“La definizione di Vasco Rossi che più mi ha colpito, fu quella che mi diede un amico d’infanzia… ‘Tu, sei un incantatore di serpenti!’” La rockstar si racconta e lo fa in un’autobiografia in uscita giovedì 24 novembre. Partendo dalla sua Zocca il Blasco porterà i lettori in un mondo tutto privato, da cui per molto tempo ha tenuto lontani gli occhi indiscreti.

Questo almeno fino a poco tempo fa. Da qualche mese, infatti, da quando ha preso confidenza coi social network, sappiamo un po’ di più di lui, tanto che sulla bacheca ha scritto: “Non sono una rockstar, sono un social rocker”. Ora nel libro spalanca le porte della sua vita ripercorrendo, a parole sue, vicende personali e carriera artistica. Il volume “La versione di Vasco”, sarà edito dalla casa editrice milanese Chiarelettere (costo14 euro) e il ricavato delle vendite sarà devoluto alla comunità di Don Luigi Ciotti, il prete da anni in prima linea contro la criminalità organizzata.

“Ognuno ricorda le cose alla sua maniera. Ognuno un po’ se la racconta. Le biografie sono tutte false, io sono stato franco, con questo libro di dichiarazioni forse si capirà di più la mia versione. La versione di Vasco”. È una autobiografia sui generis, fatta di una antologia di aforismi e aneddoti raccolti in questi 30 anni di carriera dal cantante di Zocca: ci sono dichiarazioni ai giornali, ai tg. Una larga parte del libro tuttavia è dedicata proprio ai pensieri postati dall’autore in questi ultimi mesi su internet.

Il libro di circa 160 pagine è diviso in 10 capitoli più una introduzione dedicata all’amico d’infanzia Mario Giusti, scomparso alcuni anni fa. All’interno del libro c’è raccolto nella forma di frasi di poche decine di righe, il pensiero, le sensazioni, gli umori e gli sguardi sul mondo del rocker emiliano. Il mondo è quello suo, più intimo e familiare, ma anche quello esterno, dei problemi sociali e della politica.

Il primo capitolo, intitolato Un gran bel film, è un po’ una summa del resto del libro. Dentro ci sono naturalmente gli esordi e il primo gradino del successo partito da Bologna: “Il mio primo concerto è nato come uno scherzo. Era il 1979. ‘Ti ho organizzato un concerto in Piazza Maggiore a Bologna con il gruppo che suona con Lucio Dalla’, mi disse Bibi Ballandi. Peccato – scrive Vasco nel libro – che due giorni prima arrivò la notizia che il gruppo non c’era. A quel punto mettemmo insieme una band al volo, nella cantina di Bibi. Roba da incoscienti: davanti alla gente che c’era in quella piazza”.

Nel primo capitolo c’è anche la sua vita familiare. Innanzi tutto c’è la compagna di una vita, Laura, una figura che ritorna spesso nel libro: “Una volta le ho telefonato e le ho detto: ‘Basta, finiamola qui’. Stavo lavorando in una sala d’incisione sulle colline nei dintorni di Rimini. Lei arrivò e si mise davanti al cancello, senza suonare. Pensai: ‘Andrà via’. E invece la sera era ancora lì. Il messaggio era: ‘Io sono la tua donna, la tua casa, la tua famiglia e tu non scappi, amico‘”. Oltre alla compagna, nel racconto di una vita ci sono anche i figli: “Luca è quello che ha vissuto con me e che sento più mio. Ma il mio primo figlio è stato Davide, nato nel 1986, poi c’è Lorenzo. Successe tutto nel 1985. Ad agosto sono stato con una, la madre di Davide e a settembre con un’altra, la mamma di Lorenzo, due storie diverse. La prima l’avevo vista una sola notte”.

L’autobiografia in uscita nelle librerie seguirà al suo interno una linea tematica più che cronologica: ogni capitolo un tema.

Il terzo per esempio tratta il tema della libertà e c’è spazio per i recenti attacchi all’ex sottosegretario, Carlo Giovanardi: “Chi difende il proibizionismo fa gli interessi della mafia, spezzare il proibizionismo significherebbe sfiancare la mafia. Ma significherebbe anche rompere certi alibi dei benpensanti, come il ministro Giovanardi che è arrivato a dire che il ragazzo Federico Aldrovandi, ucciso a diciotto anni dalla polizia, è morto perché se l’è cercata, visto che era un tossicodipendente”. La libertà è anche quella di parola e il cantautore di Zocca riporta le sue recenti dichiarazioni contro il sito di Nonciclopedia . A ottobre c’era stata la polemica per la presunta diffamazione contro Vasco, che ha portato i responsabili della pagina a oscurare per alcuni giorni il sito: “La libertà di parola è quando tu esprimi la tua opinione e indichi il tuo nome, cognome, indirizzo… con un nome falso, un nickname, non esprimi la tua opinione… spari soltanto cagate, diciamoci la verità, quella non è libertà di parola”.

Nel libro c’è spazio per il Vasco più intimo. Già nel 2008 il Blasco ammetteva: “Sono un’anima in pena, mai contento, mai felice, mai sereno. Mai soddisfatto. Eternamente alla ricerca di qualcosa. Il mio ‘male di vivere’ lo combatto con la musica e le canzoni”. Il capitolo si conclude con una frase di quest’anno, una dichiarazione rilasciata dopo un ricovero a Bologna che lo ha costretto a interrompere un tour in corso per una grave endocardite. “Io sto male, va bene? Avete capito? Basta con l’ipocrisia. Si può dire che sto male o devo sempre stare bene?”.

In diversi punti del libro torna la polemica sulla droga. Su un punto a riguardo il Blasco è chiaro: “L’eroina non bisogna assolutamente nemmeno provarla. È letale, basta una volta o due e non riesci più a uscirne. In cinque o dieci anni sei morto. Con le altre, coca e pasticche, bisogna stare molto attenti. Meglio non prenderle e imparare a divertirsi senza”.

Nell’autobiografia in uscita giovedì c’è anche un capitolo dedicato all’amicizia (non poteva mancare il ricordo di Massimo Riva e di Fabrizio De André), una parte dedicata ai fan (Siete solo voi), una alla politica (E mi ricordo chi voleva al potere la fantasia), una alla “nuova umanità”.

L’ultimo capitolo è dedicato alla sua passione principale: la musica. Ci sono i Rolling Stones preferiti ai Beatles, c’è la storia di Vita spericolata e della esibizione a Sanremo … e di quel microfono lasciato cadere sul palco dell’Ariston come farebbe qualunque rockstar: “Da lì è nato un pezzo del mito”.

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