Il ministro della Giustizia Paola Severino

”Io non ho mai escluso che l’amnistia e l’indulto siano dei mezzi che contribuiscono ad alleviare l’emergenza carceri, ma ho sempre detto che non sono dei provvedimenti di matrice governativa: se questa indicazione verrà dal Parlamento io non la contrasterò”. Così il ministro della Giustizia Paola Severino apre uno spiraglio sull’aministia – un provvedimento molto richiesto dai detenuti e dalle associazioni che ne difendono i diritti – spiegando in conferenza stampa le misure contenute nel decreto ‘svuota carceri’. Decreto approvato dal Consiglio dei ministri oggi pomeriggio insieme ad alcune misure per velocizzare la giustizia civile.

Il ‘pacchetto’ prevede diverse misure normative per cercare di risolvere il problema del sovraffollamento: i detenuti potranno scontare agli arresti domiciliari gli ultimi 18 mesi di carcere. Si tratta dell’estensione della norma già approvata da Alfano che consentiva gli arresti domiciliari per gli ultimi 12 mesi di pena. La misura scadrà, come già previsto, nel dicembre del 2013. “Abbiamo potuto raccogliere soltanto poche norme – spiega la Severino – quelle riferibili ai due limiti richiesti: la prima parte è dedicata alla risoluzione di un fenomeno apparentemente banale ma molto numeroso, quello delle cosiddette ‘porte girevoli’. Vi sono circa 21 mila detenuti l’anno che entrano ed escono dal carcere nel giro di tre giorni – ha proseguito – Abbiamo pensato a una soluzione nella quale il soggetto arrestato” per reati di “un’offensività limitata” venga portato direttamente dalla polizia giudiziaria in luoghi di custodia. Il magistrato, entro 48 ore, deciderà se “convalidare o meno l’arresto e decidere se restituire alla libertà la persona, mandarla ai domiciliari o al carcere senza passare per le inutili faticose e a volte mortificanti ritualità di un ingresso in carcere che al 90% dei casi si risolve in una uscita dopo tre giorni”.

Il decreto prevede l’incremento da parte dello Stato di 57 milioni di euro per l’anno 2011 per far fronte alle esigenze dell’edilizia carceraria. “Sarà mia cura  – ha assicurato il Guardasigilli – che questo denaro sia speso nel migliore dei modi soprattutto per completare opere che sono a buon punto”. Inoltre, viene messo in conto “un sistema di detenzione non carceraria per pene non superiori ai 4 anni, con la reclusione nella propria abitazione o in altra privata dimora. “Si passa dal sistema cautelare preventivo – ha spiegato il ministro – al sistema penale vero e proprio, prevedendo accanto alla sanzione della reclusione la reclusione domiciliare, con la prescrizione di particolari modalità di controllo: non dei mezzi elettronici, che non ritengo opportuno attivare perché devono ancora essere sperimentati e dimostrare di avere costi inferiori alla detenzione carceraria”. Nasce poi la ”Carta dei diritti del detenuto” che indica “cio che può fare e ciò che non può fare”, uno strumento che “potrebbe aiutare molto a superare quel disorientamento che pervade chiunque entri per la prima volta in un carcere”, ha sottolineato il Guardasigilli precisando che “verrebbe tradotta nelle lingue piu diffuse nella popolazione carceraria più vasta e verrà estesa ai familiari che fin dall’inizio non sanno cosa possono fare, quali vestiti portare”. “In questa carta dei diritti, c’è anche la scelta di prestare il previo consenso all’uso eventuale di mezzi di controllo”.

A proposito degli interventi di depenalizzazione con i quali si pensa di deflazionare il sovraffollamento, il ministro ha spiegato che sebbene sarebbe necessario modificare le norme sull’immigrazione e gli stupefacenti per ridurre il ricorso alla detenzione per determinati reati connessi all’immigrazione clandestina e al commercio di droga ma “sono provvedimenti che non si possono assumere in un periodo di tempo così limitato” come quello del governo Monti.

Il ministro Severino rispondendo ai giornalisti è intervenuta anche su altri argomenti, dall’indice di gradimento per il governo Monti fino alle minacce ricevute in questi giorni da sedicenti ‘gruppi armati’: ”La gente, incontrandomi, mi dice: ‘Andate avanti’. Ed è la gente comune, quella che incontro per strada, al supermercato, è il mio portiere. Sono persone che sembrano disposte a sopportare sacrifici pur di contribuire alla salvezza di questo paese”, ha detto il Guardasigilli. E sul rischio terrorismo? ”E’ un problemache non va enfatizzato né sottovalutato. In Italia i valori democratici sono molto forti. Stiamo resistendo a una serie di tempeste economiche molto forti. Non ho visto la gente reagire con violenza” ai sacrifici chiesti – spiega – “può darsi che questa sia una parte occulta ma il fenomeno non va nè sopravvaluto né sottovalutato”. ”Il ministro dell’Interno oggi ha espresso solidarietà a Monti (per l’invio della lettera con i proiettili, ndr) ed in passato anche a me per un altra missiva – prosegue la Severino – ma siamo tutti rasserenati dal fatto che stiamo adempiendo ad un dovere civico”.

Intanto il personale della casa circondariale di Montacuto ad Ancona, sia quello del comparto sicurezza che del comparto Ministeri, ha chiesto un incontro urgente al ministro della Giustizia, dopo l’allontanamento della direttrice del carcere Santa Lebboroni e del comandante della polizia penitenziaria Gerardo D’Errico, deciso da Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria in seguito alla rivolta dei detenuti avvenuta l’8 e 9 dicembre scorsi. Lunedì prossimo, direttore e comandante del reparto verranno sostituiti (provvisoriamente prenderanno servizio presso il Provveditorato regionale ad Ancona), e il personale annuncia “forti e significative azioni di protesta”, confermando lo stato di agitazione già preannunciato. Secondo il personale di Montacuto, la manifestazione di protesta dei detenuti, dovuta a “varie carenze comuni a tutti i carcerì, si sarebbe svolta “in modo poco preoccupante”, con il “lancio di uova e liquidi nei corridoi e la battitura delle gavette sulle inferriate”, venendo però “amplificata al massimo dai mezzi di comunicazione”. Sempre stando a questa ricostruzione, la visita a sorpresa fatta il 7 dicembre del capo dipartimento Franco Ionta si è tenuta “senza che venissero rilevate irregolarità di sorta”. Ionta, che aveva parlato “da solo con il personale”, avrebbe espresso “meraviglia per il fatto che la polizia penitenziaria aveva avuto solo espressioni positive nei confronti del direttore e del comandante” del carcere.

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