Zitto, zitto, il team dei distinti professori al governo – tra una gelida battutina del premier Mario Monti e la lacrimuccia che fa compassionevole della ministro Elsa Fornero – sembra proprio gli riesca di realizzare quanto i suoi predecessori non erano stati minimamente capaci di fare. Infatti né i dilettanti allo sbaraglio acchiappatutto (il personale politico improvvisato di provenienza Fininvest, Silvio Berlusconi in testa, e qualche ragazzotta belloccia sul tipo velina), né l’africano de noantri (Valter Veltroni) e neppure il più astuto skipper della navigazione nei Palazzi del Potere romano (Massimo d’Alema) avevano centrato l’obiettivo.

L’ineffabile team – invece – pare di sì.

Ma qui non si parla di rimettere il paese in carreggiata. Missione che richiederebbe ben altre tempra e una capacità di visione (unita a quella di suscitare effetti di mobilitazione democratica per uno sforzo condiviso) del tutto fuori portata per algidi curatori fallimentari. Più semplicemente ci si riferisce all’operazione-miracolo di far digerire all’intera società senza troppi contraccolpi una cura da cavallo che colpisce i deboli e gli indifesi; senza toccare minimamente il sistema dei privilegi che ha succhiato ogni linfa vitale dal corpo “anemizzato” del Paese.

L’essenza di questo miracolo ha un nome ben preciso: Restaurazione.

Per ora ci siamo incamminati a lunghi passi verso tale Restaurazione in ambito economico e sociale: annichilimento dei ceti popolari, fino al punto di ridurli a quello stato di passivizzazione fatalistica che depotenzia ogni possibile velleità rivendicativa e – a maggior ragione – contestativa (ci vogliono ampie riserve di energia per ribellarsi…), frantumazione delle capacità di resistenza sindacale (chi ancora non era stato addomesticato…) e affermazione di un’agenda delle priorità che rinvia alle calende greche ogni strategia redistributiva. Insomma le lancette della storia sono state fatte scorrere all’indietro e ora – nel bel mezzo della seconda decade del terzo millennio – per quanto riguarda ripartizioni del reddito e logiche del comando capitalistico, ci ritroviamo a vivere negli anni Cinquanta del Ventesimo secolo. L’azzeramento delle grandi conquiste democratiche avvenute nel terzo quarto del Novecento.

Ma questo è solo un primo passo. Perché il compimento della nuova Restaurazione ha bisogno di chiudere il cerchio arrivando a ristrutturare anche la politica. Ed è qui che – quatti, quatti – i professori sembrano dare il loro massimo apporto di tecnici al servizio del controllo sociale. Perché retrodatare la politica italiana significa ripristinare quegli assetti che si chiamavano “Centrismo”. Ossia l’aggregazione volta a creare un’autonoma maggioranza al centro dello schieramento dei partiti con funzione di contenimento collusivo della dialettica tra i vari attori, tagliando le ali a destra e sinistra (nel caso attuale, Lega da una parte, Idv e Sel dall’altra), allo scopo esclusivo di rimuovere il rischio del cambiamento.

Possiamo dire che questo era l’obiettivo (maldestramente) perseguito da quella Bicamerale, denominata “dell’inciucio”, che sgambettò agli albori della Seconda Repubblica il tentativo riformista di Romano Prodi, per poi finire strumentalizzata da Berlusconi a proprio uso e consumo (prendendo per i fondelli il – sedicente – furbissimo D’Alema)?

Ma che altro è la tacita coalizione tra Pd, Pdl e Udc, che sorregge il governo (presunto) tecnico dei professori, se non il “disegno Bicamerale” realizzato, l’inciucio purificato dei suoi aspetti folkloristici?

Dunque, una “Santa Alleanza” in sedicesimo per contenere e depistare gli effetti di indignazione contro il perpetrarsi all’infinito della presa del ceto politico sulla società. E come tutte le Sante Alleanze che si rispettino, necessita di architetti reazionari al servizio dell’ordine restaurato. Un tempo si trattava di principi: Clemente di Metternich o Carlo Maurizio Talleyrand. Gli attuali epigoni hanno estrazioni assai più modeste. Come infinitamente più modesti sono i disegni a cui si dedicano, seppure con altrettanta abnegazione nel consacrarsi anima e corpo alla servitù volontaria dei potenti. Tu chiamala se vuoi, Bicamerale.

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