Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, ha consegnato ai leader degli Stati membri la bozza per il trattato sull’unione fiscale, elaborato dalla Germania a dicembre. Nei prossimi giorni i governi dovranno visionarla e negoziarla, in vista dell’incontro del 30 gennaio. Se questa versione del documento (che contiene le nuove regole sul rigore finanziario) sarà ratificata da almeno 12 paesi dell’euro, entrerà in vigore dal 2013.

Per l’Italia buone notizie, visto che i parametri più stringenti per l’abbattimento del debito pubblico saranno operativi dal primo gennaio 2014 e slitteranno di un anno rispetto al precedente testo. La bozza ridimensiona il ruolo della Corte di giustizia europea: in caso di ratifica i governi non potranno più denunciare i paesi che non applicano le regole sul rigore finanziario, ma potranno portare di fronte ai giudici solo i paesi che non avranno inserito nella loro legislazione l’obbligo di azzerare il deficit. Salta, in questo modo, il pareggio di bilancio in Costituzione, ammorbidito all’obbligo di inserirlo “nella legislazione nazionale, preferibilmente per via costituzionale”. Accolte quindi le istanze dei paesi come la Danimarca che avevano fatto presente all’Unione che i cambiamenti nella Carta implicavano un voto nazionale.

Nel testo si esplicita che saranno previste attenuanti per la riduzione dei debiti pubblici degli Stati e anche questo giova al governo Monti che senza ammorbidimenti nei criteri avrebbe dovuto tagliare almeno 40 miliardi di euro l’anno. Ed è stata eliminata dal testo precedente la regola che prevede sanzioni automatiche per i paesi che non riusciranno a ridurre il loro debito in maniera “non ritenuta soddisfacente” dall’Ue.

L’unico punto della bozza che non soddisfa il governo italiano – e che sarà dibattuto in questi giorni dal Presidente del consiglio Mario Monti con la cancelliera tedesca Angela Merkel – riguarda l’abbattimento delle barriere oltre Europa per permettere di far operare aziende e lavoratori dei vari paesi membri, all’estero. Monti è uno dei maggiori sostenitori di questa linea che ritiene fondamentale per rilanciare l’economia di tutta l’Eurozona. La Germania resta refrattaria, invece, perché insiste per mantenere il trattato limitato alle regole di rigore e di abbattimento dei deficit.

Il documento si conclude ricordando che le nuove regole potranno essere ratificate da tutti i paesi che lo richiederanno: una norma, questa, scritta ad hoc per la Gran Bretagna, rimasta fuori dalla riscrittura della governance europea dopo il summit di dicembre, Così, si auspica, il regno di sua maestà potrà ripensare la sua posizione.

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