Caro Mario Monti,

Mi permetta la forma inconsueta, ma ho sentito la necessità di scriverle in forma epistolare. Da tanto tempo avevamo sperato in un suo governo dopo gli anni bui del berlusconismo ed avevamo esultato come la maggior parte degli italiani nel momento in cui il presidente Napolitano le aveva conferito il mandato per la realizzazione del nuovo Governo. Ci sono per lo più piaciute le scelte dei suoi competenti ministri “tecnici”. Speravamo che stesse lavorando per una Italia diversa, migliore, proiettata avanti, in cui si cercano di superare le costrizioni dei monopoli o delle congreghe, in cui ci si apre, si da aria all’innovazione. Dopo anni di overdose di berlusconismo il suo stile compassato e la sua competenza ci ha aiutato nel coltivare la speranza che le cose migliorino. Tanti auguri per il suo lavoro di Governo, ne ha bisogno.

L’altro ieri però una notizia ci ha fatto incupire: Carlo Malinconico Castriota Scanderbeg è stato nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Editoria. Nulla di personale, però Carlo Malinconico (per farla breve) è dal 2008 presidente della Federazione Italiana Editori Giornali, la FIEG. Certamente Lei sa perfettamente che cosa è la Fieg. Leggiamo sul sito internet della stessa: “La Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), fondata nel 1950, rappresenta le aziende editrici di giornali quotidiani e periodici e le agenzie nazionali di stampa. Alla FIEG aderiscono l’Associazione Stampatori Italiana Giornali, la Federazione delle Concessionarie di Pubblicità a mezzo stampa e l’Associazione Distributori Nazionali”.

La Federazione rappresenta una parte del mondo dell’editoria. Un mondo che in questi anni si è dimostrato fortemente conservatore e autoreferente. Che ha difeso anche quando indifendibili, gli editori associati, che ha combattuto la libera informazione in rete, che ha cercato di perseverare nel vergognoso finanziamente pubblico di giornali politici e di aziende di proprietà di grandi gruppi industriali.

C’è un evidente conflitto di interessi in questa nomina. Certamente Malinconico si è velocemente dimesso dalla sua carica in FIEG. Però il suo passato e il suo pensiero espresso parlano chiaro: stiamo parlando del rappresentante del rappresentante “storico” di una parte sociale, e una ricca lobby, che ogni anno si è recata dal sottosegretariato per discutere il finanziamento pubblico all’editoria e altre cose. Ora lui stesso medesimo è diventato il sottosegretario.
Organizzerà in futuro delle riunioni davanti allo specchio per chiarsi le idee?

Quello che si nota è un silenzio rumorosissimo dei giornalisti su questa nuova nomina. Anche di quei giornalisti molto sensibili ai temi di conflitto di interessi o che a ogni piè sospinto sbraitano contro le manovre per limitare la rete o per tutelare l’informazione libera e aperta, l’innovazione e la necessità di rinnovare l’editoria di questo paese.

Delle malelingue mi hanno telefonato in queste ore dicendo che questa sua nomina è una sua piccola furbata per garantirsi “buona stampa” nel momento in cui lei dovrà, ce ne rendiamo conto, proporre un programma “lacrime e sangue” che dovremo accettare che ci piaccia o meno. Gli editori e i direttori dei giornali, che spesso sono la stessa cosa, i caporedattori, i redattori centrali o forse anche redattori ordinari, motivati da questa nomina a loro favorevole, saranno molto più disponibili ad accettare di apprezzare questa difficile “ricetta medica” anche perché grazie alla possibile azione di Malinconico potranno sperare di mantenere lo status quo delle loro testate cartacee a cui sono molto affezionati e soprattutto ai loro lauti stipendi e al loro status sociale che temono dall’oggi al domani a rischio.

Io non posso pensare che una persona della sua alta statura morale e umana possa utilizzare questi mezzucci e penso di avere degli amici che peccano nel mal pensare. Proprio per questo speriamo che il suo sia stato un errore di percorso da cui saprà a breve recedere.

Così a titolo informativo le segnalo qualche commento in rete sulla nomina di Malinconico:

Le annotazioni di Antonello Antonelli

Come ricorda invece Giornalettismo Malinconico si è esibito nel recente passato in posizioni per lo meno preoccupanti.

In una recente intervista poi Malinconico sostiene che “la carta aiuta il pensiero“.

Un gruppo di giornalisti che non hanno paura, anche perché ogni giorno vivono il rapporto con la camorra come il coordinamento giornalisti precari della Campania ne ha scritto sul suo sito.

Dato che lei è un valente economista avrà modo di farsi fornire dai suoi collaboratori dei dati aggiornati sul mondo dell’editoria tradizionale e digitale in Italia e avrà modo di capire come l’editoria tradizionale e i suoi attori stiano diminuendo anno dopo anno quote di mercato, fatturato, lettori e addetti ai lavoro. E’ un calo irrefrenabile. Un cambiamento di scenari come quando si è passati dalla carrozza al motore a scoppio. Però in questo caso siamo passati dal motore a scoppio all’auto elettrica.. Il mercato digitale sta crescendo velocemente nonostante i problemi di cultura digitale che ancora ci sono in Italia. Molte aziende stanno crescendo, investendo, sono in grado di offrire lavoro a giovani e meno giovani. Lei ha sempre girato l’Europa e il mondo nel suo lavoro e può verificare come questo fenomeno sia di scala mondiale e come dappertutto si stia lavorando per vincere la sfida del digitale, per dare libertà ai mercati interni ed europei anche in questo contesto.

Poi l’editoria non è un settore neutro, ma un luogo in cui si fondono istanze importantissime per la democrazia come la libertà di espressione, la necessità di informare correttamente i cittadini, il lavoro di chi si occupa del settore, la pluralità informativa. Tutti aspetti che hanno importanza ancora più rilevante in questo importante momento di necessaria trasformazione dell’Italia

Per anni ce la siamo presa con Berlusconi che sembrava il capro espiatorio perfetto del fatto che l’Italia si trovi alla posizione numero 49 in compagnia del Burkina Faso nell’ultima edizione dell’annuale report di Reporters Sans Frontieres sulla libertà di stampa nel mondo. Ma dare tutte le colpe a Berlusconi è una strumentalizzazione del contesto. La Fieg rappresenta, come lei sa, per buona parte dei sui più potenti associati, buona parte dei maggiori gruppi industriali italiani. Un mondo che ama mantenere un controllo oligopolista del mercato, che ha fatto in passato contratti discutibili con i vertici sindacali, che ha poco rispetto per molti lavoratori precari che permettono al sistema dell’editoria di stare in piedi, finché dura.

Il buon senso e l’equilibrio di analisi richiedono giustamente di vedere il sottosegretario Malinconico alla prova dei fatti.

Attenderemo un suo programma operativo e le sue prime azioni. Agiremo al solito cercando di essere preparati cani da guardia dei cittadini e dell’opinione pubblica per capire che accadrà, se le scelte saranno conservative se non addirittura di restaurazione, piuttosto che di innovazione, liberalizzazione e digitalizzazione. In questo speriamo di essere sulla stessa lunghezza d’onda di molti giornalisti che si sforzeranno di raccontare le azioni del sottosegretario Malinconico e non passerano il loro tempo come i criceti che fanno girare la loro ruotina nella gabbietta, in questo caso dorata.

Mi permetta in conclusione di ricordarle che buona parte delle istanze che le ho descritto di innovazione, apertura dai monopoli o oligopoli nel settore dell’editoria e dell’informazione non la chiede solo il modesto scrivente, ma una realtà che lei conosce molto bene.

Si chiama Unione Europea.

Con immutata stima,

Distinti saluti

Vittorio Pasteris

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