molto articolato) come DaSud. Maniaci, il più anziano dei tre, è un cronista classico che però, anziché sulla carta stampata, si basa – come Impastato – sull’emittenza locale. Mazzeo è uno specialista di argomenti specifici (territorio, antimafia, tematiche della pace) in cui ha raggiunto una certa autorevolezza e lavora essenzialmente sul web, con puntate sugli instant-book.

Per tutti e tre, vuoi per la crescita delle rispettive tecnologie vuoi per il parallelo impoverimento della concorrenza ufficiale, le prospettive professionali sono ottime. Nessuno dei tre gode di stipendio regolare, e anzi la condizione esistenziale di ciascuno di loro, sotto questo profilo, non è facile. Ma crescono sempre di più come opinion maker, e in America gran parte dell’informazione di massa è fatta ormai da gente come loro.

Sia Maniaci che Mazzeo, e ora anche Tizian, sono oggetto di attacco senza remore da parte del Sistema. Maniaci è stato minacciato più volte, e ora lo è anche Tizian. Mazzeo, pochi giorni fa, è stato oggetto di un’iniziativa – per quanto mi risulta – senza precedenti, e cioè di una vera e propria iniziativa politica (sotto forma di interrogazione parlamentare) contro di lui, operata da un uomo politico – il senatore Nania – che si è sentito toccato dalle sue inchieste.

Adesso, la situazione è la seguente: Tizian è sotto scorta e – a parte gli amici di daSud e dei gruppi collegati, fra cui il nostro – rischia fra qualche mese di restare solo. Essendo stato minacciato in Emilia, e cioè in una regione civile (ma dovrebbe far riflettere il fatto che le minacce mafiose ormai arrivino anche lì) ha potuto contare sulla pronta mobilitazione di una serie di soggetti civili (Libera, Fnsi, Ossigeno ecc.) che là sono forti, e si sono mossi presto e bene. Ma dopo? E soprattutto, riuscirà a sopravvivere come giornalista (e cioè possibilmente non precario) senza dover diventare un personaggio mediatico, sostanzialmente ininfluente?

Maniaci fra pochi mesi non avrà più una televisione, grazie a una calibratissima leggina, si direbbe tagliata su sua misura, che toglie le frequenze alle tv minori. Una legge fatta, ovviamente, da Berlusconi; ma che il nuovo governo finora s’è guardato bene dall’abolire.

Per Mazzeo, infine, le prospettive sono forse le più oscure. In una zona, quella di Barcellona in Sicilia – dominatissima dalla mafia, istituzionalmente gestita su basi massoniche, con pochissimi soggetti di società civile fra cui l’Associazione Rita Atria, aggredita da Nania contemporaneamente a lui – in un posto del genere, che probabilità ha Mazzeo di poter continuare a esercitare i suoi doveri di giornalista-cittadino?

Tutte queste domande sono ovviamente rivolte – come si suol dire – alle Istituzioni, specie a quelle più nuove e più brillanti quindi di perbenismo. Sono rivolte ai Colleghi Importanti (quelli cui ahimè si rivolgono i perseguitati più ingenui) ma sono rivolte soprattutto a me stesso, a te che leggi, a tutti noi che facciamo e leggiamo questo giornale libero, e gli altri giornali e siti come questo.

Ad aiutare i giornalisti veri (Giovanni, Pino, Antonio e tutti gli altri) sarà solo la Rete. La rete nel senso di Internet, che ormai dappertutto è il mezzo dove la gente arriva e di cui si fida, la rete nel senso di collegamento fra tutti noi – Antonio, Giovanni, Pino, Gian Carlo, Nando, Michela, Morgana, Norma… – che abbiamo interesse nella libertà di sapere e che ci divertiamo, pure, in questo bellissimo e umano, gioco.

E’ debole chi – secondo lui – imbavaglia e minaccia, e siamo fortissimi noi tutti che rappresentiamo l’avvenire e che siamo capaci di descrivere il mondo, di raccontare la vita di noi esseri umani. Rozzo mafioso o potente politico, ci fa solo sorridere di compatimento e di pietà.

Organizziamoci, allora, portiamo la professionalità di ciascuno in un meccanismo comune, quello che stiamo costruendo, senza grandi parole, in questi mesi. Loro sono il medioevo fanatico, noi siamo Gutenberg e Martin Lutero. Loro minacciano e ringhiano, noi sorridendo insieme costruiamo.

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Aggiornamento del 9 febbraio 2012, ore 13,15

Ricevo e pubblico la lettera di rettifica inviatami dall’on. Nania, seguita dalla mia controreplica

Al blog de “Il Fatto Quotidiano”

Egregio Direttore Peter Gomez,

Le scrivo in merito al blog di Riccardo Orioles, ospitato sul sito internet de “Il Fatto Quotidiano”, all’indirizzo: http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/rorioles/; in cui si fa riferimento ad una mia recente interrogazione parlamentare (A.S n. 4-06576), attraverso la quale avrei, secondo Orioles, sottoposto il giornalista Mazzeo a “pressioni”.  Riporto le parole di Orioles per precisare meglio: “Mazzeo, pochi giorni fa, è stato oggetto di uniniziativaper quanto mi risultasenza precedenti, e cioè di una vera e propriainiziativa politica (sotto forma di interrogazione parlamentare) contro di lui, operata da un uomo politicoil senatore Naniache si è sentito toccato dalle sueinchieste”.

Il giornalista Orioles nel suo blog,  riporta la notizia della mia interrogazione – un’attività svolta nell’esercizio del mio mandato e a difesa della verità –  e la definisce appunto “un’iniziativa senza precedenti….” e allude ad una mia presunta responsabilità e volontà nel voler “censurare” il suo collega Mazzeo.

Nell’interesse di una corretta e completa informazione, vorrei ricordare al giornalista Orioles che:

a) non è il sottoscritto che “si è sentito toccato dalle sue inchieste” ma l’amministrazione comunale di centrodestra nella quale mi riconosco.

b) la mia interrogazione  è successiva a quella del sen. Lumia del 12 gennaio 2010 (A.S. n 4-02499); la sua di attacco, la mia di difesa  ma entrambe rigorosamente legittime. Nella mia, ho semplicemente e doverosamente analizzato, punto per punto, il contenuto dell’interrogazione Lumia  e delle fonti dallo stesso ripetutamente citate;

b) il nome di Antonio Mazzeo,  come fonte e suggeritore  dell’interrogazione Lumia, non è una mia invenzione ma  è fatto, e ripetutamente,  dallo stesso sen. Lumia  nella sua interrogazione e, quindi, gli addebiti di “esposizione” vanno mossi nei riguardi del senatore predetto;

c) per quanto riguarda l’articolo di Orioles a difesa del suo collega Mazzeo, valgono, come per qualunque giornalista, le regole che disciplinano i loro doveri professionali: prima accertare la veridicità della notizia e, solo dopo, scrivere.

Le “sviste clamorose” in cui Mazzeo è incorso  sono  ben  evidenti da una lettura comparata delle due interrogazioni, mia e del sen. Lumia. (A.S 4-02499 del 12/01/10 a firma Lumia e la A.S. 4-06576 del 12/01/12  a firma Nania)

La ringrazio per aver ospitato la mia replica e spero di aver contribuito ad una più completa informazione.

Auguri di buon lavoro.

(sen. avv. Domenico Nania)

* * *

Rispondo.

a) L’on. Nania non ha nulla a che vedere con l’amministrazione di Barcellona P.G., guidata dal (cugino) sindaco Nania. E’ una buona notizia per gli (scettici) cittadini di Barcellona

b) L’interrogazione Lumia, che non attacca singoli giornalisti, segue la prassi della Camera dei Comuni, cui peraltro sarebbe difficile chiedere all’on.Nania di ispirarsi. Anche in Italia, tuttavia, non sono molti i precedenti di attacchi a singoli cronisti in atti parlamentari.

Ancora [seguendo l’alfabeto di Nania] b) “Fonte” o “suggeritore”? Sono due cose abbastanza diverse, anche se l’on. Nania non lo crede: noi giornalisti non “suggeriamo” ai politici; forniamo – a loro come a tutti i lettori – dati che alcuni di loro utilizzano ed altri no.

c) Sulle “sviste clamorose” attendo specificazioni dell’on. Nania, che verranno serenamente sottoposte a verifica come qualunque altro dato. En passant, non ho alcun bisogno di “difendere” il collega Mazzeo (in genere considerato il cronista più attento ai fatti di Barcellona), ma ritengo semplicemente validi i suoi dati e autorevoli le osservazioni che ne ricava.

Mi scuso con i lettori e con l’on. Nania per la brevità di queste precisazioni, ma dilungarsi non è tecnicamente possibile (e sarebbe scortese verso chi ci ospita) in questa sede. Naturalmente torneremo su Barcellona, sperando di convincere anche l’on. Nania che trattasi (al di là di questo o quel dettaglio, e persino della locale geografia politica in cui l’onorevole ha tanta parte) di una delle capitali di Cosa Nostra, su cui l’attenzione giornalistica non sarà mai abbastanza.

Riccardo Orioles

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