La sede Mediaset di Cologno Monzese

Quando il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, nella conferenza stampa di domenica scorsa ha ammesso candidamente: “Non abbiamo ancora esaminato il problema delle frequenze televisive”, il Governo ha certificato la sua debolezza politica. La prima prova d’esame alla quale dovrà rispondere il professor Monti è la seguente: come si fa a chiedere agli ultimi di pagare il conto di un regalo ai primi? Come può il Governo negare a un pensionato persino l’adeguamento all’inflazione dei suoi 700 euro al mese mentre dona quattro miliardi di euro ai magnati delle telecomunicazioni? Come fa Monti a parlare di equità mentre un suo ministro, Elsa Fornero, piange per i sacrifici dei poveri e il collega Passera un minuto dopo sorvola sul regalo all’uomo più ricco d’Italia? Anche il Pd ieri si è finalmente accorto dell’insostenibilità di questo paradosso. “È uno scandalo che Rai e Mediaset non abbiano pagato le frequenze ricevute dallo Stato”, ha detto Walter Veltroni, “chi ha ricevuto gratuitamente nuove frequenze, le paghi”. Tutto lo stato maggiore dei democratici, da Pierluigi Bersani a Dario Franceschini passando persino per Anna Finocchiaro, ieri ha invocato un intervento del Governo per fermare lo scandaloso regalo alle tv, in testa Mediaset.

La risposta di Passera in conferenza stampa però non sembra una distrazione ma un atto di coerenza che certifica la dipendenza di questo Governo dal suo azionista di maggioranza, che purtroppo è lo stesso di Mediaset. Il via libera ai sacrifici per gli italiani da parte del leader del Pdl si regge più che sulle parole spese da Monti su quelle omesse da Passera. Il Cavaliere non ha nulla da temere. Le frequenze tv tra pochi giorni potrebbero essere assegnate gratuitamente a Mediaset in perfetta continuità con la politica aziendale del Cavaliere.

In altri paesi lo spettro di frequenze liberato grazie al passaggio al digitale è stato pagato a caro prezzo dagli operatori. In Germania l’asta ha permesso di incasssare 4, 4 miliardi di euro. Negli Stati Uniti sono arrivati nelle casse dello Stato 20 miliardi di dollari, in Canada si prevede un’asta che dovrebbe portare dai 4 ai 6 miliardi di euro e anche in Italia i tre principali operatori telefonici hanno pagato pochi mesi fa 4 miliardi di euro per implementare il 4 g. Solo le televisioni, in testa Mediaset, non tireranno fuori un euro. E oltre al danno, nella veste di contribuenti, c’è anche la beffa, stavolta nella veste di telespettatori. Il Governo Berlusconi ha finto di volere il beauty contest (“concorso di bellezza”, dove vince senza pagare un euro chi ha i numeri migliori e non chi offre di più) per adeguarsi ai voleri dell’Unione Europea. Bruxelles aveva aperto una procedura di infrazione contro il nostro paese per la concentrazione della proprietà delle tv. La scelta di donare le frequenze era stata contrabbandata come un’agevolazione all’ingresso dei nuovi entranti. Ovviamente era una balla, un diversivo per evitare la gara. Il ministro in carica fino a poche settimane fa, Paolo Romani, con la complice distrazione della sinistra e dell’Europa (che forse pensavano di aiutare Sky ad entrare nel digitale dalla porta principale) ha creato un bando fatto su misura per perpetuare l’oligopolio e tagliare le gambe ai veri operatori nuovi.

Alla fine anche Sky si è ritirata e il Pd ha ritrovato la voce. Domenica Monti ha chiesto agli italiani molti sacrifici: l’Ici sulla prima casa, un’aliquota che può superare l’uno per cento sulla seconda casa, l’aumento dell’Iva. Ma non ha presentato un provvedimento che da solo porterebbe almeno 4 miliardi di euro. E non ha intenzione di farlo. Per capirlo bisogna parlare con il professor Vincenzo Franceschelli, un giurista 64 enne scelto dall’ex ministro Paolo Romani, per comporre la commissione che dovrà decidere le sorti delle frequenze tv liberate dal passaggio al digitale. Franceschelli, insieme al dirigente del ministero dello sviluppo Francesco Troisi e all’avvocato dello Stato in pensione Giorgio D’Amato, che presiede, dovrà assegnare i punteggi. In questo momento decisivo, il professore non si è mosso dal suo studio milanese. I lavori della commissione sono fermi ma secondo lui la politica non c’entra nulla. “Sono a Milano per la festa di Sant’Ambrogio. Immediatamente dopo le festività la commissione riprenderà i suoi lavori”, spiega al Fatto. A sentire Franceschelli il ministro Passera non ha contattato il presidente della commissione e lunedì prossimo, passate le feste, la commissione potrebbe assegnare le frequenze (probabilmente anche a Mediaset) senza chiedere il permesso a nessuno. “Nessuno mi ha informato del contrario. Ho un decreto di nomina e non mi è arrivata nessuna notizia di revoca”, spiega Franceschelli, “non credo che il presidente D’Amato abbia avuto contatti con il ministro. Dopo la nomina di una commissione nessuno può influire sui suoi lavori”. Per Passera è rimasto poco tempo. “Nel bando non c’è un termine per chiudere i lavori”, spiega Franceschelli, “ma penso che prima di Natale chiuderemo”.

da Il Fatto Quotidiano del 6 dicembre 2011

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