Polizze, sinistri e assicurazioni non saranno più affar dei Ligresti, professione immobiliaristi di rango a Milano. La famiglia di origini siciliane, da decenni nel settore con il gruppo Fondiaria- Sai, ha accettato di farsi da parte dopo mesi di pressing da parte dei grandi creditori. Il suo posto sarà preso da Unipol, scesa in campo con lo scopo di creare una maxi aggregazione nel settore che sarà seconda solo alle Generali. La famiglia e la società bolognese di proprietà delle Coop rosse hanno stretto ieri in tarda serata un accordo definito al momento “non vincolante”, che andrà in porto solo qualora la Consob escluda l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto (opa) su Fondiaria Sai. Le parti hanno preso tempo fino al 27 del mese per verificare questa condizione.

Il disegno di riassetto è molto complicato in quanto coinvolge anche la holding quotata Premafin, capogruppo dei Ligresti e al vertice dell’impero assicurativo, e l’altra controllata Milano Assicurazioni. In sostanza Unipol per 76,9 milioni di euro (ovvero 0,3569 euro per azione, ben superiore al valore attuale delle quotazioni alla chiusura di ieri) acquisirà il 51,3% di Premafin da Salvatore Ligresti e dai figli Jonella, Paolo e Giulia e in seguito lancerà un opa su questa società. Una volta conquistata si adoprerà per sottoscrivere pro quota l’aumento di capitale da 750 milioni di euro che la controllata Fondiaria Sai ha messo in campo dopo le maxi perdite emerse nel 2011 e in seguito procederà a un’interazione a quattro (forse una fusione vera e propria) che coinvolgerà quindi anche Milano assicurazioni. L’operazione, molto complessa, si è resa necessaria per liquidare completamente i Ligresti i quali in contropartita al loro addio hanno firmato un patto con Unipol che fa divieto di intraprendere nuove avventure nel campo assicurativo per i prossimi 5 anni.

Chi ci guadagna e chi ci perde da questo riassetto? Non è semplice districarsi tra tutti i fili che si intrecciano in questa difficile partita. Ma si può tentare un primo ragionamento. Unipol innanzitutto, con la conquista di Premafin (costo previsto totale 150 milioni di euro) si accollerà anche i circa 320 milioni di debito in carico a questa società, ai quali dovrà aggiungere i soldi per il successivo aumento di capitale che servirà poi a Fondiaria – Sai, di cui Premafin detiene circa il 35 per cento. Secondo gli analisti finanziari di Intermonte (gruppo Mps) Unipol stessa avrà bisogno di un aumento di capitale da 7-800 milioni di euro, metà del quale appannaggio delle Coop rosse tramite la finanziaria Finsoe, per far fronte a tutti questi impegni e mantenere nel contempo una dotazione di capitale adeguata al volume di polizze emesse. In cambio di questo impegno finanziario importante in tempi di crisi come questi, però, il nuovo gruppo avrà ben il 31 per cento del mercato danni italiano e il 10 per cento di quello delle polizze vita. Una concentrazione, va detto, che sommata a quella di Generali e Allianz potrebbe portare a un restringimento della concorrenza sulla quale l’Antitrust e l’Isvap dovranno molto vigilare in futuro. A perdere sarebbero i consumatori in questo caso, già provati da alte polizze .

A guadagnarci saranno anche la grandi banche creditrici Fondaria, in primis Mediobanca esposta per un miliardo di euro nella società (e per 400 milioni in Unipol) che nella futura aggregazione avrà maggiori garanzie di non dover svalutare quei crediti, così come Unicredit (500 milioni di euro di esposizione complessiva), che di Fondiaria era diventata azionista con il 7 per cento circa per aver dovuto convertire parte dell’esposisione in azioni vista l’impossibilità di riaverli indietro. Le due banche hanno avuto un ruolo fondamentale nel convincere i Ligresti a mollare. Un risultato che permette a Unipol di entrare nel giro grosso della finanza italiana a 7 anni dalla mancata scalata alla Bnl, quella del: “Allora, abbiamo una banca?” di fassiniana memoria.

Per i Ligresti finisce un’era, ma usciranno con la risistemazione di tutti i debiti anche di Sinergia e Imco, le finanziarie non quotate a monte della stessa Premafin, che avevano un fardello di 300 milioni di euro da sole, molti dei quali erogati da Unicredit. Senza più proprietà ,e pian piano fuori da tutti i salotti buoni della finanza italiana, chissà da dove ricominceranno? All’interno del cda di Fondiaria siede tra gli altri anche Vincenzo La Russa, ex senatore e fratello maggiore dell’ex ministro della Difesa Ignazio, che dovrebbe ragionevolmente uscire dal cda una vola completato il riassetto.

Per gli azionisti di minoranza delle aziende coinvolte non saranno invece tutte rose e fiori. Innanzitutto perché la mancata opa su Fondiaria e Milano assicurazioni non permetterà loro di monetizzare a un prezzo prestabilito e magari con un premio interessante la partecipazione. D’altro canto, però, otterranno azioni di una nuova società che ha una solidità ben diversa da quella attuale e con speranze di rifarsi in futuro dopo il crollo degli ultimi tempi, con quotazioni da pre fallimento. In secondo luogo gli azionisti di minoranza di Unipol, stando almeno agli analisti di Intermonte, avranno da ridire in quanto la società si fonderà con altre che versano in condizioni peggiori e il riassetto del nuovo gruppo, di cui pagheranno anche parte delll’aumento di capitale, peserà sull’entità dei dividendi dei prossimi anni. In sostanza dovrebbero guadgnare meno.

In mattinata i titoli Fondaria e Milano sono schizzati al rialzo , oltre a quelli Premafin oggetto di opa sicura. In positivo anche i titoli Unipol.

Per le Coop rosse è l’occasione della vita per sedersi ai futuri tavoli della finanza che conta, con un esborso iniziale importante ma non impossibile per la capacità di fuoco del sistema, un vero forziere superiore ai 10 miliardi di euro grazie al prestito soci, e poco tassato per la forma cooperativa, come ha anche ricordato in passato l’arci concorrente Bernardo Caprotti di Esselunga.

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