“Maestro perché usciamo?”. Stamattina poco dopo le 9,06, ora della scossa di terremoto, ho deciso io di far uscire la mia classe. Nessun allarme. Nessuna evacuazione ufficiale. A dire il vero, se non fosse per un sms e facebook, neanche mi sarei accorto del sisma. Solo la viva memoria di quanto ho visto nelle scorse settimane a L’Aquila, mi ha permesso di decidere di prendere provvedimenti che potevano mettere in sicurezza i miei ragazzi.

Resta il fatto che stamattina le scuole del nord Italia hanno avuto paura. Terrore perché chi insegna negli istituti pubblici conosce le strutture in cui lavora: vecchie, fatiscenti, non a norma. Secondo il dodicesimo rapporto “Ecosistema scuola” realizzato da Legambiente “più del 60% degli edifici sono stati costruiti prima del 1974 ovvero prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche. I comuni capoluogo di provincia, oggetto dell’indagine, hanno dichiarato di avere più del 40% delle scuole in zone a rischio sismico. Poco meno della metà delle scuole non possiede certificazioni strutturali fondamentali come il collaudo statico, l’idoneità statica e l’agibilità”.

In Italia solo il 10,30% degli edifici scolastici è stato costruito secondo criteri antisismici. Questi dati si sposano con un’altra fotografia che arriva da Cittadinanzattiva che ha rivolto a studenti e famigliari delle scuole secondarie un’indagine sulla conoscenza e sulla percezione del rischio sismico: il 38% degli studenti non sa se il proprio Comune è collocato in una zona sismica. Il 59%  ignora l’esistenza di un piano d’emergenza. Anche chi sa dell’esistenza di un piano d’emergenza non sempre sa indicare quali siano le aree di attesa individuate: il 64% degli intervistati lo ignora.

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