La volontà del nuovo governo di introdurre l’IMU − una tassa sul patrimonio immobiliare che andrebbe a sostituire la vecchia ICI − sta suscitando numerosi dibattiti e polemiche. Riccardo Malagoli, assessore alla casa del Comune di Bologna, si è reso artefice di un paio di provocazioni che hanno fatto discutere. In un caso, il bersaglio sono stati i beni immobiliari “ad uso non esclusivamente commerciale” della Chiesa, che solo in città rappresenterebbero un tesoretto di 3 milioni di euro.

In un altro l’assessore ha ricordato come, perdendo autonomia di riscossione, i Comuni potrebbero non riuscire a continuare la politica di esenzione dell’ICI verso i proprietari che affittano casa a canone concordato, minando così uno strumento di contenimento dei prezzi delle locazioni che vede Bologna tra le prime città in Italia nel suo utilizzo. A non essere intaccata da congetture e ragionamenti, e per ora nemmeno dalla scure del governo Monti, rimane però la rendita immobiliare, premiata nel marzo di quest’anno da un provvedimento − la cedolare secca − che ne alleggerisce vistosamente il carico fiscale innescando una serie di reazioni a catena.

“Se l’inquilino paga più del padrone” è una delle video inchieste con la quale viene lanciato il sito pubblicobene.it, un progetto sperimentale di giornalismo d’inchiesta basato sul community funded reporting, un meccanismo di finanziamento fondato sulle offerte dei lettori e le donazioni di sponsor selezionati. Dopo aver vinto un finanziamento della Regione Emilia Romagna grazie al bando GECO, il sito va online oggi con un biglietto da visita di due inchieste originali.

“Se l’inquilino paga più del padrone” è un’indagine che parte dal difficile momento degli inquilini e delle pubbliche amministrazioni per arrivare alla ridefinizione della materia presente nel decreto sul federalismo fiscale municipale. Se si voleva fare cassa con la casa, perché non farlo partendo dai robusti tagli fiscali alla rendita immobiliare contenuti nella cedolare secca? Il mancato gettito attribuibile a tale misura è ancora incerto, ma potrebbe aggirarsi attorno al miliardo e mezzo di euro, cifra paragonabile alle stime sul mancato ICI della Chiesa.

La cedolare altro non è che un’unica “tassa piatta” fissata al 21% della rendita dei proprietari che affittano casa, ben inferiore agli scaglioni IRPEF, che invece incidono sul lavoro dipendente e che in qualche modo si applicavano anche alla rendita dei padroni. Il paradosso è quindi che con le nuove norme il reddito da lavoro dipendente di un inquilino è tassato di più della rendita da affitto del suo padrone di casa. Ma non è il solo: non tutti i padroni di casa sono uguali, ad essere maggiormente favoriti da tale misura infatti sono stati i proprietari a più alto reddito, quelli che altrimenti avrebbero avuto aliquote più elevate del 21%. Come se non bastasse, la cedolare secca ha minacciato seriamente la convenienza per il proprietario ad optare per il canone concordato, visto che gli sconti fiscali che si prevedevano per tali contratti hanno perso di colpo il sostanzioso differenziale con la tassazione ordinaria. L’ultimo baluardo rimasto a difesa del canone concordato era l’esenzione dall’ICI, che il Comune garantiva rinunciando a un incasso di 4 milioni di euro, quella che Malagoli in questi giorni ha minacciato di ritirare.

Potrà resistere l’inquilino colpito dalla crisi, privato del contributo previsto nel Fondo per l’affitto e minacciato nel canone concordato? Non tutti gli inquilini sono uguali, certo, ma i segnali in città parlano chiaro, con oltre 1500 ingiunzioni di sfratto e una contrazione del mercato della locazione. Insomma, mentre il comune e il governo discutono su come perdere meno entrate, dietro questi numeri c’è chi ci perde la casa o una consistente quota del salario.

Per saperne di più: “Se l’inquilino paga più del padrone” affronta questi temi in un’ottica di ampio respiro, collocando la questione in ambito locale con interviste allo stesso Malagoli, a Luca Dondi di Nomisma e ai referenti delle principali associazioni di categoria della città. Insieme a questa inchiesta, su pubblicobene.it troverete anche il secondo biglietto da visita del progetto, un’inchiesta sulla sussidiarietà, altro tema caldo, non solo a Bologna.

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