Mai più animali costretti ad esibirsi nei circhi, a subire addestramenti con scariche elettriche, vite itineranti al freddo, in gabbia e in catene, al seguito del carrozzone circense di turno. Questo il messaggio che le associazioni Animalisti Italiani, Lav – Lega Antivivisezione e Salviamo gli orsi della Luna di Bologna hanno lanciato nel weekend di Capodanno con l’esibizione di cartelli e slogan di fronte all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno, sede dello spettacolo del Circo di Mosca – David Orfei.

Stessa cosa avevano fatto gli attivisti di Oipa poco prima di natale a Ferrara contro il circo Orfei che si era attendato nel capoluogo estense dopo aver ottenuto dal Tar l’annullamento dell’ordinanza ‘anti Circo’ approvata un anno fa dal sindaco Tagliani, e come faranno il 7 gennaio 2012 i sostenitori di Enpa Parma protestando davanti all’entrata del circo di Donna Orfei a Ravadese (Pr).

Al centro della protesta l’inumano e antinaturale trattamento degli animali nei circhi italiani: “Qualunque persona intelligente che abbia visto anche solo un documentario su questi animali in natura intuisce che non è possibile farli alzare sulle gambe o saltare da uno sgabello all’altro, senza averli terrorizzati – hanno dichiarato al sito estense.com i sostenitori di Oipa Ferrara che avevano protestano fuori dal tendone quindici giorni fa – i domatori piegano la volontà degli animali attraverso violenze e privazioni, quelli che sostengono il contrario facciano vedere i loro metodi, dal momento in cui l’animale arriva al circo, non domato, al momento in cui lo piegano alla propria volontà”.

“Un orso che sfreccia su una bicicletta, un elefante che con enorme sofferenza concentra tutto il suo peso di pachiderma su una sola zampa, una tigre in groppa a un cavallo sono numeri che si possono trovare senza fatica sotto un qualunque  tendone da circo – spiegano le associazioni bolognesi – ma che è il momento di considerare, come scritto nella Dichiarazione dei diritti degli animali proclamata dall’Unesco, in tutto il loro potenziale di violenza perché sottopongono gli animali a stress psicofisici dannosi”.

Proclama a cui ben sedici paesi europei hanno già risposto con la costruzione di un importante e innovativo percorso legislativo in materia e che in Italia ha visto nel 2008 la presentazione in Parlamento della proposta di legge dell’onorevole Giammarco (Pdl), “Norme per la graduale dismissione dell’uso degli animali da parte dei circhi e per il sostegno allo spettacolo circense”.

Su quest’onda, in Emilia Romagna, si situano molti comuni virtuosi che vietano di fatto l’attendamento ai circhi e che prevedono l’utilizzo di un gran numero di specie selvatiche ed esotiche: Bologna, San Lazzaro, San Giovanni in Persiceto e Medicina. “Molti comuni italiani sono in prima linea nel promuovere un circo che sia performance acrobatica e magia corporea – afferma Annalisa Amadori della Lav Bologna – e che non abbia nulla a che fare con gabbie anguste, addestramenti violenti, catene, lunghi viaggi, temperature inadeguate, causa per gli animali di gravi patologie, stress e terrore”.

“La potente lobby dei circhi è riuscita ad essere esente dalla legge che dal 1996 vieta in Italia la detenzione di animali come le tigri, appartenenti alla lista di fauna ‘pericolosa’ – chiosano gli attivisti di Oipa Ferrara – tutta questa sofferenza è inutile ed è un retaggio obsoleto di tempi in cui l’uomo non aveva ancora sviluppato il rispetto della dignità dell’essere umano, e di conseguenza nemmeno verso gli animali. L’insegnamento che viene dato ai bambini che assistono a questo tipo di ‘spettacolo’ è lo sdoganamento della violenza e del sopruso, oltre a mostrare gli animali completamente snaturati e decontestualizzati dal loro habitat”.

Articolo Precedente

Ippica, anno zero: Bologna ha già chiuso. Gli altri ippodromi in sciopero a oltranza

next
Articolo Successivo

Parma, richiesta di pizzo al sexy disco. Ipotesi di associazione mafiosa

next