In attesa che passino le ferie e che il pittore Spadoni sia di nuovo attivo e vigile, mi riposo. Erigo librerie, leggo saggi sul denaro, insomma faccio quelle cose che si fanno in attesa che scoppi la guerra in Iran. Ma l’inerzia si rompe ascoltando una improvvida intervista di Giampaolo Pansa al tg2, il giorno della morte di Giorgio Bocca. poche frasi sgradevoli, seguite da un servizio astioso e inutile, soprattutto a bara ancora aperta.

Non conoscevo Bocca se non per libri e interviste in tv, ma non mi è mai sembrato meritare un simile accorato disprezzo. Oltretutto, dei defunti illustri almeno le prime 24 ore è buona educazione parlar bene. E quindi, interrogatomi sul perchè della stizzosa reazione, ho composto questo pensierino sulle dichiarazioni di Pansa, che molto tempo fa vidi parlare in pubblico, e che non mi fece una buona impressione.

È morto Bocca. il Tg 2 nostrano,
con pensata geniale,
intervista un signore molto anziano,
un suo vecchio rivale:
il signor Pansa. Ascolto, e mi figuro
un’antica eleganza:
cosa dirà del morto il morituro,
il signor Pansa?

Il signor Pansa dice che in sostanza
Bocca era un suo nemico,
e quindi non ne sente la mancanza
nemmeno un poco.
Ma lo dice cosi sgradevolmente,
con maleducazione,
che sembra quasi un modo commovente
di chiedere attenzione.
Pansa sa che al medesimo momento,
di lui non ci sarà
che un breve, fugacissimo memento:
lo si ricorderà
tra quelli che cambiarono bandiera
per orgoglio ferito,
non avendo trovato un babbo vero
dentro il Partito.
Per cui, con petulanza irriverente,
ne espose i panni sporchi,
elaborando puntigliosamente
varie novelle d’orchi.
Ma non è bello sputare sui morti,
e non ce n’è motivo:
se ce n’è uno, e ce ne siamo accorti,
è sputare sui vivi.
Si dirà che fa parte dello stile
di un uomo esasperato:
ma in sostanza risulta un gesto vile
verso chi se ne è andato.
Pensavo Pansa fosse quel che appare
a una prima impressione:
un egocentrico da tollerare,
un rosicone,
una mezza figura come molte
di una generazione
che fa dell’ambizione non risolta
un’ossessione.
Ma mi mancava, molto francamente
Quest’altra spiegazione:
Che fosse, molto più semplicemente,
“’Nu cafone”.

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