Un’economia con una tradizionale propensione alla corruzione e sempre più infiltrata dalle mafie senza che incontri resistenze. Non fa sconti l’analisi che il procuratore aggiunto alla Dda di Palermo Antonio Ingroia fa del nord Italia a margine dell’incontro “Magistrati in prima linea”, dibattito contenuto nella dieci giorni della rassegna Politicamente Scorretto in chiusura a Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna.

Il magistrato siciliano fa solo riferimento alla polemica innescata ieri dalle sue parole sulla mafia che “non è antistato, ma che con lo Stato tratta”. E nel corso del dibattito – che ha visto la partecipazione di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Giuseppe Lombardo, sostituto alla Dda di Reggio Calabria, Vincenzo Montemurro, della procura antimafia di Salerno, Lirio Abbate, giornalista dell’Espresso, e di Carlo Lucarelli – ribadisce la frase che forse ha scatenato le reazioni più accese: “Sono un partigiano della Costituzione perché nessuno ha il diritto di essere neutrale rispetto al dettato costituzionale e alle forme di illegalità che tutti i giorni la calpestano”.

Poi torna al tema economico con un avvertimento: “Sapevamo già che l’economia del sud era profondamente inquinata, ma negli ultimi anni abbiamo assistito a un fenomeno paradossale. Al nord il fenomeno si sta riproducendo con gli stessi modelli operativi adottati nel meridione. Ma mentre in Sicilia ci sono momenti di resistenza e reazione, come accaduto per esempio con la posizione assunta da Confindustria sull’isola, e quindi c’è quanto meno un po’ di dinamismo reattivo, al nord alcuni indicatori ci dicono che non c’è nessuna crisi di rigetto”.

Che tipo di spiegazione si può dare?

“Quella più plausibile sul piano logico è che questo fenomeno nasca in realtà dal fatto che l’economia del nord è stata progressivamente avvelenata dalla profonda corruzione politico-amministrativa che l’ha drogata. Dunque con il preesistente retroterra criminale, ha potuto subito adattarsi a quest’altra forma di sistema criminale. Il che porta a dire che corruzione e mafia sono due facce della stessa medaglia”.

Gli ambiti in cui questo avviene quali sono? Subappalti, opere infrastrutturali, movimento terra e smaltimento dei rifiuti?

“Ovviamente tutto questo, ma esiste un piano più allarmante. Mentre in precedenza la presenza dell’economia criminale nel nord Italia era soprattutto sotto veste di capitali riciclati e dunque trasformati in investimenti nell’imprenditoria preesistente, oggi sta crescendo una sorta di piccola imprenditoria mafiosa. La quale sta snaturando e modificando il tessuto economico nel nord del Paese”.

Se dovesse stimare la diffusione del fenomeno, su quale percentuale si attesterebbe?

“Stiamo parlando per lo più di economia sommersa e dunque di per sé difficilmente quantificabile. Preferisco usare altri riferimenti e dico che prima avevamo una specie di avamposto criminale e oggi invece esistono veri e propri insediamenti non solo umani, ma economico-produttivi”.

Dal punto di vista politico, il rapporto con i partiti è trasversale o ci sono linee preferenziali?

“Ci sono vari esempi di questa trasversalità. La mafia è sempre trasversale e la politica un tempo era un po’ più intransigente. Oggi invece si è diffusa una preoccupante capacità di adattamento sempre più diffuso”.

Infine il procuratore aggiunto siciliano conclude con un invito al premier Mario Monti, titolare ad interim del ministero dell’economia: “Da anni giace presso quel dicastero il testo unico in tema di autoriciclaggio, un fenomeno criminale fondamentale da combattere. Dovrebbe dimostrare al Paese che la politica sta cambiando andando a rispolverarlo e introducendolo nel nostro ordinamento”.

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