La home page del sito dopo il "defacement"

Anonymous sta mantenendo la promessa. Dopo la chiusura di MegaUpload e l’arresto del suo fondatore, il gruppo ha preso di mira tutti i siti che in qualche modo sono collegati al governo degli Stati Uniti o fanno riferimento a soggetti che appoggiano i provvedimenti SOPA e PIPA sulla regolamentazione-censura di Internet. L’ultimo colpo messo a segno oggi ha avuto come obiettivo il sito OnGuardOnline.gov che ha subito un defacement: al posto dell’home page è comparso un messaggio di Anonymous con tanto di video in cui si annuncia la prosecuzione delle azioni. La battaglia che incendia il Web ormai da giorni e che ha coinvolto anche il sito della CBS, caduto per una ventina di minuti domenica scorsa, è destinata quindi a proseguire.

Nemmeno i siti governativi sembrano potere nulla contro gli attacchi DDOS portati dal gruppo di attivisti conosciuti col “nome collettivo” di Anonymous. Il motivo è tecnico. Gli attacchi Distributed Denial Of Services, semplificando, consistono nel massiccio invio di pacchetti di informazioni allo scopo di mettere in crisi i server che ospitano i siti Web. Quando il traffico supera la soglia critica, il sito va offline. L’efficacia dell’attacco, quindi, è proporzionale al numero di partecipanti. I primi attacchi di Anonymous venivano eseguiti attraverso una collaborazione attiva di attivisti e simpatizzanti, che dovevano installare e utilizzare un software scherzosamente chiamato Cannone Ionico Orbitale. Oggi, invece, gli hacker hanno trovato il modo di far partecipare chiunque all’attacco attraverso il semplice clic su un link. Una modalità di “reclutamento” indubbiamente efficace, ma che ha fatto storcere il naso a molti attivisti sulla Rete, visto che in alcuni casi i link vengono postati su Twitter o nei forum senza alcuna spiegazione riguardo alla loro funzione.

Nel frattempo aumentano le proteste su Internet per la chiusura di MegaUpload. Gli utenti infuriati, però, non sono quelli che usavano il sito Web per guardare film in streaming o scaricare altro materiale pirata, ma quelli che usavano il sito per scopi legittimi. MegaUpload, infatti, rappresentava la punta di diamante di quel sistema di storage online, o archiviazione nella cloud, che molti considerano essere il futuro della Rete e che rappresenta già una realtà consolidata. Insieme a film in prima visione e brani MP3, con il blitz dell’FBI sono stati messi i sigilli a fotografie, documenti e materiale perfettamente legale che milioni di utenti hanno caricato sui server gestiti dal sito. Insomma: anche la guerra sul Web ha i suoi “effetti collaterali”.

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