Un piccolo, ma essenziale, terremoto demografico è in corso tra la costa del Mediterraneo orientale e il fiume Giordano, nell’area che, secondo i punti di vista, si può chiamare ‘Palestina storica’ o ‘Grande Israele’. A fine dicembre, i due uffici nazionali di statistica, quello dell’Autorità nazionale palestinese e quello di Israele, hanno pubblicato i risultati annuali dell’andamento demografico. E ci sono diverse sorprese.

Il Palestinian central bureau of statistics ha diffuso il 26 dicembre scorso i dati sulla popolazione palestinese nel mondo. Secondo i ricercatori, i palestinesi sono complessivamente 11,22 milioni, di cui 4,23 milioni sono nei Territori palestinesi, rispettivamente un milione e seicentomila a Gaza e 2,6 milioni in Cisgiordania; 1,37 milioni sono in Israele; 4,99 negli altri paesi arabi e 636 mila nel resto del mondo.

Su 100 abitanti dei Territori palestinesi, 44 sono considerati rifugiati, con una sensibile differenza tra la Cisgiordania (42 su 100) e la Striscia di Gaza (58 su 100). L’ufficio nazionale di statistica dell’Anp registra anche un continuo e stabile calo della natalità, che nel 2010 è stata in media di 4,2 figli per donna, rispetto ai 6 del 1997. Tanto per avere un termine di paragone, in Italia la media è meno di due figli per donna.

Tre giorni dopo i dati palestinesi, anche il Central Bureau of Statics di Israele ha pubblicato i suoi dati. La popolazione totale di Israele è di 7,8 milioni di abitanti, di cui 5,9 ebrei, 1,6 milioni arabi e 325 mila classificati come “altri”.

Se i numeri sono corretti, tanto quelli dell’una quanto quelli dell’altra parte, bisogna notare che i dati israeliani attribuiscono agli “arabi” che vivono in Israele (cioè i discendenti dei palestinesi rimasti nei confini dello stato israeliano dal 1948 in poi), quasi 300 mila persone in più rispetto a quanto non facciano i dati palestinesi. Nonostante questa differenza, peraltro non piccola, i dati dei due censimenti convergono sul tema di fondo: tra il Giordano e il Mediterraneo, molto presto le due popolazioni (ebrei israeliani e palestinesi al di qua e al di là del confine) saranno numericamente equivalenti. Lo sottolinea il rapporto dell’ufficio di statistica palestinese, nell’ultimo paragrafo: «Il numero dei palestinesi nella Palestina storica, alla fine del 2011, era di 5,6 milioni. Il numero degli ebrei nella Palestina storica era di 5,8 (100 mila in meno rispetto ai dati del censimento israeliano, ndr). Basandosi sulle stime del Dipartimento di statistica israeliano per il 2012, il numero di palestinesi ed ebrei sarà di 6,3 milioni ciascuno per la fine del 2015, se i tassi di crescita attuali rimangono invariati. Tuttavia, il numero dei palestinesi nella Palestina storica arriverà a 7,2 milioni entro la fine del 2020, rispetto a 6,8 milioni di ebrei».

Secondo alcuni esponenti dell’establishment israeliano, però, questi numeri sono falsati. Il quotidiano israeliano Haaretz riporta i commenti di Yoram Ettinger, funzionario del ministero degli Esteri e già responsabile delle relazioni con il Congresso, presso l’ambasciata israeliana di Washington. Secondo Ettinger, il numero dei palestinesi nella Striscia di Gaza è gonfiato di almeno 300 mila unità, quello dei residenti in Cisgiordania almeno di un milione e i dati sul tasso di natalità palestinese vengono alzati, senza considerare, nelle proiezioni per i prossimi anni, l’aumento di natalità in Israele. Un aumento che peraltro riguarda soprattutto la popolazione ultraortodossa e i coloni e quindi pone altri problemi alla complessa società israeliana, come le tensioni di queste ultime settimane dimostrano.

Le tesi di Ettinger sono invece convincenti per il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu che ancora a settembre dell’anno scorso ripeteva che Israele «non vuole governare su un milione e mezzo di palestinesi», riferendosi alla Cisgiordania (o Giudea e Samaria nel suo linguaggio). Un modo, scrive su Haaretz Barak Ravid, per ignorare i fatti demografici che dovrebbero invece indurre entrambe le parti a un negoziato ben più serio e costruttivo.

di Joseph Zarlingo

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