La Grecia rischia una ”discesa incontrollata che minaccerebbe molti dei successi degli ultimi decenni, portando il Paese fuori dall’area euro”. L’allarme viene dal rapporto 2011 della Banca centrale greca che giudica il nuovo pacchetto di aiuti europei da 130 miliardi l’ultima chance per il Paese. “Abbiamo due obiettivi”, si legge nel rapporto, “generare avanzo e velocizzare la ripresa. La nuova opportunità data alla Grecia è probabilmente l’ultima”, si legge nel rapporto. “Ogni ritardo o slittamento deve essere evitato in tutti i modi possibili”.

Secondo la Banca centrale greca, un anno fa “il debito pubblico poteva essere sostenibile” alla luce degli obiettivi fiscali fissati dal governo Papandreou e degli eventuali miglioramenti sul fronte della competitività. Ma nel frattempo “gli obiettivi sono stati mancati” e per di più registrati “ritardi nell’adozione di riforme strutturali e c’è stato un calo dell’attività economica più forte del previsto”.

Il rapporto arriva in un’altra giornata di tensione sullo spread tra Btp e Bund, mentre le statistiche danno conto del crollo degli ordinativi dell’industria italiana, a meno 9,2%, il dato peggiore in Europa. Dopo la chiusura di ieri a 490, nelle prime contrattazioni di oggi il differenziale tra i titoli decennali italiani e tedeschi ha raggiunto la soglia dei 510 punti, prima di ritornare sotto quota 500 intorno alle dieci e assestarsi a 490. La chiusura si è attestata poi a 482 punti, 8 in meno rispetto a quella di ieri. Tuttavia, il balzo dei tassi sui titoli tedeschi a 10 anni – scatenato dal fallimento dell’asta odierna dei Bund – ha riportato il rendimento dei corrispondenti Btp a un passo dal 7 per cento, per l’esattezza al 6,96% (ieri la chiusura era stata al 6,82).

Stesso andamento – condizionato dalle notizie dalla Germania – per i titoli a 5 anni: il rendimento è balzato dal 6,91 al 7,22 % mentre il tasso di quelli a due anni passa dal 6,98 al 7,12%. A livello europeo il differenziale fra i titoli tedeschi e quelli francesi ha chiuso in calo a 154 punti, così come quello con i Bonos spagnoli a 450 punti. Ma oggi l’allarme più forte riguarda le tensioni sui titoli del Belgio che, in seguito al fallimento di Di Rupo di formare un nuovo governo, ha visto un balzo a 343 punti, dopo avere in giornata superato anche quota 340 (un mese fa lo spread era sotto i 200 punti).

Il differenziale tra il Btp a 2 anni e lo Schatz tedesco viaggia invece sui sui 681 punti, un livello mai toccato dall’introduzione dell’euro. E per la valuta europea si registra un forte calo, sotto quota 1,34 dollari, dopo la deludente asta sui decennali tedeschi A fine giornata la moneta comune chiude a 1,3355 dollari.

Apertura negativa per piazza Affari, che poi affonda nel finale. Il Ftse Mib perde il 2,37% a 13.947 punti e il Ftse All Share il 2,29% a 14.711 punti. Giu i finanziari con Mediobanca (-8,78%), Mediolanum (7,6%) Bpm (-6,06%), Banco Popolare (-4,8%). Alla chiusura, il listino si fissa a meno 2,59% a 13.915 punti. Un risultato determinato dall’insuccesso dell’asta dei bund tedeschi e dai nuovi segnali di contrazione dell’economia cinese causa della debolezza della domanda in Europa e negli Usa. Riguardo ai singoli titoli, vendite a piene mani sul credito con Mediolanum (-7,98%) e Mediobanca (-7,93%). Male anche Bpm (-6,59%), Banco Popolare (-5,34%), Ubi (-4,78%), Mps (-4,45%). Oltre il 3% il calo di Intesa SanPaolo (-3,74%) e Unicredit (-3,57%). Giornata difficile per Mediaset, Fiat (entrambe -5,05%). Chiusura negativa, anche se in misura più contenuta, anche per le altre principali Borse europee.

Intanto i dati sui nuovi ordini industriali nella zona dell’euro sono scoraggianti: calati del 6,4% a settembre rispetto ad agosto, quando avevano registrato un aumento dell’1,4%. Nei 27 paesi della Ue la contrazione in settembre è stata del 2,3%, dopo una diminuzione dello 0,3% in agosto. L’Italia è il paese che registra il calo più alto di ordini: -9,2%.

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