Come fosse una domenica a piedi, ma questa volta le macchine e i motorini si fermeranno il venerdì e il sabato: succede a Milano, il 9 e 10 dicembre, dalle 10 alle 18.

E’ la prima volta che succede in Italia da quando nel 1999 le ordinanze lombarde hanno dato il via a una fase di maggiore attenzione e contrasto contro le micro-polveri: le famigerate Pm 10. Ma non c’è nessuna legge che obblighi a fermare completamente il traffico dopo tot giorni di superamento dei livelli di guardia: la Direttiva europea recepita dall’Italia dice che non si devono (o dovrebbero) superare i 35 giorni annuali con concentrazioni superiori a 50 microgrammi per metro cubo, ma non dice cosa si deve fare nello specifico. La responsabilità principale è stata posta in capo alle Regioni, ognuna delle quali si comporta in modo differente delegando alcune scelte operative alle Province. Ciò nonostante, il potere di limitare o no il traffico resta ai Comuni.

Il risultato? In tutti capoluoghi padani sono in vigore blandi e differenziati blocchi dei veicoli più inquinanti, in genere fino ai diesel Euro 2 (ma Verona blocca solo gli Euro 1), stagionali o permanenti.

Milano per il momento è una delle poche città – insieme a Roma e Firenze – ad adottare provvedimenti “emergenziali” in caso di sforamento consecutivo per più giorni dei livelli di Pm 10 nell’aria.

In particolare – secondo la delibera milanese – dopo 14 giorni consecutivi di smog alto bisogna attuare provvedimenti drastici. La Giunta Pisapia arriva all’inedito blocco totale feriale dopo una fase convulsa e intensa: da una parte la cresciuta sensibilità ambientalista di Palazzo Marino, dall’altra le pressioni dei commercianti timorosi che il blocco del trasporto privato su gomma possa penalizzare lo shopping natalizio.

Dieci giorni prima della decisione, il sindaco aveva stoppato all’ultimo momento l’attuazione di un provvedimento nuovo, che la sua stessa Giunta aveva introdotto: il blocco feriale del centro più quello dei veicoli diesel Euro 3 24 ore su 24. Troppo anche per la giunta arancione che ha sostituito la normativa con un fermo di 8 ore dei diesel Euro 3, ma concordato con decine di comuni dell’hinterland.

La marcia indietro è stata contestata duramente da associazioni ambientaliste e media locali, una pressione che ha portato Palazzo Marino a inventare il sorprendente blocco totale feriale. Facilitato però dalla data in cui si svolge: nel mezzo ponte dopo l’Immacolata. Gli si è addirittura aggiunta una misura non ripetibile e cioè la chiusura delle scuole che non facevano già il ponte.

Milano si prende così il rischio di essere vista come la città in cui più è acuta l’emergenza smog. In realtà non è mai la peggiore tra le città della Pianura padana, concentrazioni analoghe a quelle del capoluogo lombardo si sono registrate anche a Verona, Alessandria e Torino. E’ solo quella in cui c’è più sensibilità. L’unica città in cui anni fa c’è stato già un referendum per misure antismog, poi svuotato dal colpo di mano del sindaco Albertini che lo fece svolgere a luglio. La capitale del Nord è addirittura l’unica città al mondo in cui l’introduzione di un pedaggio per entrare in auto nell’area centrale e semi-centrale ha raccolto il si dell’80 per cento dei votanti alla consultazione popolare.

Gli ultimi dati disponibili risalenti al 7 dicembre parlano chiaro: la concentrazione di polvere sottili a Milano è fra i 55 e i 60 microgrammi per metro cubo a Milano, ben al di sotto di Torino che si attesta a quota 70. Piero Fassino ha seguito con imperturbabile freddezza i turbamenti di Giuliano Pisapia: per non turbare lo shopping natalizio, nel capoluogo sabaudo sono state tolte persino le domeniche a piedi.

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