Ci mancherebbe: Roberto Saviano può anche non piacere, ognuno è libero di pensare ciò che vuole dei suoi libri, dei suoi articoli o dei suoi interventi in tv. Ma qua non di questo parliamo, non di una questione di gradimento, ne’ tantomeno letteraria o estetica.

Ieri la città di Milano ha conferito allo scrittore la cittadinanza onoraria. “Di tutte le cose che mi potevano capitare nella vita non avrei mai immaginato un giorno di diventare milanese” ha detto lui all’apertura della cerimonia”. È proprio da Milano, ha aggiunto, “che può partire la resistenza alle organizzazioni criminali, ancor più che dal Sud”. In un paese schiacciato dalla criminalità organizzata, c’è qualcuno che può non essere d’accordo con queste parole? No, direbbe qualsiasi persona per bene, ancora di più all’indomani dell’arresto di Massimo Ponzoni (già assessore di Formigoni e ora accusato di corruzione, bancarotta e di aver preso soldi dalla ‘ndrangheta per finanziarsi la campagna elettorale).

Eppure, c’è chi è riuscito ad attaccare Saviano per il solo fatto che la città (tra l’altro all’epoca di Letizia Moratti) avesse deciso assegnargli il riconoscimento. Aveva comiciato a spararee ad alzo zero Davide Boni, leghista e presidente del Consiglio regionale lombardo. Saviano, aveva detto Boni il 13 gennaio, “non rappresenta in alcun modo la città di Milano” e conferirgli la cittadinanza onoraria è “un’iniziativa prettamente demagogica e chiaramente politica”. Se Boni faceva sapere che non avrebbe presenziato alla cerimonia, a breve giro sulla stessa questione Formigoni aveva fatto il vago da pari suo: “Io neppure sono stato invitato…”.

Per carità, niente di nuovo. Già lo scorso giugno il Comune di Pavia aveva negato la cittadinanza onoraria all’autore di Gomorra. La proposta del Pd non aveva ottenuto i 2/3 dei voti dell’assemblea necessari e il sindaco Alessandro Cattaneo, del Pdl, aveva avvallato il voto: “Mi pare più un uomo di parte che, invece, di tutte le parti come dovrebbe essere chi si batte contro la mafia”. Ieri, alla fine, a Milano la Lega ha disertato la cerimonia. Il Pdl invece, che aveva annunciato forfait, si è fatto vedere nelle vesti dal consigliere Giulio Gallera e dal presidente del consiglio provinciale Bruno Dapei (Formigoni era assente). Il commento di Saviano su queste assenze è stato sibillino: “E’ un gesto coerente, quando si va a difendere Nicola Cosentino è molto difficile essere qui stasera”. E ha aggiunto un’altra cosa importante: “Io non sono un vessillo di una parte, le battaglie antimafia sono trasversali per definizione”.

Dovrebbe essere così, in effetti, se la Lega e buon parte del Pdl non se la fosse legata al dito. Colpa di “Vieni via con me” e del famoso monologo sulle ‘ndrine al Nord. Avete presente molti servizi televisivi sulla mafia? Nei paesi tenuti in scacco ad alto tasso mafioso, inquisiti e accusati danno sempre la stesse risposte ai giornalisti: “la mafia non esiste”,  “siete voi che l’avete invetata”, “io non so niente”. La Lega ugualmente, rimuove, sembra quasi voler negare l’esistenza della cosche al nord. Come se se le fosse inventate Saviano. E lui, che gli rinfresca la memoria a ogni pie’ sospinto, non può che far loro antipatia.

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