“Come essere donna o essere di una minoranza etnica razziale o religiosa, anche essere Lbgt non rende meno umani. Ecco perché i diritti dei gay sono diritti umani e i diritti umani sono i diritti dai gay. Essere gay non dovrebbe essere un crimine”. Lo storico discorso per la promozione dei diritti Lbgt (cioè di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali) è stato pronunciato dal segretario degli Stati Uniti, Hillary Clinton, al palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, in riconoscimento della Giornata mondiale dei diritti umani. Le parole della Clinton si basano sul memorandum che il presidente Barack Obama aveva pubblicato la mattina stessa “per promuovere e proteggere i diritti umani delle persone Lgbt”.

“I gay sono nati e appartengono a qualsiasi società del mondo. Sono di tutte le età, tutte le razze, tutte le fedi; sono medici e insegnanti, agricoltori e banchieri, soldati e atleti, e che lo sappiamo o no, che lo riconosciamo o no, sono la nostra famiglia, i nostri amici e i nostri vicini”. La Clinton ha anche annunciato che il governo americano ha creato un Fondo di eguaglianza globale, con uno stanziamento iniziale di 3 milioni di euro, per sostenere nel mondo le organizzazioni non governative che lavorano sui temi dell’omosessualità. “Il fondo le aiuterà a tenere un registro dei fatti in modo che possano individuare le cause da difendere, imparare a usare la legge come mezzo, amministrare i loro bilanci, addestrare il personale e associarsi con le organizzazioni delle donne e altri gruppi di diritti umani”.

Un discorso storico, quello del segretario Usa, che ha sottolineato come alcuni paesi credono che l’omosessualità sia un “fenomeno occidentale” e ha ribadito che “essere gay non è un invenzione dell’Occidente, ma è una realtà umana”. In molte nazioni, come in Algeria, Egitto, Libia, Marocco, Tunisia, Libano, Bangladesh, Afghanistan, Birmania e altri, l’omosessualità sia maschile sia femminile è illegale. In alcuni paesi come l’Iran, la Mauritania, la Somalia, gli Emirati Arabi Uniti e lo Yemen può essere punita anche con la morte, mentre in altri come le Seychelles, il Ghana, il Rwanda e le zone della Nigeria dove non vige la legge islamica è illegale solo l’omosessualità maschile. L’omosessualità è legale in India dal 2009 e in Cina dal 1997, mentre in Nepal dal 2007 gli omosessuali sono riconosciuti come classe protetta e hanno diritto a una carta d’’identità come “terzo genere”.

Poche ore prima che la Clinton parlasse, Obama ha pubblicato un memorandum in cui ha dichiarato che il pari trattamento di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali è una vera priorità della politica estera degli Stati Uniti e della lotta per i diritti umani. “Sono molto preoccupato per la violenza e la discriminazione che prende di mira le persone Lbgt di tutto il mondo” scrive Obama, “questo è il motivo per cui ho dichiarato davanti ai capi di stato riuniti alle Nazioni Unite che nessun paese dovrebbe negare alla gente i propri diritti a causa di chi ama, e questo è il motivo per cui dobbiamo prendere posizione in ogni luogo per i diritti dei gay e delle lesbiche”.

Obama ha indicato 7 punti chiave della sua azione politica, fra cui combattere all’estero la criminalizzazione dello status o il comportamento Lgbt, proteggere i rifugiati e richiedenti asilo, assistere la protezione dei diritti umani e l’avanzamento della non discriminazione all’estero, rispondere velocemente e in modo intelligente agli abusi dei diritti umani di cittadini Lbgt fuori dagli Stati Uniti; coinvolgere le organizzazioni internazionali nella lotta contro la discriminazione.

Ma il discorso di Clinton ha spinto molti dei presenti a lasciare la stanza, come ha riportato l’agenzia stampa Associated Press. Il suo discorso, citato dalla Casa Bianca come “la prima strategia del governo degli Stati Uniti per combattere gli abusi dei diritti umani contro gay e lesbiche all’estero”, è visto da molti osservatori come parte della strategia dell’amministrazione Obama di raggiungere l’elettorato Lbgt prima delle elezioni presidenziali del 6 novembre 2012. Il governatore del Texas, Rick Perry, ha criticato l’amministrazione, dicendo che la “promozione all’estero di diritti speciali per i gay non fa gli interessi dell’America e non vale un centesimo dei soldi di chi paga le tasse”. Resta da vedere come si comporteranno ora in concreto gli Stati Uniti con alcuni paesi alleati esteri in cui l’omosessualità è reato.

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