Uno striscione di Militia Christi

Un’opera teatrale offensiva verso Gesù Cristo e i cristiani, accusa il Vaticano. Niente di più falso: è uno spettacolo ispirato alle Sacre Scritture, ribatte Romeo Castellucci, regista di Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, la pièce che da giorni è sotto attacco da parte di Militia Christi e altri gruppi di estremisti cattolici. Come sotto attacco è il teatro Franco Parenti di Milano, dove la rappresentazione debutterà il 24 gennaio. Con la direttrice Andrée Ruth Shamah, di religione ebraica, oggetto nei giorni scorsi di minacce. E, dopo la discesa in campo della Santa Sede, lo scontro è salito di livello.

Uno spettacolo ‘blasfemo’, lo definiscono i movimenti dell’integralismo cattolico che ne chiedono l’annullamento. Il timore delle forze dell’ordine è che a Milano possa andare in scena una replica di quanto avvenuto l’ottobre scorso a Parigi, quando la rappresentazione di Sul concetto di volto nel figlio di Cristo scatenò la reazione dei lefebvriani francesi e di gruppi di devoti ultra tradizionalisti. Con ragazzi incatenati davanti al teatro, risse, manganellate e strade adiacenti militarizzate. Del resto non sarebbe la prima volta che Militia Christi, uno dei movimenti più accaniti contro Castellucci, si renderebbe protagonista di atti eclatanti. I suoi militanti ogni 20 settembre partecipano a Roma alle celebrazioni per la breccia di Porta Pia con striscioni polemici per commemorare i caduti dello Stato Pontificio.

Vicina all’organizzazione di estrema destra Forza nuova, Militia Christi in passato si è resa protagonista anche di iniziative contro il Gay pride. Come nel luglio 2010, quando vicino al Colosseo, per contestare la manifestazione del mondo Lgbt (lesbian, gay, bisexual e tran gender), ha appeso un manifesto con la scritta “Gay Pride: diritti alla perversione”. Frequenti anche le iniziative contro quelli che il movimento definisce “omicidio-eutanasia” e “omicidio-aborto”. Con un’aggressione, questa l’accusa di alcuni membri del Pd della Capitale, quando nell’ottobre 2010 dopo l’approvazione di un ordine del giorno sui consultori, ci fu “il lancio di volantini, sedie e insulti al grido di ‘abortisti e assassini'”.

Le battaglie di Militia Christi sono simili a quelle portate avanti dagli altri gruppi ultra cattolici che ora attaccano Un concetto di volto nel Figlio di Dio. Nell’elenco riportato dal sito riscossacristiana.it, che dà anche conto anche di alcune azioni legali già avviate contro lo spettacolo, ci sono per esempio il gruppo anti abortista Comitato no 194 e Ora et labora in difesa della vita, movimento che il 25 novembre commemora ogni anno quello che sarebbe il compleanno di Eluana Englaro, se fosse ancora in vita.

Attacca Castellucci anche il “blog cattolico non secolarizzato” Pontifex. Lo stesso che lo scorso dicembre ha definito “segno della giustizia divina contro il libertinaggio” la morte di un operaio che stava montando il palco per il concerto di Jovannotti a Trieste. E non si è tirato indietro Roberto de Mattei, che nel marzo 2011 definiva, da vice presidente del Cnr, lo tsunami giapponese “voce della bontà di Dio”. E che ora parla di Castellucci come di un autore italiano “il cui nome merita di essere consegnato alla vergogna della storia”.

Ma cosa fa tanto infuriare gli ultras religiosi? Protagonisti di Sul concetto di volto nel Figlio di Dio sono un padre, vecchio e incontinente, e suo figlio, che lo accudisce e lo pulisce dalle feci per tutti i 50 minuti dello spettacolo. Sullo sfondo una gigantografia del volto di Cristo, come lo dipinse Antonello da Messina. A fare infuriare i gruppi oltranzisti è in particolare una scena, che in realtà nella rappresentazione in programma a Milano è stata tagliata per ragioni logistiche. I ragazzini che dovrebbero lanciare finte granate contro l’immagine di Gesù, infatti, tutti insieme sul palco non ci stanno. E in ogni caso “si tratta di bombe giocattolo – ha spiegato Castellucci – E’ un gesto innocente portato da innocenti. L’intenzione è quella del bambino che vuole tutta per sé l’attenzione del genitore distratto”. Ma questo non basta a placare gli estremisti cattolici, secondo cui nella recita presentata in altre città europee le granate erano in realtà escrementi, come proverebbe l’odore diffuso in platea in quel momento.

Una scena definita ‘blasfema’ pure da padre Giovanni Cavalcoli, teologo del convento San Domenico di Bologna, che l’8 gennaio scorso ha inviato una lettera al Papa per segnalare il rischio di possibili “danni della libertà religiosa, dell’ordine sociale, dei minori, della dignità dell’arte e del buon costume”. E ha ipotizzato “gli estremi di un reato passibile di sanzione penale a norma delle leggi dello Stato”. La risposta della Santa Sede, a firma di monsignor Peter Wells, numero tre della Segreteria di Stato vaticana, è stata diffusa giovedì scorso: “Sua Santità auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio e i Santi e i simboli religiosi incontri la reazione ferma e composta della comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi pastori”.

La lettera di Wells è stata seguita da una nota del direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che parla di un’opera “offensiva delle convinzioni religiose dei cristiani”. E appoggia la posizione della Curia milanese, che una settimana fa ha bacchettato il teatro Franco Parenti, chiedendo “una maggiore attenzione al momento della programmazione degli spettacoli” e il rispetto “di quanti vedono nel volto di Cristo l’incarnazione di Dio, la pienezza dell’umano e la ragione della propria esistenza”. Lombardi ribadisce poi la necessità di una “reazione ferma e composta della comunità cristiana”.

Ma è proprio l’appello alla compostezza che rischia di non essere accolto dai movimenti più estremisti. Come provano le minacce arrivate nei giorni scorsi al teatro Franco Parenti. Messaggi il cui tenore ha messo in guardia la Digos. Con il timore che le proteste, la sera dell’inaugurazione, non si limitino alla recita collettiva di un rosario, che nei giorni successivi sarà seguita dalla celebrazione di una messa riparatrice.

Castellucci rimanda ogni accusa ai mittenti. E contrattacca. In un’intervista di oggi su La Stampa sostiene: “Ci troviamo davanti a una specie di ‘fatwa’ cristiana e la cosa è gravissima. Una cultura che vuole tornare all’inquisizione e alla censura dell’arte”. E ancora: “E’ grave che la Chiesa dia retta a chi processa le intenzioni senza aver visto la pièce, attaccando violentemente attori e spettatori. Minacciando la libertà di pensiero. Rifiutando il dibattito. Considerando nemici tutti coloro che parlano del volto di Cristo fuori dagli stereotipi”. Parole che si aggiungono a quelle dei giorni scorsi, quando il regista ha parlato di un’opera ispirata alle Sacre Scritture. Dove un figlio che lava il padre incontinente non è altro che un atto d’amore ispirato al quarto comandamento: onora il padre e la madre.

Analoghe le valutazioni sullo spettacolo da parte di Andrée Ruth Shammah, che ha ricevuto l’appoggio dell’assessore milanese alla Cultura Stefano Boeri. Nel tardo pomeriggio di ieri la direttrice del Franco Parenti ha deciso di non fare slittare l’inizio della programmazione, dopo che per tutto il giorno era stata valutata l’ipotesi di un rinvio, per cercare un dialogo con il cardinale di Milano Angelo Scola. E portare sul palco uno spettacolo che “non ha nulla di blasfemo”, senza che ci siano disordini. Come non ce ne sono stati ad Atene, Londra, Oslo, Mosca. E persino a Roma, lo scorso novembre. Quando l’opera è andata in scena a pochi chilometri dalla Santa Sede.

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