L’eccezione che avrebbe raso al suolo il processo sul complotto in Calabria ai danni di Luigi de Magistris l’ha avanzata l’avvocato Gaetano Pecorella, difensore dell’ex sottosegretario Udc-Pdl Pino Galati. Secondo il legale, il Tribunale di Salerno avrebbe dovuto interrompere la testimonianza dell’ex pm di Why Not e Poseidone, in base al principio giuridico dell’incompatibilità dei magistrati a deporre nell’ambito dei loro procedimenti. Perché sollevare l’eccezione solo ora, quando è la quarta volta che il sindaco di Napoli viene in aula a rispondere alle domande dei pm Rocco Alfano e Maria Chiara Minerva? “Perché finora il dottor de Magistris aveva parlato di vicende che ruotavano intorno ai suoi procedimenti, ma erano esterne agli stessi. Ora invece sta deponendo sugli atti istruttori delle inchieste da lui condotte” ha risposto Pecorella mentre i giudici erano in camera di consiglio.

La Prima Sezione Penale del Tribunale presieduta da Gaetano De Luca (giudici a latere Fabio Zunica e Marilena Albarano) ha impiegato quindici minuti per respingere l’opposizione, disinnescando il missile: perché quello in corso a Salerno è un processo diverso da quello sui fatti di Why Not e Poseidone. Quello in corso è il processo al tentativo – riuscito – di sottrarre a de Magistris Why Not e Poseidone, le indagini più scottanti sulla malversazione dei finanziamenti europei in Calabria e sul grumo di potere di politici, imprenditori e magistrati legati da rapporti di amicizia e di interesse che avrebbero tramato per neutralizzare quelle inchieste. Proprio in seguito a queste vicende l’ex pm si è dimesso dalla magistratura ed è entrato in politica. Prima da europarlamentare Idv e poi da sindaco di Napoli.

Per quattro ore de Magistris ha svestito i panni di primo cittadino per tornare a vestire quelli di testimone e parte civile del processo. Nell’udienza di oggi, tra continue acquisizioni di memorie, decreti di perquisizione e avvisi di garanzia made in Catanzaro, ha approfondito il ruolo di una certa stampa calabrese, che a suo dire sarebbe stata utilizzata dai magistrati a lui ‘nemici’ per delegittimare le sue inchieste, depotenziarle attraverso indiscrezioni mirate, e nutrire di argomenti interrogazioni parlamentari e ispezioni ministeriali. De Magistris ha illustrato circostanze e curiosità fissate in quelle ‘autorelazioni’ – memorie a sua firma – con le quali l’ex pm aveva l’abitudine di appuntare e ricordare a se stesso le anomalie e le stranezze in cui si imbatteva durante le indagini e nei rapporti coi vertici dell’ufficio della Procura. E in particolare con il capo Mariano Lombardi e con l’aggiunto Salvatore Murone, entrambi rinviati a giudizio (Lombardi nel frattempo è deceduto). Rivelando di aver avuto dai colloqui con il procuratore generale dell’epoca, Domenico Pudia, dai quali si sarebbe reso conto che anche Pudia avrebbe percepito l’esistenza di qualcosa di strano dietro le ispezioni e le interrogazioni parlamentari che miravano a colpire la sua azione.

De Magistris ha sventolato la fotocopia di una pagina de Il Domani del 21 maggio 2006. Che ritraeva Mariano Lombardi seduto tra le prime file di un cinema alla presentazione della candidatura a sindaco di Catanzaro dell’Udc Mario Tassone, insieme al parlamentare azzurro Giancarlo Pittelli e a Pino Galati. Indagati in Poseidone, fascicolo di cui Lombardi era coassegnatario con lo stesso de Magistris. Inchiesta che vedeva Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, il partito di Tassone, anch’egli sotto indagine (verrà poi archiviato). Riposto l’articolo de Il Domani, la rassegna stampa di de Magistris è proseguita con un ritaglio della Gazzetta del Sud riportante la notizia di Lombardi e Murone presenti a una cena di gala con il Governatore azzurro della Calabria Giuseppe Chiaravallotti, un altro indagato di Poseidone. “Del resto – dichiara de Magistris – Lombardi non ha fatto mai mistero che la sua area politica era quella e di essere amico di Pittelli”. Amicizie e relazioni tra controllori e controllati, tra magistrati e indagati. Frequentazioni inopportune, secondo de Magistris. “Espressi il mio disappunto a Lombardi, per questo e per le continue fughe di notizie”.

Tra le domande, una su come il superpoliziotto Gioacchino Genchi è diventato consulente di de Magistris: “Avevo bisogno – spiega l’ex pm – di un esperto in grado di ricostruirmi attraverso i tabulati i rapporti tra gli indagati. Stava emergendo una vicenda associativa – ipotizzai l’associazione per delinquere e la violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete – e bisognava annotare le relazioni, i contatti, ma anche localizzare i luoghi, visto che stavano uscendo fuori movimenti finanziari in istituti bancari del nord Italia. Non conoscevo Genchi, non l’avevo mai visto prima. Le mie erano indagini che necessitavano della massima riservatezza, c’erano poi continue fughe di notizie, avevo quindi bisogno di un tecnico esterno. Raccolsi informazioni su Genchi, e siccome erano buone, gli conferii l’incarico. Lui ha ufficio a Palermo, comunicavamo via email le procedure di lavoro e di acquisizione dei tabulati. Insieme al consulente Savona, esperto di materie economiche e finanziarie, Genchi ebbe un ruolo molto importante nel rafforzare le indagini che stavamo eseguendo”.

Si arriva alla ‘secretazione’ in cassaforte dell’iscrizione al registro degli indagati di Pittelli e dell’avvocato del suo studio Pierpaolo Greco, il figlio della seconda moglie di Lombardi. Procedura che costò a de Magistris diversi problemi di natura disciplinare. “Mi rendo conto che fu una procedura anomala, ma decisi di agire così per tutelare la riservatezza delle indagini. Eppoi c’era un precedente, che mi fu spiegato dai magistrati di Napoli presso i quali sono stato uditore, Rosario Cantelmo e Nicola Quatrano, che utilizzarono questa procedura per una loro inchiesta delicata. Non inserii l’iscrizione nemmeno nel Rege (il registro informatico) perché avrebbe significato rivelarla in tempo reale agli indagati. Ricordo di aver visto una volta Pittelli in un ufficio Gip con la schermata Rege aperta e lui che la consultava”. Si prosegue il 25 gennaio.

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